7 feb 2021 – C’è poco da fare, il ciclista in bicicletta, in termini assoluti, non è propriamente aerodinamico. È per questo motivo che i corridori, quando la velocità si fa alta, cercano di assumere posizioni più filanti e penetranti all’aria che, quanto più si va veloci, tanto più diventa un muro contro l’avanzamento del ciclista.
Dopo l’annuncio dell’UCI di voler vietare la posizione con il ciclista seduto sul tubo superiore della bicicletta e il corpo rannicchiato sul manubrio, il professor Bert Blocken, dell’Università di Eindhoven ha pubblicato uno studio molto interessante che tiene conto di diverse posizioni di ciclisti valutandone la resa aerodinamica.
Il prof. Blocken è una vecchia conoscenza del ciclismo. Collabora con squadre professionistiche ed ha elaborato diversi modelli aerodinamici che spesso hanno portato a risultati molto interessanti o, quantomeno, curiosi visto che hanno messo in evidenza diverse situazioni in cui l’aerodinamica è sottovalutata nel ciclismo moderno.
L’attenzione del prof. Blocken era già stata attirata sulla posizione in discesa che va per la maggiore (anzi, è andata per la maggiore fino ad ora) da parte dei corridori. Egli stesso si è detto sorpreso della decisione dell’UCI visto che questa non ha portato a incidenti gravi.
Ma come conviene affrontare le discese in bicicletta se si vuole andare più forte possibile e si percorre un tratto di strada con pendenza importante e senza curve?
Quanto incide l’aerodinamica
«A 54 chilometri orari – spiega Blocken – la resistenza aerodinamica equivale al 90 per cento della resistenza totale e i corridori, nelle discese più veloci, sono soliti assumere posizioni anche molto diverse tra loro, segno che non c’è una conoscenza aerodinamica precisa che faccia propendere verso l’una o l’altra posizione».
Al differenza di posizione è data anche dalla necessità di avere o meno capacità di pedalare ugualmente quando si cerca la maggiore linea aerodinamica.
Lo studio fatto all’università di Eindhoven ha preso in considerazione 15 diverse posizioni aerodinamica basandosi su un modello elaborato dalla struttura fisica di un solo ciclista, così da evitare differenze dovute proprio alle caratteristiche fisiche di due atleti differenti.
Più veloce
La posizione in sella più veloce è quella che nello studio è stata classificata come “top tube 4”, cioè con il ciclista appoggiato sul tubo superiore e il bacino a contatto col reggisella. Il busto sul manubrio e la testa sufficientemente bassa.
Più lenta
La posizione più lenta, come logico aspettarsi, è quella classica con il ciclista seduto sulla sella e la schiena in posizione più rilassata.
E Froome?
Quella che lo stesso prof. Blocken definisce “posizione Froome” non è più vantaggiosa rispetto ad altre posizioni prese in esame. Anzi, spiega Blocken numeri alla mano, ci sono sei posizioni che risultano più efficaci e qualcuna decisamentemeno pericolosa.
Inoltre vanno considerati anche altri fattori che non quello puramente aerodinamico della posizione. Ad esempio la capacità di guida e della pedalata. Nel ciclismo la storia dei discesisti è costellata di nomi che, pure non assumendo posizioni particolarmente aerodinamiche riuscivano (e riescono) a fare la differenza per la capacità di guida e di intuire le curve meglio degli altri riuscendo a portare la bicicletta al limite senza cadere. Vale la pena ricordare come le posizioni più estreme siano posture che possono essere utilizzate solo in alcune discese senza curve, abbastanza rare rispetto al resto delle strade disponibili.
Il risultato, insomma, appare abbastanza chiaro anche se va tenuto conto come, per ammissione della stessa ricerca, sia considerato in condizioni ideali, senza componenti di vento da qualsiasi direzione che potrebbero influire sul rendimento del momento (e anche sulla sicurezza, ovviamente) e con un modello di ciclista fermo in posizione e anche ruote senza movimento (sebbene lo stesso Blocken dichiari come, dai risultati di altre prove, questa differenza è stata rilevata ininfluente ai fini di questa ricerca).
Interessante anche l’analisi della posizione “Superman” di cui avevamo parlato qui e che, certamente, risulta decisamente poco utilizzabile anche se molto efficace.
Interessante anche l’analisi delle differenze di casco più o meno aerodinamico. Ricordate i modelli molto affusolati? Ovviamente nel test risultano più efficaci, ma sono stati abbandonati perché nelle condizioni reali la situazione si dimostrava diversa. Ne avevamo già parlato in questo articolo.
Per chi volesse approfondire le informazioni nel dettaglio della ricerca di Blocken può trovare tutte le informazioni a questo link.
Redazione Cyclinside