23 feb 2017 – Il fenomeno che si è fatto pizzicare per spaccio di Epo ai cicloamatori, farmaco sottratto all’ospedale Sant’Andrea di La Spezia per cui lavora(va) come infermiere è la punta di un iceberg che ha dimensioni preoccupanti. Il doping nei cicloamatori non è contenibile nella definizione di “pochi imbecilli” se c’è chi organizza un business di vendita di prodotti di questo tipo (si parla di 200 euro a dose, vuol dire pure che girano parecchi soldi) ed ha un mercato diffuso. È un problema da non sottovalutare e che, evidentemente, non si risolve neanche pensando a smanie di vanagloria. Il fine non è più la gloria, almeno non solo (e di questo abbiamo già detto in questo articolo) ma evidentemente c’è altro. Non è una novità che negli amatori girino soldi e se vale la pena spenderne tanti per andare forte è probabile che le vittorie o i bei piazzamenti ne portino ancora di più.
Liberalizzare il doping e lasciarli fare? Manco per niente, perché doparsi fa male e le conseguenze ci sono, sono pesanti e vanno pure a carico della comunità. Probabilmente ci sarà anche chi ha pensato al motorino (anzi, c’è già stato, anche se per ora il fenomeno appare ridotto, non fosse altro per il costo di una truffa del genere) che è una strada altrettanto vergognosa pure se con il “vantaggio” di non ricadere sul problema di salute.
Doparsi, oltretutto (tanto per proseguire i discorsi fatti pure per i pro’) non è un alzare tutti il livello allo stesso modo: i farmaci non hanno lo stesso effetto su tutti, per cui lo stravolgimento di risultati c’è.
Cosa fare allora?
Intanto è importante il richiamo della Federazione: bisogna adeguarsi tutti alle squalifiche che vengono date. E chi non le riconosce, permettendo ad atleti squalificati di correre, deve subire conseguenze importanti e, torniamo sempre lì, economiche. Perché certi personaggi non si fermano col marchio dell’ignominia, ma colpendoli nell’interesse economico sì.
Così come hanno fatto alcune granfondo che hanno iniziato a chiedere risarcimenti economici pesanti agli atleti che ne dovessero infangare l’immagine con una positività.
Si potrebbe lavorare ancora meglio su questo aspetto. Se è una spinta economica quella verso la truffa, anche togliere di importanza il valore dei risultati ottenuti avrebbe decisamente senso. Perché esaltare i primi, magari con telecronache e articoli dedicati? A prescindere da campioni e mezzi campioni, togliere visibilità a chi arriva primo nelle granfondo è il primo deterrente per dargli dei soldi. E magari rendere più vantaggioso investire in altro modo nel ciclismo.
E poi, per favore, fatte tutte le verifiche del caso, questi personaggi non fateceli più vedere con un numero addosso. In nessuno sport.
GR
Multe pesanti e R A D I Z I O N E a vita per “atleti” e società di appartenenza!
Basta con questa vergognosa piaga!
Basterebbe ritirare con il numero anche la provetta per fare pipí, dopo qualche tempo le medie tornerebbero da atleti amatori normali.
Concordo pienamente, con la squalifica a Vita, e con i, pagamento di una multa per avere infangato il noma della gara, ma il controllo va fatto sopratutto a chi vince. Non condivido la radiazione della Società, anche perché non vive con i propri ciclisti.
Ha senso vincere le gare sapendo che non e farina del tuo sacco? il ciclismo e uno sport a dir poco il più bello, va bene che nel giro dei pro se ne sono visti di tutti i colori, ma ora negli amatori la cosa sta prendendo piede,peccato chissà come potranno risolvere questo enigma.