Le discese di ieri, sebbene facili e prive di grandi spunti tecnici eccetto la difficoltà creata dalla situazione meteo, hanno parlato ed hanno detto molto.
La prima cosa che hanno detto è che Pogacar è molto intelligente. Lo Sloveno sembrava una Formula 1 in una gara di kart. Ha dato distacchi incredibili in salita. La differenza di velocità si vedeva a occhio nudo. Ha il Tour in tasca. Lo ha capito. È sceso piano, si è fatto riprendere da quelli dietro. Ha perso il podio di tappa, ma ha ipotecato il Tour. Non è facile gestire così freddamente una discesa quando vedi la vittoria a portata di mano dopo che hai perso lucidità nello sforzo di due salite a tutta.
La seconda cosa che ci fanno capire le discese di ieri è che Michael Woods può sempre metterci tutto il suo grande cuore, ma già è difficile vincere, se poi fai le curve quadrate in discesa, la cosa si complica ulteriormente. Difficile quantificare quanto abbia perso in discesa. Non avrebbe vinto lo stesso. Ma è palese che ci sono dei problemi: non sa come posizionare i piedi in curva, non sa dove direzionare il busto o spostare il peso. È in evidente difficoltà, e questo non si traduce solo in tempo perso, ma anche in energie non recuperate. In una tappa come quella di ieri era importante tirare il fiato in discesa: la Colombiere iniziava alla fine della discesa del Romme. Se Woods non riesce a curare questo aspetto, partirà sempre svantaggiato su questo tipo di percorsi.
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Teuns si doveva risparmiare quel brutto dritto al tornante. Ha rischiato di buttare via una vittoria che vale una carriera. La discesa della Colombiere, malgrado le apparenze, è facile e fa poca differenza. Le curve sono sempre semplici e mai doppie, e non si riesce ad arrivarci a grande velocità semplicemente perché manca la pendenza. La velocità acquisita sui rettilinei è di 70/75 km/h al massimo e le curve non sono così strette da imporre grandi frenate. Per perdere 15” su questo tipo di discesa bisogna andare veramente piano. Semplicemente avendo dietro uno di classifica, Teuns avrebbe potuto respirare un attimo per dare tutto nell’ultimo km di salita. Ma appunto è difficile essere in testa al Tour e valutare a mente fredda. Meno male che il dritto non si è trasformato in scivolata, altrimenti si sarebbe mangiato le mani tutta la vita.
4 lug 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside – Stefano Boggia
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