11 mag 2017 – Nell’incontro di questa mattina con giornalisti e aziende l’Associazione Nazionale Ciclo e Motociclo ha diffuso oggi i dati di vendita delle biciclette relativi all’anno 2016.
Diciamo subito che i dati sono positivi. L’attenzione cade subito sul boom – letterale – delle ebike quantificato in un segno positivo del 121,3 per cento (che equivale a 124.400 biciclette). «In questo settore – spiega Piero Nigrelli di Ancma – stiamo all’inizio di una curva esponenziale che in altri paesi europei è già cosa degli anni passati, ma i numeri iniziano ad essere importanti pure da noi. Ancora di più: nel 2016 l’import di ebike degli ultimi tre mesi è stato equivalente a quanto fatto nei nove mesi precedenti. Ecco perché dico che siamo appena all’inizio dell’impennata.
«Mancando dei veri e propri dati di immatricolazioni, come si fa per i mezzi motorizzati – spiega ancora Nigrelli – costruiamo il nostro report analizzando la produzione e sottraendo l’esportazione. E qui vediamo un andamento che fa pensare in positivo».
Subito dopo il dato delle elettriche si nota quello delle biciclette tradizionali che fa segnare 2,6 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta, spiegano da Ancma, di oscillazioni fisiologiche che parlano comunque di un mercato stabile e positivo (si consideri che Europa la flessione tocca anche i 10 punti percentuali).
La diminuzione di vendita di bici tradizionali segna, come conseguenza, la diminuzione dei dati della componentistica di bici che soffre, soprattutto in export, questa flessione di mercato internazionale.
Il dato delle ebike segnala non solo l’esplosione del settore, ma l’evidenza di un pubblico che sta cambiando. La bicicletta elettrica, sebbene sia impossibile in questa fase valutare la provenienza degli utenti da parte del mondo motoristico (e quindi se si possa parlare di un vero e proprio “travaso”), sta attirando tantissimo pubblico dal di fuori del mondo abituale della bicicletta.
Alla situazione attuale sta contribuendo, a detta di Ancma, anche l’atteggiamento politico che inizia ad essere sensibilizzato alla promozione delle ciclovie, inoltre l’ebike ha delle potenzialità che superano le ritrosie dell’utilizzo della bicicletta. Secondo gli studi Ancma, infatti, i tre principali motivi per cui non si va in bicicletta sono: la pericolosità del mezzo, il rischio che venga rubato e la fatica che presuppone.
«Utilizzando un motore invece, spiega Pier Francesco Caliari, direttore di Confindustria Ancma – si ha maggiore sensazione di sicurezza perché la spinta che aiuta a dare può trarre di impaccio in situazioni di difficoltà. Poi basta togliere il minicomputer per rendere inutilizzabile la biciclette, oppure proprio la batteria: chi comprerebbe una bicicletta rubata cui deve spendere centinaia di euro per rimettere la batteria?
«Sulla fatica la risposta è ovvia. Che non vuol dire che si vada gratis, ma certamente una bicicletta di questo tipo permette di superare quella ritrosia iniziale dovuta alla paura di uno sforzo eccessivo».
GR