Abbiamo avuto la possibilità di testare il copertone da Gravel Strada Bianca nella nuova misura da 40 che rispetto alla precedente è piu largo di un centimetro. Strada Bianca è un copertone che ha le stesse caratteristiche di un tubolare ma si presenta aperto, non è costruito con la tecnica della vulcanizzazione per cui risulta meno rigido e più comodo.
Abbiamo fatto un test di oltre 2000 chilometri sia su strada che fuori strada su manto prevalentemente ghiaioso (il classico o percorso gravel) con due modalità:
Prima montando una camera d’aria e, successivamente, in modalità tubeless, come da predisposizione di questo prodotto e con il liquido che ci è stato fornito direttamente dalla stessa azienda produttrice.
1° test: con camera d’aria
Durante il primo test con l’assetto copertone più camera d’aria siamo rimasti da subito favorevolmente colpiti dalla comodità di questa gomma (la sensazione, in effetti, è come ad avere un tubolare invece di un classico sistema “aperto”). Con i nostri 73 chilogrammi, abbiamo gonfiato la copertura a 3 bar. Ci sono sembrati sufficienti ad avere una gomma che copiasse bene il terreno e nei tratti asfaltati offrisse anche una tenuta in curva più che sufficiente.
Sullo sterrato, in curva, occorre qualche prudenza in più anche considerando che si tratta di una gomma con disegno che favorisce la scorrevolezza più che la tenuta (di fatto il battistrada è praticamente liscio). Prudenza quindi in queste condizioni.
Anche per questo la gomma, sulle salite ghiaiose tende leggermente a scivolare se si pedala in fuorisella. In effetti succede anche con gomme con battistrada più marcato. Torna tutto perfettamente sotto controllo, invece, pedalando seduti: con il peso che torna preponderante sulla ruota motrice. Il grip in quell’assetto è ottimale.
2° test: assetto tubeless
Questa configurazione è sicuramente quella ottimale per questa gomma. Permette di evidenziare le qualità della copertura “Strada Bianca” e la sensazione di scorrimento ottimale è subito evidente. Come detto abbiamo montato la copertura con il liquido Challenge che ci è stato fornito. Le buone caratteristiche evidenziate con la camera d’aria qui sono state esaltate, consentendo di osare anche un po’ di pIù in curva. La gomma ha restituito una evidente sensazione di sicurezza. Lo scorrimento ci è apparso subito morbidissimo su tutti i terreni. In questa configurazione le pressioni di gonfiaggio che abbiamo utilizzato sono state di 2 bar per l’anteriore e 2,5 per la gomma posteriore. Successivamente abbiamo provato ad alzare leggermente la pressione per verificare se ne poteva guadagnare la scorrevolezza e il riscontro è stato decisamente positivo.
Nella nostra prova vale la pena sottolineare anche come sia stato molto ridotto il consumo del battistrada: un altro punto a favore di questa copertura Strada Bianca di Challenge.
Il nostro test è stato realizzato con una bicicletta Gravel in lega di alluminio dotata di borse in aggiunta al nostro peso. Non una configurazione particolarmente leggera dunque.
Com’è fatto
Il copertone Strada Bianca testato ha incorporato tra il battistrada e la carcassa un sistema chiamato PPS antiforatura e durante i 2000 km percorsi non abbiamo mai forato pur facendo dei tratti molto sconnessi.
Si tratta di una copertura realizzata interamente a mano e con un peso, la coppia, che abbiamo misurato in 450 grammi (il produttore parla di 500 grammi nella scheda tecnica)
realizzato in poliestere (SuperPoly) con trama a 260 TPI.
Challange mette a disposizione una gamma completa di coperture “Strada Bianca”, c’è anche la versione tubolare (da 30 millimetri di sezione) mentre i copertoncini e i tubeless ready vanno sono disponibili in versione da 30, 36 o 40 millimetri di sezione. Noi abbiamo provato proprio quest’ultima che è sul mercato al prezzo di 79,90 euro.
Sono disponibili, nella gamma leggermente più economica, anche le versioni vulcanizzate dei copertoncini e tubeless ready con sezioni da 30 o 36 millimetri.
Ulteriori informazioni: www.challengetires.com
29 giu 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside