9 gen 2021 – Si avvicina sempre di più, e ormai a grandi passi, la data del 20 febbraio, quando delegati e aventi diritto andranno a votare, tra gli altri, per il nuovo presidente della Federazione Ciclistica Italiana.
Al momento le candidature presenti sono quelle di Daniela Isetti (attuale vicepresidente FCI), Silvio Martinello, Cordiano Dagnoni e Fabio Perego.
La sfida tra i candidati sta prendendo molto interesse sul web e sui social ma va ricordato, a votare saranno i rappresentanti di società, tecnici e atleti delle varie rappresentative regionali. Tutti gli aventi diritto al voto sono elencati a partire da questa pagina della della Federciclismo.
Situazione politica
Gestire una Federazione è affare principalmente politico ed è su queste basi che si va inevitabilmente a finire. Politica, senza pericolo di accezioni negative, significa seguire da vicino il territorio ma anche gestire le persone e le società nei limiti delle possibilità economiche che – come in tutte le situazioni politiche – restano inevitabilmente al di qua dei buoni propositi.
Intanto la Federazione ha pubblicato documenti e aventi diritto al voto ma mancano ancora le indicazioni ufficiali sui candidati e i relativi programmi. Intanto, però, facciamo il punto della situazione e sui candidati ufficiali che risultano al momento: Daniela Isetti, Silvio Martinello, Cordiano Dagnoni e Fabio Perego.
Problemi da affrontare
La Federazione, ormai al punto di svolta, si trova a dover affrontare il periodo difficile della post pandemia (sempre sperando che siamo davvero nella via di uscita dalla tragedia). Corse saltate, organizzatori in difficoltà, squadre che scricchiolano sempre di più e un settore amatoriale che dovrebbe essere una base economica solida ma sfugge via in direzione di troppi enti che arrivano là dove la Federazione attuale non riesce a giungere. D’altra parte perde di logica voler imporre i propri regolamenti dove non si riesce a gestire la situazione. La quantità di campionati nazionali amatoriali ne sono una rappresentazione che oscilla tra il triste e il ridicolo.
D’altra parte è un problema di forze in campo ma anche di un bisogno di riorganizzazione che si può e si deve fare se vogliamo che il ciclismo italiano torni ai vertici che gli competono.
In questi giorni abbiamo analizzato la comunicazione dei vari candidati cercando di coglierne i messaggi più importanti anche al di là delle singole dichiarazioni. Ci sono spunti molto interessanti da parte di tutti e, vale la pena premettere, lo sbilanciamento dell’attività comunicativa rispecchia la situazione di chi è già conosciuto nell’ambiente e chi deve ancora farsi largo. E in questo senso, Martinello si sta dando da fare tantissimo. Gli altri, proprio per quanto detto, ne hanno evidentemente meno bisogno, ma restiamo comunque in attesa dei programmi dettagliati mancanti.
Isetti per la continuità?
Quella che si sta andando a configurare è, ormai è cosa certa, la fine della presidenza di Renato Di Rocco che ha dichiarato di non volersi ricandidare dopo essere stato al comando per, ormai, 16 anni, dal 2005. Chi gli succederà?
Naturale proseguimento della presidenza di Di Rocco pare essere la candidatura di Daniela Isetti, attuale vicepresidente. Lei, nelle interviste rilasciate, non si contrappone a quanto fatto nell’attuale configurazione federale, ma parla anche di discontinuità e scelte diverse rispetto all’attuale linea Di Rocco. Insomma, un’attenzione al settore anche diversa e con grande cura non solo per l’agonismo. Molto importante, nel suo programma, è la parte dedicata allo sviluppo della base puntando direttamente sui giovani e sull’utilizzo quotidiano del mezzo.
D’altra parte lo sviluppo della bicicletta in questo anno di pandemia che (speriamo) ci stiamo lasciando alle spalle, ha fatto rivedere anche la scala dei valori in campo e l’attenzione alla base non può essere più secondaria. Da un punto di vista politico l’esperienza di Daniela Isetti è ormai comprovata, così come dal punto di vista pratico. La sua presenza sui campi di gare, anche solo per doveri istituzionali, le ha permesso di acquisire conoscenze e intrecciare relazioni che diventano importanti per chi andrà a valutarla per l’incarico più importante in Federazione.
