Non ha deluso le aspettative la tappa di Vermiglio della Coppa del Mondo di Ciclocross.
Per la prima volta nella storia la neve è stata parte integrante della corsa e non evento atmosferico causale. Se da un punto di vista del risultato finale poco è cambiato sia nella gara femminile, con l’inossidabile Mariane Vos splendida seconda nonostante alcuni inconvenienti e cadute, che in quella maschile con i protagonisti annunciati a occupare i gradini più alti del podio (vittoria di Van Aert mai in discussione e splendida rimonta di Pidcock dalla trentesima alla terza posizione), dal punto di vista tecnico la gara ha offerto molti spunti interessanti sia nelle scelte tecniche effettuate dagli organizzatori per quanto riguarda il trattamento del manto nevoso, sia da parte dei team nella preparazione delle bici.
Nonostante le perplessità di alcuni tecnici, l’organizzazione ha preparato un manto nevoso battuto si, ma non in stile piste da fondo come inizialmente pronosticato.
Questo si è tradotto in un fondo consistente ma con una risposta molto simile ai classici percorsi di ciclocross con la formazione di canali che nel corso della gara hanno, ovviamente, condizionato le linee da percorrere e esaltato le capacità di guida dei singoli.
Accorgimenti tecnici
Per quanto riguarda gli accorgimenti tecnici, molta attenzione è stata rivolta alla scelta dei lubrificanti più idonei a garantire la massima scorrevolezza nonostante le rigide temperature e a prevenire il rischio di congelamento dei cricchetti nei corpetti ruota libera, arrivando addirittura a tenere le bici vicine ai cannoni ad aria fino all’ultimo minuto per preservare la viscosità del grasso. Rispetto al solito ancora più attenzione è stata rivolta alle calzature con l’utilizzo di ramponi da ghiaccio per garantire la perfetta tenuta sui numerosi tratti da percorrere a piedi e l’utilizzo di scioline per evitare che la neve rimanga attaccata sulle suole delle scarpe. Scelte più tradizionali per quanto riguarda la scelta dei gruppi con gli atleti Shimano che hanno utilizzato gruppi DI2 a 11V montati con la doppia anteriore e pacchi pignoni 11-30 posteriormente. Anche per quanto riguarda la scelta degli pneumatici (Dugast per Van Aert e Vos, Challenge per Pidcock) si è andati su tubolari da fango a medio tassello con alcuni atleti che hanno azzardato anche dei semislick con tasselli laterali per garantirsi una maggior scorrevolezza sui tratti piani pedalati, vista l’impossibilità di affrontare in bici le salite più ostiche.
Entrando un po’ più in profondità sulla gara va segnalata l’ottima prestazione fornita da Eva Lechner che, sfruttando fino in fondo le proprie doti da Biker, ha conquistato un meritatissimo quarto posto e di Filippo Fontana che ha condotto con piglio gran parte della corsa, calando nella seconda parte di gara e conquistando comunque un buon quindicesimo posto davanti a Gioele Bertolini e Jackob Dorigoni che partiti un po’ in difficoltà nelle fasi iniziali si sono ripresi nel finale.
Specialità olimpica?
Le ultime considerazioni vanno ovviamente al valore di “test event” per l’eligibilità del ciclocross a specialità olimpica.
Direi che l’esame è stato superato a pieni voti. La gara ha dimostrato sia che il ciclocross si può correre tranquillamente sulla neve sia che può fornire uno spettacolo decisamente entusiasmate per il pubblico. Non possiamo quindi che augurarci che il CIO si pronunci favorevolmente nei confronti della richiesta dell’UCI e ci regali la possibilità di vederlo alle prossime olimpiadi di Cortina 2026.
12 dic 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside