5 feb 2018 – A non conoscere Davide Martinelli si potrebbe tranquillamente pensare di avere di fronte un corridore a fine carriera. Di quelli che ormai ne hanno viste tante che le idee le hanno chiare per forza. L’allenamento, i risultati, anche i propri limiti.
Ma lui di anni ne fa 25 quest’anno ed è alla sua terza stagione da professionista, che in realtà vale di più perché aveva già corso da stagista nella massima divisione. Ed ha accumulato esperienza.
Arriva all’appuntamento con la sua Specialized Tarmac praticamente perfetta e la divisa ufficiale del team, naturalmente. Se a un uomo si dice di guardargli le scarpe, a un corridore si potrebbe dire di osservargli la bici per capire che tipo sia. Martinelli lo vedi che ci tiene e alle domande tecniche risponde con precisione. Saprebbe raccontare la sua bicicletta e non solo perché gli hanno spiegato le caratteristiche. Mentre si presta pazientemente alla sessione fotografica lo vedi che si diverte pure. Ci porta dietro casa sua “che qui ci sono quattro strade tranquille e non c’è mai nessuno”. Perfetto per fare fotografie e passaggi e contropassaggi.
Che poi qualcuno passa pure e rallenta per salutare. Davide Martinelli qui è il beniamino e a Rovato, in provincia di Brescia, c’è un fan club di centinaia di persone.
«Stasera fanno una festa al fan club – ci dice – mamma mia che organizzazione, manco fosse una corsa. Ci sto diventando matto». Sorride e si gode l’affetto della sua gente.
A un certo punto accosta anche una macchina dei Carabinieri. Ci diranno che stiamo occupando la strada? No, salutano, gli chiedono qualcosa e forza Davide.
Come fai a non essere tifoso qui.
Martinelli ci parla del suo ciclismo, calmo e riflessivo come papà Giuseppe che fa il DS all’Astana.
Com’è avere un papà in gruppo che guida un’altra ammiraglia?
– Ci confrontiamo spesso la sera e ci scambiamo i punti di vista. Lui mi racconta la corsa da fuori, io gli dico com’era dentro con una confidenza diversa rispetto al direttore sportivo. È uno scambio che serve sempre anche se capita pure di vederla diversamente eh. Il vento laterale e andare a tutta a volte in auto non si percepisce come in gruppo e quando si stupisce di vedermi staccato a un certo punto poi gli dico esattamente perché… Ormai inizio ad avere anche io un po’ di esperienza.
E con lui ci correresti?
– Me lo chiedono tutti e dico perché no? Intanto ho altri due anni di contratto con la Quick Step, poi vedremo, però non mi dispiacerebbe, d’altra parte se sono corridore è anche perché lui ha sempre rispettato il mio punto di vista.
Non ti ha mai spinto a correre da piccolo?
– Fino a 15 anni il ciclismo deve essere un gioco e lui non mi ha mai forzato. Quando mi è capitato di seguire mio cugino nelle categorie giovanili ho visto spesso troppa esasperazione. Poi arrivi a fare il salto che la testa non c’è più…
Davide Martinelli apre la porta della sua casa e ci fa accomodare. È una vecchia cascina ristrutturata. C’è una moto Bianchi nel sottoscala. Il caldo dentro è accogliente rispetto all’umido fuori. Il sole non c’è ma neanche il rischio di pioggia. Dopo averci fatto vedere le strade su cui si allena “queste sono quelle che facevo quando preparavo la Parigi-Roubaix da Under23”, è il momento di sederci per un caffè. È un ottimo padrone di casa ma per lui solo latte senza lattosio. Fa parte della dieta e “il caffè lo evito così quando lo bevo in corsa fa più effetto”.
Passa mamma Anna, scambiano due parole, controlla che il suo ragazzo si comporti bene:
«Hai offerto qualcosa ai signori?»
È un ospite perfetto Davide.