AGGIORNAMENTO: Daniela Isetti ha pubblicato, il 9 gennaio, il programma direttamente sul suo sito: https://danielaisetti.it, i punti del suo programma li riportiamo direttamente dal comunicato:
- Semplificazione, organizzazione gestionale, informazione.
- Rinnovata attenzione al territorio, ai progetti dedicati, alle organizzazioni.
- Maggiore impulso al ciclismo giovanile, alla promozione, ai team di base; tutela degli atleti ed atlete.
- Squadre nazionali, armonia gestionale tra settori.
- Ciclismo per tutti e con tutte le componenti.
- Il ciclismo come stile, immagine e comunicazione globale.
Tra i suoi primi propositi, nell’eventuale elezione, è quella di fare un censimento del ciclismo per avere numeri e informazioni certe sulla situazione post pandemia e potersi, così, interfacciare con le istituzioni sportive e politiche e poi procedere anche a una semplificazione burocratica della Federazione migliorando e rinnovando il sistema informatico a disposizione.
Nel programma di Isetti c’è la cura del settore tecnico con l’istituzione di tavoli di confronto anche solo virtuali, tra i tecnici e l’attenzione verso la formazione continua.
Così come è prevista una voce dedicata proprio alla sicurezza, tema molto sentito nell’attualità quotidiana ma anche in gara e facendo attenzione pure ai rapporti con gli enti di promozione sportiva in relazione al settore amatoriale dove si vogliono istituire delle “Gare Monumento”.
Il cicloturismo è un comparto importante nel programma che prevede di razionalizzarlo con sistematicità ed è visto come base e sviluppo del settore senza perdere d’occhio, ovviamente, l’agonismo e la gestione della visibilità mediatica.
Tutto il programma di Daniela Isetti si può scaricare direttamente da qui.
Il ciclone Martinello
L’ex corridore, campione olimpico ed ex commentatore RAI è arrivato alla candidatura con l’irruenza di una volata in cui era maestro. In effetti ha battuto tutti, e per distacco stavolta, sulla presentazione di un programma elettorale ampio e particolareggiato dove tratta tutti gli aspetti del ciclismo attuale con l’obiettivo di renderlo molto più competitivo anche dal punto di vista organizzativo. Il suo sito è praticamente votato allo scopo elettorale: https://www.silviomartinello.it e l’approccio è molto serio e particolareggiato e con la proprietà di linguaggio cui ci ha abituati nelle telecronache.
In uno dei primi punti del suo programma c’è la volontà di ridare importanza al Consiglio Direttivo contrapponendolo alla struttura dell’”uomo solo al comando” con cui descrive la presidenza di Di Rocco.
Martinello nel suo programma sottolinea l’impegno verso la meritocrazia e una coralità di decisione che vede poco attuata nello stato attuale delle cose. Il suo progetti è dettagliato per ogni categoria, analizzata con attenzione: dal ciclocross alla bmx, alla pista e fino al settore paralimpico e analizzando aspetti tecnici come la necessaria autonomia dei giudici di gara e, per finire, un’analisi attenta della situazione economica.
Nel programma di Martinello ci sono anche spunti interessanti per quanto riguarda il ciclismo amatoriale. L’approccio è per valorizzare e l’uno a favore anche delle categorie agonistiche che spesso vengono messe in contrapposizione rispetto al mondo amatoriale. Le idee sono chiare anche per quanto riguarda il sistema informativo e la questione dei responsabili della sicurezza. In tempi di alta informatizzazione, in effetti, troppe procedure appaiono ancora farraginose e lasciano spazio agli enti che, pur dovendo rispettare le direttive federali (da cui dipendono) rischiano di non garantire la sicurezza necessaria. In questo senso, una Federazione in grado di riprendere in mano il discorso amatoriale sarebbe un bene per il ciclismo nella sua totalità e anche dal punto di vista economico. Si è sempre detto che il vero serbatoio economico sono gli amatori, no? Questo serbatoio va sfruttato a vantaggio di tutti, altrimenti sembrerebbe solo un dissanguamento ed è il motivo per cui sempre più organizzatori si rivolgono altrove che non alla FCI.
