A fare da giudice è stata una curva. Pogacar l’ha presa con troppa foga, è scappata via la bici, un fosso fatto di terra bagnata e Pogacar è inciampato nella bici andando giù.
Mentre Van der Poel filava via l’altro aggiustava la bici e poi prendeva quella di scorta. Van der Poel è sembrato subire all’inizio, un tifoso disgraziato gli ha anche tirato una borraccia addosso, piena e pesante. Ha incassato e ha rilanciato. Pogacar dietro a fare l’elastico allungando e comprimendo secondi fino alla resa definitiva.
Anche per van der Poel c’è stata una foratura, così che non si possa dire che abbia vinto per fortuna. Siamo pari, no?
Finisce così e con un merito che diventa triplo per un tris a Roubaix che affianca l’olandese a Francesco Moser e a insidiare il primato di vittorie assolute di Roger de Vlaeminck e Tom Boonen.
Ganna ha pagato una foratura e un attimo di disattenzione arrivando dietro.

La corsa
I corridori da classiche li riconosci, hanno le biciclette più grande, sembrano pure più pesanti. Per rimanere stabili su quelle pietre ci vuole il fisico adatto e una cattiveria fisica lontana dai fisici quasi evanescenti degli scalatori dei Grandi Giri.
Anche per questo la Parigi Roubaix 2025 inizia in maniera insolita, con Tadej Pogacar, vincitore di Giro d’Italia e Tour de France, ma anche Classiche e in corsa da favorito pure qui.
Partenza ormai tradizionale da Compiegne, sul pavé cittadino che è un biglietto da visita. Poi se ne sarebbe riparlato dopo 95 chilometri. Proprio in quei primi settori di sassi Filippo Ganna ha timbrato con la sfortuna, una foratura che lo ha allontanato dai primi per un bel po’, mentre i compagni di squadra di Pedersen, favorito e Van der Poel, altro favorito, facevano il diavolo a quattro per fargliela pagare cara. Tranquillo Pogacar, lui ha battezzato la ruota di Van der Poel e se n’è sempre stato tranquillo e coperto, senza sobbalzi, a esclusione del pavé.

Non è servita neanche la foresta di Aremberg per scatenare la guerra, è partita prima. Pedersen ha acceso la miccia, ha rilanciato Pogacar, poi Van der Poel davanti: schiaffi sparsi tanto per fare tanta selezione e prendere impreparato Filippo Ganna che forse ha pure ragione a non aspettarselo, ma con questi fenomeni ormai cosa ci può essere mai di probabile a superare l’improbabile.
Meglio stare davanti.
Mentre Pogacar spara dentro la foresta, ma intanto sta davanti, è Van der Poel che fa allunghi dolorosi per le gambe degli altri. La vittima sull’altare di Aremberg è Van Aert che non riesce a rispondere ad accelerazioni che imbastiscono le gambe. A 85 chilometri dall’arrivo, con Van der Poel che frusta i forzati della Roubaix restano Pedersen, Pogacar, il sorprendente Bissegger e Philipsen, compagno di VdP. Corsa finita per tutti gli altri e non è certo per noia.
Due protagonisti
Non hanno resistito molto tutti insieme. È stato ancora Pogacar a menare sul pavé lasciando tutti e pure la sfortuna di Pedersen che fora proprio nel momento sbagliato. Van der Poel è rientrato sulll’iride con una colpo di gas pazzesco che gli ha permesso di rientrare quasi facilmente salvo aspettare Philipsen, compagno di squadra che però, sul più bello, scoppia dopo l’ennesima scaramuccia tra Van der Poel e Pogacar. Avesse atteso un po’, Van der Poel avrebbe tenuto con sé un po’ di più il compagno.
Si finisce con una sfida a due, prima vicini, poi a distanza dopo una curva disgraziata fatta a mille all’ora da Pogacar. Da qui in poi per Pogacar è diventata una processione di fatica e nervosismo. Una sparata subito per cercare di rientrare, poi la fatica e un’altra bicicletta da cambiare, una croce sopra alla sua prima Roubaix, comunque secondo, e scusate se è poco.
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