Quando si tornerà alla normalità del mercato, alla disponibilità di biciclette nei negozi senza attese che, tutt’ora, sono snervanti e infinite?
Nel 2024, per i più pessimisti nel 2025.
Ecco, segnatevi queste date: è quanto dichiarato, mediamente, dalle aziende che erano presenti all’Italian Bike Festival di Rimini e da diverse altre che abbiamo contattato direttamente.
Prima? Non si può, il mercato funziona così e non c’è modo di frenare una nave che sta entrando in porto troppo velocemente. Si va verso il disastro ed è quello che, economicamente, stiamo subendo pure in una situazione fortunata: le biciclette mancano principalmente perché la domanda è elevata e le difficoltà di produzione sono “solo” la seconda componente del problema, ma quella su cui tocca lavorare e su cui stanno correndo le polemiche e le lamentele.
Manca di tutto: dai telai ai componenti (soprattutto) ma anche le gomme, gli accessori. Tutto quel che viene prodotto in Oriente è in crisi: fabbriche in affanno per mancanza di dipendenti al lavoro a caua di problemi di trasporto. Problemi di trasporto che fanno arrivare i container nei porti col contagocce. Bastimenti (sì, li abbiamo chiamati così!) che partono a rilento, prezzi dei container lievitati (tanto più se non partono completamente pieni).
La pandemia, insomma, sta portandosi dietro un’onda lunga di disagi che il mercato globale assorbirà inevitabilmente in un periodo non breve.
Tra le aziende che sono intervenute mettendoci la faccia (e già per questo meritano un plauso) c’è Scott. A Rimini ha riunito giornalisti e operatori di settore (e il pubblico che voleva partecipare) per dire le cose chiaramente e spiegare una situazione che a volte degenera nel rapporto di fiducia col cliente finale che si sente tradito dal negozio di fiducia che, a sua volta, si sente lasciato solo dall’azienda con cui ha un rapporto di lavoro stretto.
«Innanzitutto – ha esordito Donatella Suardi, General Manager di Scott Italia – dobbiamo partire dai numeri imprevisti che sono stati una fortuna per il mercato ma hanno contribuito a questa situazione: nel 2020, rispetto al 2019, sono state vendute, solo in Italia, 300.000 biciclette in più. Le aziende che producono hanno dovuto riorganizzarsi ma cambiare passo rapidamente non è certo semplice in un momento del genere. Shimano ha aperto un nuovo stabilimento a Singapore ma non è bastato a compensare le difficoltà riscontrate altrove.
«Ancora oggi non c’è possibilità di fare previsioni di consegne certe – ha proseguito la Suardi – ma come azienda possiamo fare delle azioni che possono aiutare a ridurre i tempi: ad esempio iniziare a programmare il più possibile»
La programmazione ha aiutato i marchi importanti a “parare” il colpo.
«Avevamo programmato con grande anticipo l’acquisto dei componenti – ci ha detto, ad esempio, Luca Violetto di Wilier Triestina – e con i nuovi modelli dovremmo riuscire ad avere tempi di consegna ridotti».
«Vista la situazione delicata – continua Suardi di Scott Italia – abbiamo tuttavia deciso di dare i tempi di consegna solo quando sappiamo che i materiali sono già in viaggio verso di noi. L’esperienza di questo periodo ci ha detto che altrimenti si rischia di nutrire false aspettative. Per contro, in questo modo, riusciremo a dire delle date plausibili ai rivenditori e quindi ai clienti finali».
E con i numeri come andrà?
«È difficile prevedere l’andamento del mercato in questo momento. C’è una grande percentuale di pubblico nuovo di cui è impossibile prevedere tra quanti anni cambierà la bicicletta. Poi c’è la mobilità urbana che in Italia non è ancora partita o quasi. E quelli sono altri numeri difficili da immaginare in questo momento.
«Poi c’è un altro problema: il sistema bici è poco coeso»
Donatella Suardi è in Ancma e pone l’accento su un problema storico del nostro settore:
«Nel mondo delle moto il mercato è molto più comprato e le operazioni commerciali hanno risultati importanti. Qui, tra le biciclette, le aziende americane hanno delle esigenze, quelle italiane altre e non si trova un punto di coesione che converrebbe a tutti. Ognuno guarda al proprio orticello e non è una novità. Ma certo non aiuta a migliorare la situazione».
Cambiare il sistema di produzione?
Nel mercato ciclistico e non solo (la mancanza di prodotti è comune a tanti settori) si sta ragionando anche per evitare, in futuro, situazioni di questo tipo. Ci si è resi conto che il mercato si evolve sempre più rapidamente e una maggiore agilità nel seguirlo potrebbe diventare fondamentale anche a pandemia conclusa.
Rilanciare la produzione europea è una richiesta che sta salendo sempre più in molti settori. Solo che realizzare un sistema produttivo non è cosa rapida. Dagli spazi da adattare al personale da formare è cosa che, soprattutto in settori altamente specializzati, si dice che potrebbe richiedere anni. Quelli esatti in cui, pandemia permettendo, la situazione tornerà a stabilizzarsi.
Il risultato potrebbe essere quindi di avere un sistema pronto a produrre in Europa quando l’Oriente potrà ripartire con i vantaggi economici che avevano portato a produrre lì. Se non ci sono garanzie adeguate è difficile che le aziende possano fare investimenti importanti nel tempo per modificare lo stato attuale delle cose.
13 set 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside (GPR) – in apertura, Donatella Suardi