Si parla di allenamento con i responsabili di Sport Plus Health, ideatori di un sistema di monitoraggio dell’allenamento che offre anche un supporto per la preparazione. Si interfaccia con tutti i sensori e gli strumenti in commercio e potrebbe, a sua volta, rilevare anche la potenza. Davide fa da tester e testimonial ma la preparazione è comunque secondo le indicazioni dei suoi coach.
Ma intanto, se un giorno volesse replicare il percorso di un determinato allenamento, l’app gli permette di scaricare i dati dal Garmin e programmare il rullo Tacx riproducendo esattamente lo sforzo del giro recuperato dalla cronologia.
«Mi piace perché rende meno monotone le sessioni sui rulli – racconta Davide – che io cerco di fare il meno possibile. Spesso finisce che per non fare i rulli preferisca uscire con la pioggia».
Il sistema SPH però offre un monitoraggio che si rispecchia perfettamente nell’andamento della condizione del corridore.
«Vedi questo grafico? – spiega Nicolas Proserpio, che ha sviluppato l’applicazione – indica il suo stato di forma e mostra come già a questo punto della stagione Davide sia in condizione migliore rispetto alle ultime gare dello scorso anno».
Come ti regoli con i picchi di forma?
– È un andamento costante, vedi queste curve? Ora sono in una condizione molto buona e aspetto l’inizio delle corse caricando ancora un po’. Poi sarà da fare un lavoro di mantenimento, facendo meno in allenamento che tanto poi c’è da spingere in gara. In questo modo riesco a tenere un buono stato di forma per un periodo piuttosto lungo.
Se poi dovessi fare il Giro allora cercherò un picco di forma ancora più alto, di quelli che sai già che durano una ventina di giorni e poi cali. Ma per il Giro va più che bene.
Come ti sei trovato al Giro d’Italia?
– Guarda, è proprio vero, quello che fai prima lo paghi dopo. L’anno scorso ho fatto l’ultima settimana che arrivavo al traguardo e non volevo nemmeno sapere chi avesse vinto. Tanto c’era Gaviria… Io il risultato magari lo scoprivo la sera, guardando la tv in camera. Oppure non lo sapevo per niente. Non mi vergogno a dirlo, ma ero davvero finito.
E il Giro di quest’anno, se ci sarai, ti piace?
– Per un Italiano il Giro è sempre un momento speciale. Attenzione che quello di quest’anno è proprio tosto. L’anno scorso, in fondo, c’era solo una tappa davvero dura, quest’anno ce ne sono diverse.
Che ne pensi di questo ciclismo? La domanda scivola inevitabile anche sulla questione Froome.
– Mi sono imposto che con i giornalisti non voglio parlare della questione Froome. Certo, se vogliamo un ciclismo credibile bisogna prendere delle decisioni coerenti e rapide.
Che poi guarda che il ciclismo è pulito ormai, chi bara è un caso isolato, ne sono convinto sempre di più, ma lo vedi anche in corsa.
Da cosa si nota, dalle cotte che si prendono nelle tappe dure quando una volta arrivavano spesso e volentieri tantissimi corridori nei finali?
– Anche, ma vedo pure come si corre. Quando si fa una tappa a tutta, il giorno dopo si alza il piede dal pedale del gas. C’è stanchezza e si deve recuperare. Mi raccontavano che una volta non accadeva così e spesso si facevano parecchi giorni sempre a tutta.
Davide offre i biscotti ai suoi interlocutori. Li ha scelti con cura per cercare di soddisfare i gusti di tutti. Fuori dalla finestra ci sono le sue strade e gli sterrati.
Ci pensi alle Strade Bianche?
– Ci penserei, ma devo pure guardare in faccia alla realtà. È una corsa molto dura e faccio i conti con i miei limiti.
Si conclude la nostra intervista veloce. Davide non è mai sopra le righe e intanto dopo il test sui rulli è andato a farsi un’altra doccia.
«Vado a vedere qualcosa sui social, che qui ormai bisogna tenere conto degli orari giusti. Poi mi preparo per la festa di stasera».
I tifosi lo aspettano, stavolta sotto un tendone a festeggiarlo, prima di vederlo sulle strade del mondo.
Guido P. Rubino