di Guido P. Rubino
La storia da commissario tecnico di Davide Cassani sembra giunta a una svolta. Si è cercato di addolcire la notizia della sua partenza anticipata con una comunicazione ufficiale da parte della Federazione Ciclistica Italiana e con una giustificazione (mancanza di pass per tutti) che suona un po’ stonata per il “supervisore delle nazionali azzurre”. Insomma, nel barcone sempre abbondante delle spedizioni italiane agli eventi sportivi, proprio per Cassani non c’è più posto alla vigilia delle gare su pista? Lo stesso Cassani che ha detto di “parlare appena tornato in Italia” ha lasciato intendere che di cose da dire, al di là delle programmazioni di viaggio, evidentemente, ce ne sono.
Parecchi festeggiano e, nell’inseguirsi di voci più o meno fondate, è venuto fuori anche il nome di Bugno come prossimo Commissario Tecnico azzurro.
Giusto così? Probabilmente sì: c’è un periodo per tutto, un inizio e una fine. Cassani ha fatto il suo lavoro che sarebbe ingiusto giudicare solo con i risultati portati a casa. Sì, quelli contano e non si scappa, ma attenzione a non cadere nella foga calcistica che stabilisce se un allenatore sia santo o maledetto dal verdetto di un gol centrato o sfiorato di pochi centimetri. Cerchiamo di andare oltre.
Cassani ha trasformato il ruolo del Commissario Tecnico del ciclismo e non poteva essere altrimenti. Veniva da una carriera di visibilità mediatica che ha portato una particolare attenzione al suo ruolo, spesso coinvolgendo il pubblico nel suo lavoro ma anche attirandosi molte critiche. Un personaggio sovraesposto che a volte ha avuto più visibilità degli stessi atleti. Da commissario tecnico ha fatto anche scelte coraggiose e discutibili che a volte hanno dato l’impressione di essere anche politiche e di convenienza: è l’accusa che molti gli hanno mosso per aver portato Nibali alle Olimpiadi. Scelta che è stata un po’ un simbolo di un puntare sulla vecchia guardia e su un’affidabilità “standard” che non basta più.
Ora siamo alla svolta. Chi lo sostituirà avrà solo una strada da percorrere: quella dei giovani. Ne abbiamo di forti su cui puntare, ben coscienti che gli avversari sono di livello, al momento, superiore. Quindi non aspettiamoci miracoli. Però aspettiamoci un gruppo da far crescere in armonia. Il ruolo del CT della nazionale è questo visto che le individualità crescono nelle singole squadre. Aspettiamoci anche un progetto a lungo termine, con risultati non immediati. Un lavoro che deva partire da lontano e che Cassani ha pure provato a fare puntando l’attenzione sugli Under 23. Quindi, per favore, se proprio vogliamo giudicarlo, teniamo conto di tutto, anche degli avversari che hanno battuto spesso e meritatamente i nostri corridori.
D’altra parte uno come Davide Cassani rilancerà in un ruolo importante. Ne siamo sicuri e non sono solo voci. Scommettiamo?
30 lug 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside
In tutte le situazioni complesse, bisogna scegliere i tempi e soprattutto le maniere per ogni decisione per non fare figure che appannano anche il prestigio di un presidente, che Cassani ha certamente surclassato con l’eleganza
del silenzio proprio in sede olimpica. Forse il presidente deve pedalare ancora un po’.