8 ott 2020 – Appena si prospetta una discesa nel finale sento i commentatori Rai partire con l’elenco dei migliori discesisti e prospettare distacchi o rientri grazie a qualche funambolica curva. Ma non funziona così: ci sono discese più o meno selettive e terreni o condizioni meteo che cambiano le carte in tavola.
Ieri, ad esempio, abbiamo visto Pozzovivo prendere in testa la discesa finale – un corridore non certo famoso per essere un funambolo – con Vincenzo Nibali a ruota. Sulle prime curve Pozzovivo ha sbagliato, disegnando quelle che vengono in gergo chiamate “traiettorie quadrate”, per indicare uno che non azzecca una linea nell’impostare una curva. Nibali subito ha superato Pozzovivo. Per attaccare? Forse sì o forse no. Sicuramente togliersi Pozzovivo da davanti era una forma di prevenzione: seguire un corridore che sbaglia continuamente traiettoria in testa ti può portare a sbagliare facilmente.
Dopodiché Nibali non ha fatto alcuna differenza, nonostante a ruota ci fosse il sopracitato Pozzovivo. Perché? Principalmente per la situazione meteorologica, la strada era mezza asciutta e mezza bagnata, spingere in queste condizioni vuol dire rischiare molto. Girare in una curva asciutta in piega e trovarsi in piena traiettoria una pozza d’acqua è un qualcosa che un uomo di classifica deve evitare. Ma chi segue in queste condizioni ne trae un vantaggio mostruoso: può vedere una eventuale correzione di traiettoria del leader e capire se c’è qualcosa che non va. Per questo Nibali oggi non guadagnato un metro nemmeno su Pozzovivo.
Il secondo fattore per fare la differenza in discesa è avere curve medie e veloci, dove chi ha coraggio può fare la differenza. Nel lento, nei tornanti, è molto più difficile creare un distacco. Questo perché si può guadagnare centesimi di secondo in frenata, ma non avendo l’acceleratore, l’uscita di curva sarà uguale per tutti, bravi o meno bravi.
Terzo fattore è ovviamente la pendenza. La discesa di ieri non era ripida. Questo significa meno velocità, e quindi meno difficoltà. Più pedalato, e quindi più fatica, e più vantaggio per chi segue e sfrutta la scia.
Insomma dire “discesa” non basta dire che esiste un terreno ideale per un discesista.
Stefano Boggia (https://www.daccordicycles.com/it/)