5 nov 2020 – Il bonus bicicletta rischia di diventare un boomerang per i negozianti. I rivenditori sono preoccupati per due motivi perché se, da una parte, è tornata la fila fuori dai punti vendita per l’acquisto di biciclette, è altrettanto vero che di biciclette da vendere, in questo momento, ce ne sono molto poche e spesso fuori target di chi vorrebbe acquistarle.
Le biciclette non mancano solo nei negozi, ma anche presso i distributori che non riescono a rifornire i punti vendita in tempo. Sì, perché i voucher emessi il 3 e il 4 novembre scadranno inesorabilmente dopo 30 giorni e non ci sarà più possibilità di utilizzarli (i soldi, a quel punto, torneranno a disposizione per chiedere nuovi voucher o inserire le fatture delle biciclette comprate fra il 3 maggio e il 2 novembre). In più gli stessi negozianti al momento di sottoscrivere l’accordo con il Ministero dell’Interno per diventare rivenditori autorizzati ad accettare il bonus mobilità hanno dovuto accettare una clausola che li obbliga ad accettare il bonus solo contestualmente alla consegna della bicicletta o del bene relativo all’iniziativa.
Questo vuol dire che non si può fare un ordine e chiudere un contratto di acquisto per una bicicletta che dovesse arrivare dopo mesi: o la si consegna subito oppure niente, vendita perduta. Ovviamente parliamo di rimanere tutti all’interno della legalità, ma vale pure la pena ricordare come proprio il Ministro Sergio Costa abbia sottolineato i controlli accurati che verranno effettuati dalla Guardi di Finanza per vigilare sul corretto utilizzo del bonus e delle relative procedure.
È logico immaginare che verso fine novembre ci saranno frotte di persone con questo voucher in mano che inizierà a “scottare” per il pericolo di andare sprecato per loro che, quindi, cercheranno soluzioni per poterlo utilizzare a tutti i costi. L’attivazione di Amazon per una conversione del bonus mobilità in un buono da utilizzare presso lo store virtuale più famoso del mondo è motivo di altra preoccupazione per tanti negozi fisici.
Soldi sprecati o acquisti affrettati
Di quanti soldi stiamo parlando? Il conto è presto fatto se i voucher emessi sono, come si dice, il 40 per cento del plafond assegnato al bonus, si tratta della bellezza di 86 milioni di euro che rischiano di non poter essere utilizzati in un momento dove, paradossalmente, c’è ancora più bisogno di mobilità sostenibile per poter garantire il distanziamento fisico necessario negli spostamenti quotidiani.
Alcuni di questi soldi potranno essere investiti in nuovi voucher, magari da utilizzare per altre modalità di mobilità sostenibile (abbonamenti a sistemi di sharing, ad esempio), ma una percentuale, neanche piccola, è immaginabile che resterà – paradossalmente – abbandonata.
Occhio alle truffe
Purtroppo questa disponibilità di soldi ha messo in moto anche furbi, furbetti e fuorilegge che cercano di accaparrarsi quel denaro nei modi più fantasiosi quanto illegali. Al di là degli utilizzi truffaldini che fanno leva sulla possibilità di acquistare l’usato e altre scorciatoie poco raccomandabili, è facile immaginare l’immissione sul mercato di qualsiasi oggetto possa rientrare in qualche modo nella tipologia accettabile per il bonus. Attenzione ad acquistare veicoli in regola con le normative italiane e dal prezzo congruo al prodotto che si va a comprare. Il rischio è di avere veicoli poco sicuri e di far fare l’affare solo al rivenditore temerario.
Perché mancano le biciclette?
C’è stata in Italia, ma anche in tutta Europa (e non solo) una rincorsa alla bicicletta proprio quando si è capito che la pandemia faceva spingere sull’acceleratore della mobilità sostenibile. Questo, però, è avvenuto in un momento in cui il mercato vedeva una frenata importante nella produzione.
A gennaio e febbraio 2020 le industrie orientali erano chiuse e non producevano bicicletta. Allora ce ne preoccupammo poco perché le consegne del 2020 erano già assicurate e si stava andando incontro al primo lockdown. Significa che negozi e distributori in quel momento erano pieni di biciclette che temevano di non vendere. Dal 4 maggio, momento della riapertura in poi, si è capito che tutto quel surplus sarebbe stato smaltito rapidamente e, anzi, stava arrivando una richiesta ulteriore che avrebbe messo in crisi, di lì a poco, il mercato.
Quindi biciclette finite, stop, basta. Qualche marchio ha provato a raggranellare pezzi da filiali europee “consorelle”, che però hanno dato poco e, appena capito l’andazzo, hanno bloccato tutto per rifornire il loro mercato. Insomma, un momento d’oro da una parte ma di grande affanno dall’altra che ha portato all’attualità contraddittoria di una richiesta per un bene introvabile. Tanto più che, sempre da Oriente, si fa fatica a recuperare la strada perduta. Il problema sono i telai ma anche la componentistica per montare biciclette che non si riesce a completare.
Questa situazione eccezionale ha evidenziato tutti i limiti di un meccanismo che, con la produzione delocalizzata di un bel po’ di fusi orari, richiede una programmazione molto rigorosa e per niente elastica: se avevi previsto di vendere 100 biciclette nel corso dell’anno, ne avrai 100 e basta, se ne avrai ordinate troppe, problemi tuoi, se avrai bisogno di altre: pazienza, forse arriviamo a 101, ma basta così e poi se ne parla l’anno prossimo.
Stavolta, in realtà, si è già in affanno anche col prossimo anno visto che, proprio per i problemi detti, si parla di ordini che verranno evasi nemmeno nei primissimi mesi dell’anno.
Che soluzioni?
Da più parti si sta chiedendo l’estensione della validità del bonus oltre i 30 giorni, così come potrebbe essere una buona idea rivedere l’obbligo della consegna contestuale. Poi si dovranno certamente rivedere i criteri di assegnazione del bonus. Ma questo, evidentemente, riguarda un’altra puntata di questa specie di telenovela.
GR