12 gen 2018 – La maglia che Fabio Aru ha sfoggiato alla presentazione in Gazzetta dello Sport (nella foto di apertura insieme a Ernesto Colnago, che fornisce le biciclette al Team UAE) è decisamente più tricolore rispetto alla prima che avevamo visto quando il corridore sardo si era fatto vedere con i colori della nuova squadra.
Hanno tirato tutti un sospiro di sollievo che quel tricolore, nascosto in basso com’era nella prima versione, era davvero sacrificato e tendente a sparire una volta assunta la posizione in bicicletta.
Però, signori, non va ancora bene. Non va bene per niente, perché la maglia del Campione Italiano è altra cosa. E non lo diciamo perché siamo schizzinosi, ma perché il regolamento della FCI, riconosciuto dall’Unione Ciclistica Internazionale, dice altro.
Ecco come dovrebbe essere la maglia di Fabio Aru:
Tra l’altro manca anche il logo della nostra FCI che non sembra farsi molto rispettare visto che non ci risultano deroghe sui colori della maglia del nostro Campione Italiano.
Meglio di prima, certo, ma ci piaceva molto di più quella maglia che Fabio ha portato orgogliosamente al Tour esaltandola pure. Una maglia facile da riconoscere come quella della Francia, che non ci pensa proprio a sacrificarla rispetto alle logiche di squadra.
Una maglia, quella di Campione Italiano, che ha una tradizione di campioni e di vittorie importanti e che è diventata parte della storia del ciclismo mondiale e che chi ha cultura ciclistica dovrebbe saper spiegare anche allo sponsor più lontano culturalmente: con quei colori un marchio si esalta. Anzi, si esalterebbe. Perché così si continuerà a guardarla, in tutto il mondo, pensando: peccato.
GR