È una modalità assai diffusa di montare i comandi cambio sul manubrio; o almeno lo è per tanti corridori professionisti che le leve freno le orientano in maniera disallineata rispetto al profilo della “coda” del manubrio da corsa, in particolare con componenti posizionati tutti all’interno, che quasi “si guardano” tra di loro.
Evenepoel è forse il corridore più celebre in questo senso, ma se il belga fa notizia è perché si tratta di un grande big, visto che anche moltissimi suoi colleghi seguono questo accorgimento tecnico, e lo fanno anche con modalità più marcate rispetto a ciò che fa Remco.
Questa modalità di montaggio, talvolta, è accompagnata dall’adozione di una curva manubrio strettissima, da 40 o addirittura da 38 centimetri, al punto che l’UCI quest’anno è corsa ai ripari e, per regolamentare la faccenda, ha imposto il limite di larghezza minima di 36 centimetri, rilevata “esterno/esterno” sulle estremità basse.
Sono principalmente motivazioni anatomico/aerodinamiche (i comandi “angolati” diventano un supporto ergonomico che permette ai corridori di “chiudere” gli avambracci e ridurre così la superficie frontale esposta all’aria) a motivare questa tendenza tecnica così diffusa tra i corridori di alto livello.
Tendenza che però ha delle ripercussioni anche in termini di stile di guida e di manovrabilità del mezzo, soprattutto in situazioni di alta velocità o di impostazione delle curve.
Sentite, a tal proposito, cosa ci ha detto Kristian Sbaragli che è uno degli italiani in forza alla Alpecin-Deceuninck di Mathieu van der Poel (che è un altro a montare i comandi così… ).