D’accordo che i social network in molti casi non favoriscano il dialogo civile ma diventino un posto dove molti, peraltro con nome e cognome, riversino frustrazioni e maleducazione, ma l’onda d’odio che si evidenzia verso i ciclisti è davvero elevata. Bollarla come fenomeno di qualche imbecille rischia di essere restrittivo. Spesso i commenti terribili arrivano da persone che poi, in altre situazioni, pubblicano sulle loro pagine Facebook messaggi di fratellanza, tolleranza e gattini vari.
Cosa succede quando si parla di biciclette?
I ciclisti sono spesso oggetto di vere e proprie espressioni d’odio che, come in tutte le cose fatte troppo di pancia e condite di molta ignoranza, tendono molto alla generalizzazione.
Un po’ di giorni fa è circolato sul web il video di un incidente abbastanza impressionante di ciclisti che, dietro una curva in discesa, si trovano davanti un’auto chiaramente contromano e la minicamera portata dall’ultimo ciclista filma l’incidente disastroso. Eccolo qui:
I commenti apparsi sul web, su pagine generaliste sono stati del tono di quanto riportiamo nell’immagine qui sotto:
Ecco. Qui c’è un doppio problema. Da una parte quelli infastiditi da tutto quanto è “altro” da loro e che diventano tifosi della loro fazione e tendono all’irragionevolezza negando l’evidenza che non vogliono nemmeno ascoltare. Già, perché quando si va forte in discesa è normale e sicuro non stare sul ciglio della strada. Quando si superano i sessanta all’ora (e si è attorno al limite di velocità della via che si percorre) il sorpasso da parte dell’automobilista deve avvenire con cautela. Chi è in bici, accorgendosi di avere traffico dietro, farà in modo di farlo passare al momento giusto, ammesso che ci sia spazio e velocità adatta. I ciclisti del video prendono allo stesso modo la curva ed è evidente che la macchina si trova proprio dove non deve essere: contro mano e l’impatto è inevitabile. Chi va in bici sa l’ovvietà di quanto abbiamo detto.
Però non ci si pensa e via a scrivere odio. Follia?
A ben guardare non è poi tanto lontano dall’odio che molti ciclisti nutrono, a priori, verso gli automobilisti.
E invece si è tutti utenti della stessa strada, stessi diritti, stessi doveri. Ecco, dei doveri quando si è alla guida tendiamo a dimenticarcene, pensando solo a cosa è pericoloso per noi e proiettando la pericolosità sugli altri, difficilmente su noi stessi. Che invece sbagliamo pure e dobbiamo tenerne conto. Come? Semplicemente rispettando il Codice della Strada, sia in auto che in bici. Perché quando in auto ci sembra di poter andare più forte del limite probabilmente c’è qualche pericolo che non conosciamo.
Una pubblicità brasiliana sulla sicurezza stradale sta facendo scalpore, ma dice solo che si può diventare pericolosi, con comportamenti che tendiamo a sottovalutare, anche se si è delle ottime persone. Non si è potenziali assassini perché si possiede un’auto (questa è una sciocchezza alla stregua di chi dice che le biciclette dovrebbero andare solo sulle ciclabili, anzi, forse pure peggio), ma diventa criminale sottovalutare il pericolo di certi comportamenti:
Al tempo stesso in bicicletta è sciocco comportarsi come se non ci fossero regole. Sciocco e pericoloso e, nel migliore dei casi, ci rende responsabili di una promozione negativa della bicicletta che è esattamente l’opposto di quello che vogliamo quando pensiamo che vogliamo sicurezza in sella e un aumento dei ciclisti nelle nostre città. Sarebbe la regola semplice del buon esempio.
Ce la possiamo fare però, basta pensarci.
Guido P. Rubino