di Maurizio Coccia
Come alleggerire una bicicletta? In questo articolo raccontiamo alcune vie per la “cura dimagrante” di una specialissima che già nasce come bicicletta di vertice. Diventa un esercizio di stile, allora, che può essere un suggerimento per chi volesse farsi un regalo.
La valutazione generale di una bicicletta può essere altamente distorta quando si assume come principale parametro di stima il rapporto del peso totale con il prezzo. Questo, invece, è quel che sono portati a pensare in tanti, in particolare chi avvicina il segmento di alta o altissima gamma, che naturalmente è quello da cui più è lecito aspettarsi un contenimento importante del peso totale. Sì, è vero: se per una bici completa oggi vai a spendere cifre che superano i sette, ottomila euro, è frequente aspettarsi un peso totale al di sotto dei sette chili. Questo almeno è quel che accade se si va a curiosare nel peso totale di tante top-bike dei marchi più famosi del panorama internazionale.
Qualche esempio? 6.71 chili per la Pinarello Dogma F12 (taglia 54, gruppo Dura-Ace Di2 e ruote Fulcrum Speed40), 6.68 chili per La Trek Emonda SLR 9 Disc (taglia 56, gruppo Sram Red eTap, ruote Bontrager Aeolus XXX2), 6.90 chili per la Scott Addict RC Ultimate (gruppo Sram Red eTap, ruote Zipp 202 NSW Disc), 6.58 chili per la Specialized S-Works Tarmac (taglia 56, gruppo Shimano Dura-Ace, ruote Roval CLX 50 Disc) e addirittura 6 chili per la Canyon Ultimate CF Evo Disc 10.0 SL (gruppo Sram Red eTap e ruote DT Swiss PRC 1100 DICUT).
I pesi menzionati sono riferiti alla bici “senza pedali”, certo, ma comunque si tratta di dati di leggerezza notevoli, rispetto ai quali stride un po’ il dato di una top bike che abbiamo avuto di provare in un recente passato, un’altra bici di uno tra i più blasonati produttori mondiali, che non a caso da anni equipaggia un team professionistico. Alla prova della nostra bilancia elettronica la Cannondale Supersix Evo Hi-Mod che il marchio americano ha introdotto sul mercato la scorsa estate (e che Cyclinside aveva già provato qui ) ha fermato l’ago a 7,15 Kg (in taglia 51, con gruppo Shimano Dura-Ace Di2 e ruote HollowGram 45 SL KNØT). Nel confronto con le altre bici prima menzionate viene da pensare che sia un po’ troppo per una bici che di listino è in vendita al prezzo importante di 10.499 euro. No?
Leggerezza, non più un’ossessione
Torniamo un attimo alle bici superlight prima menzionate: abbiamo elencato non a caso delle versioni allestite dai relativi costruttori con l’obiettivo deliberato di limitare il peso. Questo significa, che nella collezione prodotto di quel marchio, troverete quegli stessi modelli configurati anche in versione più “aero” e meno “light”, ovvero montati con componentistica che bada più alla penetrazione all’aria e meno alla riduzione di peso. Di conseguenza il peso totale sarà leggermente più elevato. Saranno sempre bici di altissima gamma, per carità, ma probabilmente l’utilizzo di componentistica differente aumenterà di almeno tre, quattro etti il peso complessivo, valicando facilmente il “tetto” dei sette chili.
Tradotto in pratica: una disamina completa delle bici di altissima gamma attualmente sul mercato dimostrerà che oggi non è facile trovare bici di serie al di sotto dei sette chili, e questo proprio perché l’offerta generale dei costruttori attuali è più ricca nel settore “aero” piuttosto che in quello “superleggere”. A poco serve una bici piuma se la ricerca ossessiva della leggerezza va a compromettere quelle caratteristiche che su un mezzo destinato alla competizione(come non può non essere una bici di alta gamma) risultano basilari: ci riferiamo alla rigidità e in seconda istanza alla penetrazione all’aria, ossia a prerogative che molto spesso procedono di pari passo su una bici da corsa. In questo senso la direzione che ha intrapreso Cannondale da un paio di anni a questa parte è esemplare. Ancora prima della SuperSix, nel 2018 il costruttore a stelle e strisce ha introdotto sul mercato la SystemSix, una bici che ha dimostrato con i numeri (ma soprattutto con i fatti dei tanti professionisti che l’hanno scelta) quanto la rigidità e la capacità di fendere il vento siano i requisiti principali per un mezzo “racing”. Noi di Cyclinside quel modello lo avevamo testato qui, dove appunto si spiegava in maniera chiara come una bici aero come questa produce un risparmio di watt nella maggior parte delle situazioni tecniche e di percorso nelle quali si può imbattere un corridore di una grande corsa a tappe come ad esempio il Tour de France.
La SystemSix risulta vantaggiosa in pianura, nei tratti saliscendi, risulta vantaggiosa in discesa e addirittura risulta vantaggiosa in salita, o almeno su salite con pendenza fino al 6 per cento (che a pensarci bene rappresentano la tipologia di ascesa prevalente in una grande corsa a tappe). Vantaggi del genere sono merito non solo delle forme filanti del telai, ma più che altro derivano dall’interazione stretta tra il telaio e la componentistica – in gran parte dedicata – con cui viene proposto di serie quel modello.
Un anno dopo, e siamo appunto nell’estate del 2019, questo criterio è stato declinato anche sulla SuperSix Evo Hi-Mod cui ci riferiamo. Il carattere di questa bici è meno espressamente “aero”, ma anche in questo caso il design delle ruote è progettato per fornire i migliori risultati prestazionali quando accoppiate alle forme specifiche che hanno telaio e forcella, e ci riferiamo sia a risultati aerodinamici, sia di rigidità laterale, sia di assorbimento delle vibrazioni e non da ultimi ottimi risultati anche al punto di vista estetico.
La stessa ratio ispira il set di guida (manubrio + attacco) chiamato Hollowgram System Bar, anche questo realizzato su specifica per il telaio ed anche questo efficiente soprattutto quando accoppiato al telaio nativo per cui è stato progettato.
È assolutamente possibile risparmiare peso modificando l’allestimento di serie della SuperSix Evo HM che abbiamo testato (e nello spazio che segue ipotizziamo una possibile “cura dimagrante”), ma procedendo in tal senso la bici perderebbe gran parte delle qualità per cui è stata progettata, prima tra tutte la rigidità laterale, che invece su una bici che nasce prima di tutto per i professionisti rappresenta il principale dei parametri cui guardare. Sì, perché bici leggera ma non altrettanto rigida significa perdita di preziosi watt erogati durante la pedalata, significa difficoltà di conduzione ad alte velocità e ancora significa assoluta inadeguatezza per affrontare le volate. Nell’economia di un utilizzo di livello professionistico di una bici da corsa handicap di questo tipo sono di gran lunga maggiori dei soli due vantaggi che, in senso assoluto, la leggerezza estrema produce su una bicicletta: ci riferiamo al beneficio su salite molto ripide (ovvero superiori al 6, 7 per cento di pendenza) e alla maggiore facilità di reagire a una variazione di ritmo/accelerazione imposta dal corridore. Tutto questo senza neanche considerare la spesa importante che si dovrebbe affrontare per l’eventuale “cura dimagrante” di una bici di questo tipo e questo livello.
SuperSix Evo Hi-Mod, una “cura dimagrante” di oltre sei etti
Da 7.150 a 6.532 grammi per la bici “intera” (priva di pedali): il peso che abbiamo ottenuto è ben al di sotto dei 6.8 chili di peso limite che l’Uci impone ai corridori. Per dimostrare che la SuperSix Evo Hi-Mod abbia tutto in regola per diventare una bici superlight ci siamo divertiti a ipotizzare un alleggerimento estremo dell’allestimento previsto di serie, sul quale i punti immodificabili sono telaio, forcella e reggisella. Per la misura 51 cm da noi testata queste componenti hanno un peso dichiarato rispettivamente di 831, 370 e 162 grammi. Approfittiamo dell’occasione per ricordarlo: sulla piattaforma SuperSix Evo il peso di ogni taglia è diverso dall’altra non solo e non tanto per i dimensionamenti diversi tra una misura e l’altra, ma più che altro per i differenti spessori che variano a seconda della taglia, secondo una logica tesa ad assicurare ala bici intera le identiche caratteristiche di robustezza a prescindere dalla misura considerata.
Se tolgo le ruote alto profilo
Sostituendo le alto profilo HollowGram 45 SL KNØT con ruote da scalatore puro come ad esempio potrebbero essere le Lightweight Meileinstein Evo T24Disc si potrebbero risparmiare 160 grammi la coppia, se si considerano i 1540 grammi per la coppia nuda delle HollowGram e i 1380 di delle Lightweight. Sicuramente diversa sarà però il feeling e le caratteristiche generali ottenute, se si considera che le Meileinstein sono ruote con profilo del cerchio ed architettura dei raggi tutte diverse rispetto alle HollowGram in oggetto.
Se monto i tubeless
Degna di nota, e sicuramente molto valida sia dal punto di vista funzionale, sia della potenziale spesa da affrontare, potrebbe invece essere la sostituzione delle coperture di tipo copertoncino con cui la SuperSix esce di serie con delle coperture tubeless, per il quale il cerchio tubeless ready delle ruote HollowGram è predisposto. In questo caso, ipotizzando di sostituire i copertoncini di serie Vittoria Corsa Grafene da 25 mm con delle Schwalbe Pro One Tubeless Easy da 25 mm il risparmio totale sdarebbe di circa 130/140 grammi, imputato essenzialmente all’abolizione delle camera d’aria (al netto del liquido sigillante necessario).
Opzione meccanica: più leggera?
Solo 44 sono invece i grammi che si risparmiano se si decide si utilizzare un gruppo trasmissione Shimano Dura-Ace di tipo meccanico e non elettronico come su questa versione Di2 montata in questo. La differenza ponderale tra gruppo meccanico e elettronico tra l’altro si azzera se si considera un gruppo nella sua interezza, ossia comprensivo di cablaggi, che nel caso dei reparti elettronici incidono molto meno sul peso complessivo.
Se la potenza non serve
Più marcato il risparmio di peso se si decide di privare la guarnitura di serie del rilevatore di potenza Power2Max, che la pedaliera Cannondale HollowGram integra nello spider portacorone. Sostituendo quest’utlimo con il blocco “spider + corone” della Cannondale Hollowgram SISL2 il risparmio di peso sarebbe di circa 100 grammi.
Con un set di guida Superlight
La SuperSix Evo Hi-Mod monta di serie dei componenti di guida che sarebbe corretto definire semi-integrati: attacco e curva sembrano infatti un pezzo unico ma sono in realtà avulsi, infatti progettati in maniera complementare, l’uno è esclusivo rispetto all’altro, per ottenere il massimo delle qualità sia in senso aerodinamico, sia funzionale (è possibile regolare l’inclinazione della “curva”), sia ergonomica (nonostante le fattezze schiacciate la piega garantisce un’impugnatura comoda) e infine in senso estetico (sugli allestimenti elettronici i cablaggi sono tutti integrati e il set di guida si coniuga perfettamente con il design della zona sterzo). Insomma, esattamente come detto per le ruote, sostituire curva e attacco di serie con degli articoli di after-market, avrebbe poco senso, anche se questi fossero di poco più leggeri. Questo è invece quel che ha fatto il team EF Pro Cycling, che per necessità di sponsor ha rimpiazzato il manubrio semi-integrato di serie con un vero integrato Vision 5D: un componente sicuramente molto valido, rigido e leggerissimo (400 grammi, che guadagna circa un etto rispetto al semi-integrato HollowGram System Bar), ma che è figlio di un progetto aerodinamico non condotto assieme al telaio di cui stiamo parlando.
Con una sella “piuma”
In questo esercizio forzoso di riduzione del peso un componente su cui si potrebbe guadagnare qualche cosa è anche la sella. Di sicuro non è facile scendere sotto i 160 grammi di una sella già di per sé superlight come è la Prologo Dimension Nack NDR. Per farlo occorre allora entrare nell’ambito delle selle “piuma”, ad esempio una Selle Italia SLR C59, lei e i suoi 60 grammi circa, con i quali si potrebbe risparmiare un etto esatto.
Se monto un disco più piccolo
Maniacale potrebbe essere anche risparmiare 18 grammi sostituendo il rotore anteriore da 160 mm con il più piccolo “140”, che pesa 100 grammi. A fronte di meno di venti grammi risparmiati, cambierebbe però il feeling nella frenata. Non per caso l’adozione di rotori differenziati (140 dietro, 160 davanti) è giudicata dalla maggior parte dei costruttori la soluzione migliore per affrontare il più ampio spettro di esigenze di decelerazione che fanno al caso del ciclismo stradistico e che si adattano ad utilizzatori di peso differente.
Cannondale SuperSix Evo Hi-Mod Dura Ace Di2, come risparmiare oltre sei etti
- Sella Selle Italia SLR C59: – 100 grammi
- Manubrio integrato Vision 5D: -100 grammi
- Guarnitura Hollowgram SISL2: – 100 grammi
- Coperture Scwhalbe Pro One Tubeless Easy 25 mm: -140 grammi
- Ruote a medio profilo Lightweight Meilenstein T24 Disc: -160 grammi
- Rotore ant. Shimano Dura-Ace da 140 mm: -18 grammi
- Risparmio Totale: -618 grammi
Ulteriori informazioni: https://www.cannondale.com/it-it
17 apr 2020 – Riproduzione riservata – Cyclinside