14 dic 2017 – Quando ieri abbiamo titolato “tragedia” sapevamo che avremmo attirato qualche critica. È un termine forte e non è morto nessuno, ci mancherebbe. È un termine forte, però, perché il danno di immagine del ciclismo è davvero “tragico”. Uno sport che cerca di pulirsi la faccia di fronte a troppi scandali del passato (sul perché potremmo discuterne per anni) non può permettersi scivoloni da parte degli uomini di punta.
“In fondo è solo Ventolin, e Froome è uno che soffre di asma sin da piccolo”: questa è stata una delle attenuanti più lette da parte di chi cerca di salvare il salvabile riportando le cose alla realtà. Sì, perché in effetti, non è stato trovato “drogato” di chissà che sostanza, ma solo positivo a un prodotto che è autorizzato a usare regolarmente per la propria patologia. Problema che si è acuito proprio alla Vuelta, come ha spiegato lo stesso Froome sulla pagine ufficiale del Team Sky, quando, in accordo col medico sociale, si è deciso di aumentare le dosi rimanendo pur sempre nei limiti di legge.
>>> Il comunicato UCI e la spiegazione di Froome
Sul resto ci sarà ancora da scrivere molto. La spiegazione data dalla Sky sui motivi della concentrazione del prodotto in quella tappa (e solo in quella, va detto: Froome in quanto leader di classifica è stato controllato giornalmente). Per approfondire potete, comunque, leggere il comunicato nel link sopra riportato.
Però qualcuno si chiede pure: ma l’asma e il ciclismo sono compatibili e al punto da poter essere addirittura campioni?
Qui il discorso si fa delicato e certo non si deve generalizzare. Ogni caso è a sé. E pure su questo leggeremo ancora tanto, non c’è che dire.
Però ci piace riportare un appunto di Giancarlo Brocci, patron dell’Eroica e anche medico (per ci di certe cose parla con ragione di causa), ma anche promotore di un ciclismo di valore che può essere molto moderno. Non a caso è stato l’inventore del “Giro Bio”, una formula di Giro d’Italia rivolto ai dilettanti che aveva grandi numeri e modernità. E proprio per questo probabilmente non è stato capito fino in fondo. Ecco cosa scrive Brocci a riflessione sulla vicenda:
È stata la prima news della mattina quella di Froome positivo. Potrei provare a dire che prima di Petacchi il limite era a 600 ng, poi alzato a 1000 proprio, pare, per togliere il dubbio che la positività derivasse da inalazione esagerata (Ventolin). A 2000, al doppio, l’idea è che vi si possa arrivare solo con un’ introduzione della sostanza per altra via e con altro scopo che l’asma.
Ma qui finiscono le mie modeste considerazioni “mediche”.
Non so che succederà col caso del corridore più importante di questo ciclismo, magari troveranno il modo di essere più clementi che con altri.
Però colgo l’occasione per ridire ciò in cui credo e mi sono speso; questo tipo di ciclismo e di ciclisti, dove tutti son là a lavorare (ed a lucrare tanto) al limite, subito dietro, girandovi attorno, a proporci un atleta anoressico, capace di un solo giro, di un solo momento, magari una sola estate tipo Wiggins, a me semplicemente non piace. L’ho detto per i non distacchi sulle grandi salite, per il fatto che preparazioni appena sotto il passaporto biologico portano anche tanti gregari a reggere il fronte, per la constatazione che sono di fatto estinti i corridori capaci di vincere corse a tappe e classiche, di correre da primavera ad autunno.
Chiudo con un ricordo dedicato ad una piccola corrente di pensiero che vede il ricorso al farmaco come risposta “indotta” agli sforzi esagerati richiesti ai ciclisti. Il belga Lucien Buysse vinse il Tour de France 1926, dopo il bis di Bottecchia; fu il più lungo, 5745 km, 17 tappe, 4 sopra i 400 km, 9 sopra i 300. Magari non era un campionissimo, fece 24,063 di media finale, lasciò il secondo (Frantz, un campione) a 1 ora e 22′.
E’ morto a 88 anni; ed allora erano vecchi da giovani. E i ciclisti stavano giustamente nell’Olimpo degli eroi popolari!
Una riflessione ampia sul ciclismo. E poi un appunto che certo fa pensare nei commenti che intanto si susseguivano. Prosegue Brocci:
«Al mio primo Giro Bio, 2009, 168 iscritti, 163 partenti (4 non ammessi per valori anomali) 146 certificazioni mediche per asma e affini».
Insomma, ogni caso è a sé e non si scappa, ma una tale percentuale di asmatici nel ciclismo, anche alla partenza di una corsa che si svolge in un momento particolare per la presenza di pollini che possono dare problemi a molti, è certo un punto interrogativo che attende qualche risposta.
Guido P. Rubino
Mi dispiace si rovina tutto per numerini che possono essere alterati.l’ematocrito di Pantani fa storia.se ti vogliono distruggere lo fanno.
Concordo pienamente con quanto detto sopra. Sono un modesto ciclista amatoriale asmatico per via di molteplici allergie, tra cui pollini, acari etc
Vi assicuro che la terapia di prima scelta non è il solbutamolo!! Si ricorre a tale farmaco solo in caso di bisogno e di urgenza. Esistono gli antistaminici, gli antileucotrienici ma evidentemente non aiutano i ciclisti. Poi che il 90% dei prof sia asmatico …non so.