16 mar 2017 – C’è da fare tanto lavoro quando si è nella giuria di qualcosa. Confesso che non mi sarei mai aspettato di diventare membro della giuria di qualche premio. Dare un contributo che possa determinare un vincitore e, di conseguenza, anche un non vincitore (non mi piace la parola perdente, in certi concorsi chi partecipa non perde mai a mio avviso) è una responsabilità importante che sa di rispetto. Rispetto verso chi organizza (in questo caso il Comitato Spontaneo Mobilità Sostenibile di Minturno, nel basso Lazio) e verso chi partecipa.
Poi c’è il piacere della lettura. Su cui, confesso, sono sempre in ritardo e finisce che gli organizzatori ogni tanto mi tirino un po’ le orecchie. Loro che si danno da fare in maniera davvero incredibile. Dall’organizzazione delle opere a quella dell’evento (che quest’anno cresce pure di un giorno). Un impegno che ha il premio di veder crescere un fenomeno letterario nato quasi per prova, per vedere l’effetto che fa. E l’effetto è stato notevole se quest’anno si parla di ben 425 opere arrivate nelle varie categorie addirittura da 11 Paesi diversi. C’è voglia di scrivere di bicicletta e poi di leggere.
Una lettura che è un piacere e che merita spazi tranquilli e non affrettati o schiacciati da altri impegni. Per quello tendo a prendermela comoda. A volte vale la pena di leggere e rileggere. Alla fine si arriva al dunque. Un numerino che farà la differenza come è inevitabile che sia. Ma in un concorso come il Bicicletterario anche chi non è premiato ha un premio e un riconoscimento. Quello di comparire, almeno per i migliori, nella pubblicazione che viene data alle stampe e venduta a partire dai giorni della premiazione.
Una memoria che resta e che dà lustro alla bicicletta che diventa sempre più cultura. Quella che ci piace tanto.
Guido P. Rubino
Una organizzazione che fa invidia a tanti altri concorsi. Mantenete caro questo gioiello che avete creato. Un grazie a tutti i volontari, ai collaboratori e a quanti “perdono” il loro tempo per tenere lubrificata questa cultura a due ruote.
Grazie, Fernando, a nome di tutto il Co.S.Mo.S.!