Differenza rispetto a tutti gli altri candidati è l’uomo nuovo e certamente il meno politico di tutti. Non viene da ambienti organizzativi e federali e questo diventa anche un suo limite in un ambiente che guarda con preoccupazione la possibilità di cambiamenti repentini. Forse non l’ha aiutato il suo esordio dirompente quando rispose in maniera piccata a un appunto del presidente Di Rocco. Ma da bravo velocista sta impostando la volata con tattica e portando gli avversari sul terreno a lui congeniale. Le dirette Facebook sono un’arma di comunicazione di grande spessore e, forte del suo lavoro di telecronista, conosce bene tempi e ritmi. E naturalmente sa di che parla.
Il programma di Silvio Martinello si può scaricare direttamente da qui.
Gimondi come gregario
Silvio Martinello ha annunciato, proprio di recente, l’arrivo in squadra di Norma Gimondi, figlia del grande campione ma, soprattutto in questo ambito, avvocato e già in corsa direttamente per la carica di presidente FCI nelle ultime elezioni. Anche quella della Gimondi, a suo tempo, era una posizione di rottura rispetto alla presidenza attuale e il rilancio, come vice di Martinello, appare più solido di quella prima, acerba, candidatura.
Cordiano Dagnoni, l’imprenditore
È il presidente del Comitato Regionale Lombardo, ha corso in bicicletta e pilotato il derny su pista. Quando l’argomento è il ciclismo sa di cosa si parla, sia al di qua che al di là del manubrio. È un imprenditore che vive “immerso” nel settore (spesso lo si incontra nelle riunioni nei velodromi) e, di conseguenza, conosce molto bene l’ambiente nel quale è andato a candidarsi.
Non c’è ancora un suo programma specifico sulla candidatura, tuttavia ha attivato un sito web https://www.cordianodagnoni.it/ dove riporta sue interviste e fa il punto della situazione con la sua dichiarazione d’intenti. L’approccio è manageriale e parla di “sburocratizzazione” della Federazione che deve diventare più agile e in grado di vendere meglio il prodotto ciclismo attirando nuovi sponsor. Il momento, dice, è favorevole vista anche l’attenzione che c’è in questo momento per la bicicletta.
Si presenta con una rete di contatti molto forte, nello sport e nell’industria, che vuole mettere a disposizione del suo lavoro e a vantaggio della Federazione che, come un’azienda, vuole snellire e rendere più efficiente anche nella valorizzazione economica di un ciclismo che acquista sempre più visibilità. Non fa mistero di puntare all’immagine e a vendere un prodotto che ha forti potenzialità.
Il programma è stato pubblicato sul suo sito a questo link.
Fabio Perego, sul territorio
Fabio Perego è l’ultimo che si è aggiunto alla rosa dei candidati alla presidenza ma non va sottovalutato, non fosse altro per l’esperienza che ha da vendere. È molto conosciuto e stimato in Lombardia e in tutta Italia. Organizza eventi, supporta sul campo e si pone con una grande attenzione alle categorie giovanili. In Lombardia ha svolto un lavoro molto attento e il suo obiettivo sarebbe quello di applicare lo stesso modello a tuta la Federazione. L’esperienza c’è, la sua candidatura appare strategica e dà l’impressone di sapere molto bene come comportarsi per la crescita del ciclismo italiano. Il suo programma, ultimo a essere pubblicato è il compatto ma pieno di esperienza “sul campo”. Il suo programma si può scaricare, come anche quelli degli altri candidati, direttamente dal sito della Federciclismo a questo link.
Tensione in aumento
Come una vera e propria battaglia politica – e di fatto lo è – la corsa verso la presidenza della FCI è fatta con una certa animosità. Non entriamo nel merito di parte perché lasciamo a ognuno la possibilità di farsi la propria idea valutando dichiarazioni e comunicati ufficiali (se ne trovano anche sul sito della Federciclismo!)
Chiunque sia presidente, tra poco meno di un mese, dovrà avere il giusto appoggio da parte di tutti, perché di lavoro ce n’è davvero tanto da fare. E la cosa peggiore che potrebbe accadere da parte di tutti sarebbe risparmiare le proprie capacità. Fra quattro anni saremo ancora a parlare e valutare tutti. Nessuno escluso.
Guido P. Rubino