18 gen 2013 – Il piglio non dev’essere cambiato poi tanto da quando correva in automobile. Alessandro “Alex” Zanardi lo abbiamo trovato a Montichiari, al velodromo, a fare alcuni test tecnici sulla sua bicicletta.
Diciamolo subito: la sua bicicletta è un pezzo unico fatto per adattarsi alle sue caratteristiche fisiche e, in questo caso più che mai, si tratta davvero di qualcosa di personalizzato e per la la parte in fibra di carbonio, dove poggia Zanardi, il progetto è stato realizzato dalla Dallara.
Poi c’è un sistema di trasmissione a guarnitura singola e con un cambio posteriore di tipo tradizionale. Niente doppia moltiplica: «Era scomoda – ci ha spiegato Zanardi – perché non ci sarebbe spazio per il deragliatore e quando l’avevo montata, alla fine, dovevo cambiare spostando la catena con le mani». Chissà, forse potrebbe tornargli utile il vecchio sistema utilizzato dal cambio Vittoria Margherita, ottimizzandolo un po’. Lì serviva per agire sui pignoni, ma qui si potrebbe traslare al deragliatore… Però dipende anche dai percorsi. Intanto si può agire sul pacco pignoni, che Zanardi cambia a seconda degli impegni che deve affrontare. E poi c’è la corona.
È proprio sulla corona che Zanardi sta lavorando sperimentandone una speciale elaborata da una sua idea. Si tratta di una corona disassata che permette di aumentare il braccio della potenza nella fase di spinta e riducendolo al momento del richiamo.
«Qui monto una corona da 53 denti – continua Zanardi – ma in fase di spinta è come se fosse un 56, mentre al richiamo diventa da 50»
E durante i suoi test, Zanardi, che per l’occasione è stato ammesso a girare in un velodromo, ha potuto verificare l’efficacia tramite il sistema SRM e sotto gli occhi attenti dello stesso fondatore di SRM: Uli Schoberer che verificava gli strumenti dei tre atleti (con Zanardi erano a fare prove anche Fabrizio Macchi e Vittorio Podestà).
Utlizzando una bicicletta con ruota fissa, e quindi non dotata di cambio, Macchi non ha potuto provare in questa sede la guarnitura disassata perché, proprio per come è fatta, prevede un allungamento e accorciamento continuo e ritmico della catena.
Ma non c’era solo la corona speciale da provare per Zanardi. Lo abbiamo visto confabulare con due tecnici, poi giù a mettere qualcosa sulla catena e a farla girare, di che si trattava?
«Abbiamo applicato un olio che produciamo già per il mercato automobilistico – spiegava Liviu Militaru di Metabond Italia, l’azienda che ha proposto il prodotto ai tre atleti in prova – più che di un olio si tratta di un vero e proprio trattamento che, nei motori, migliora la scorrevolezza tra le parti perché, quando si produce calore, permette di rendere più lisce anche le parti nuove e naturalmente aiuta a migliorare il rendimento di quelle usurate. In sostanza: riduce l’attrito e le dispersioni di energie».
I test portati avanti misurando velocità e potenza da Zanardi ma anche da Vittorio Podestà hanno dato risultati molto interessanti.
«I risultati ottenuti con Podestà – continuano i tecnici di Metabond – sono stati anche più eclatanti perché abbiamo messo il nostro prodotto su una catena usurata e senza pulirla prima. Con Zanardi il miglioramento, che pure si è notato, è stato inferiore perché probabilmente sono rimasti residui di solvente utilizzato nella pulizia della catena che hanno diluito il prodotto riducendone l’efficacia».
I test, misurati con protocollo scientifico, hanno infatti dato addirittura un risultato tre volte migliore per Podestà rispetto alla handbike di Zanardi (che pure ha notato una differenza di un secondo a chilometro.
Non poco quindi ed una risposta piuttosto netta ai dubbi sugli attriti della catena. Evidentemente sono molti e rendere più efficace l’organo di trasmissione della bicicletta può essere un bel passo in avanti per il rendimento. Con il trattamento metabond, poi, sono stati lavorati anche i cuscinetti della bicicletta di Zanardi e il movimento centrale. Le prove portate, anche al microscopio elettronico sull’effetto sul metallo, sono molto interessanti.
«Inoltre – proseguono da Metabond – se pure si provvede a pulire la catena, il trattamento non perde di efficacia, perché una volta che ha agito sul metallo il miglioramento è permanente. Non è solo un lubrificante».
Visti gli effetti, e provati anche dal punto di vista pratico, dati alla mano, c’è da scommettere che l’interesse di questo prodotto possa allargarsi notevolmente nel ciclismo.
Per farci un’idea dei costi, il flacone da 250 ml si aggira attorno ai 70 euro, ma non è tanto, la quantità di prodotto contenuta permette di effettuare il trattamento per quasi cinque anni sulla catena (rispettando i quantitativi e le tempistiche del produttore).
Per chi volesse approfondire le informazioni ecco il sito di Metabond Italia: www.metabonditalia.it e sul blog dell’azienda: http://metabonditalia.blogspot.it/
Alex Zanardi spiega le sue impressioni su Metabond.
La prova di Zanardi
Vittorio Podestà con il trattamento Metabond
L’applicazione sulla bicicletta di Fabrizio Macchi
Redazione Cyclinside