di Guido P. Rubino
No, nessun lockdown. Quando si corre a Dubai, più in generale nei Paesi Arabi il pubblico è quello: pochi addetti ai lavori e sabbia a fare da contorno a gare che prescindono dalla quantità di campioni e di belle maglie in sfilata. Funziona così la promozione di un ciclismo che, si dice, prometta tanto, ma ha visibilità solo nelle pay tv (che già riducono in partenza il numero potenziale dei fruitori).
Va così, eppure quella che si è corsa a Dubai è stata una corsa davvero bella nelle premesse e nei fatti: il Giro d’Italia Criterium è una bella idea che riprende quella delle kermesse di una volta post Giro d’Italia: mettere in gara tra di loro i protagonisti della corsa rosa con le maglie conquistate.
Protagonisti su tutti Peter Sagan ed Egan Bernal, sul traguardo in quest’ordine a sfoggiare la maglia ciclamino e la maglia rosa.
Il percorso come si poteva, promozione dell’Expo che diventa traino commerciale importante per le aziende italiane in un punto strategico del mondo, quindi benissimo. Ma, per favore, non diteci che il ciclismo è un successo lì. Certo, piace l’idea e una corsa in più è meglio di una corsa in meno. Ma va distinta la promozione economica da quella sociale. Immaginate solo cosa sarebbe una gara del genere in un Paese europeo, in Italia (dove tante corse sono ridotte in un limbo di cui non si accorge quasi nessuno nemmeno quando scompaiono) o un altro di tradizione ciclistica. Immaginate i campioni di quella caratura: c’erano anche Filippo Ganna, Elia Viviani, Marc Hirschi (terzo sul traguardo).
Ottima vetrina per il Giro d’Italia e per l’Italia, a quanto dice l’ICE, l’istituto per la promozione delle imprese italiane all’estero, ma ripetiamole queste cose anche in Italia. C’è il rischio di fare il pienone di pubblico richiamato da quei nomi lì e dalla maglia rosa che ha un significato nella cultura italiana anche per chi il ciclismo non è sport di primo piano. Ve l’immaginate?
UCI Track Champions League
È partita anche la UCI Track Champions League a Maiorca, in Spagna. La formula pensata dall’UCI è molto semplice (e scusate se mancano molte delle specialità su pista).
La formula:
I corridori ottengono punti nei cinque round nella categoria Sprint o Endurance. Ogni categoria ha due diversi tipi di gare in cui i concorrenti possono accumulare punti: I velocisti correranno sia in Sprint che in Keirin, mentre i corridori Endurance correranno sia in Eliminazione che in Scratch. 18 corridori possono partecipare in ogni categoria, per un totale di 72 corridori – un numero uguale di uomini e donne.
Il resto è spettacolo con gare appassionanti e guarda caso sono state scelte le specialità che affascinano di più il pubblico sugli spalti che davanti alla televisione (e ci torna in mente quanto detto da Silvio Martinello a fine Mondiali di Roubaix quando ha puntato il dito proprio sulle troppe specialità che rischiano di diluire lo spettacolo).
Quattro date che tengono attiva l’attenzione invernale (come da tradizione del ciclismo su pista) anche se in posti non proprio centrali. Ma per una “prima” ci accontentiamo. La formula può essere aggiustata e ottimizzata. Magari allargata anche come territori e numero di appuntamenti. Un inizio bello però di cui speriamo si parli sempre più.
Qui i “gironi” della Champions League del ciclismo su pista:
- 6 novembre Panevézys / Cido Arena (Lituania)
- 3 dicembre: Lee Valley VeloPark a Londra (Gran Bretagna)
- 4 dicembre: Lee Valley VeloPark a Londra (Gran Bretagna)
- 11 dicembre: Tel Aviv / Sylvan Adams National Velodrome (Israele)
Iniziative molto belle, sia chiaro, di cui in Italia si parlerà sempre troppo poco e che, invece, potrebbero portare a una promozione pazzesca (con grandi convenienze economiche, ovviamente).
7 nov 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside