25 lug 2019 – Alessandra Cappellotto, vicepresidente dell’ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) ci ha detto la sua sulla questione sollevata da alcuni corridori (e che ha fatto eco soprattutto per la lamentela di Peter Sagan) del gran caldo al Tour de France.
I corridori, in qualche modo, si sono sentiti poco tutelati di fronte a una situazione considerata di pericolo per le condizioni meteo estreme che si sono verificate al Tour qualche giorno fa e che potrebbero ripetersi in questi giorni.
Abbiamo incontrato Alessandra Cappellotto in occasione della presentazione dell’abbigliamento GSG di Simone Fraccaro, dove ha partecipato per amicizia (insieme a Francesco Moser).
Come rappresentante dell’associazione italiana lavora a stretto contatto anche con Gianni Bugno, presidente CPA e ci ha detto la sua:
«In realtà è stato già fatto qualcosa – ci ha spiegato – nella tappa del caldo estremo è stata lasciata ai corridori la possibilità di rifornirsi presso le proprie ammiraglie oltre i limiti normalmente imposti dal regolamento.
«Inoltre – ha proseguito l’ex atleta – la giuria ha accordato di calcolare il tempo massimo non sul primo concorrente al traguardo, ma sul gruppo più numeroso».
Questo ha dato la possibilità a molti atleti di arrivare al traguardo anche con ritardi pesanti senza essere messi fuori corsa.
Le condizioni di corsa, visto il caldo, non sono certo ideali, d’altra parte è anche impensabile – come qualcuno aveva suggerito – spostare l’orario di partenza delle tappe: si metterebbe in crisi l’organizzazione e non si possono prevedere con il giusto anticipo le giornate di caldo estremo.
«In occasione dei Grandi Giri c’è una chat tra i rappresentanti dei corridori, in genere uno per ogni squadra, dove le questioni vengono discusse rapidamente e, come vedi, le decisioni arrivano anche velocemente».
Ha concluso Alessandra.
GR