3 set 2017 – C’è un’inchiesta che sta portando avanti Marco Bonarrigo del Corriere della Sera assieme ad alcuni giornalisti di France 2, riguarda il doping tecnologico e il tentativo di chiarire alcune ombre che restano a rimanere tali tanto più se alimentate dalla ritrosia di chi potrebbe fare chiarezza.
Nell’ultimo articolo pubblicato sul Corriere si parla proprio dei controlli. Già in passato erano state gettate ombre sull’efficacia dei controlli. Lo stesso produttore di motorini elettrici da mettere nel telaio (legalmente) aveva lasciato intendere che quei sistemi non erano affidabili. Il pool di giornalisti, ora, ha avuto modo di testare uno dei tablet modificati che l’UCI fa utilizzare ai propri commissari per controllare le biciclette dei corridori, su una bicicletta chiaramente contraffatta. Il risultato è stato positivo, ma lo strumento (il tablet è dotato di un’antenna in grado di individuare campi magnetici anomali generati dalla presenza di un motore) ha dato anche risultati insoliti individuando campi magnetici dove non ce n’erano. Soprattutto è risultato assolutamente inerte di fronte alle famigerate ruote a induzione magnetica che qualcuno ha detto essere in dotazione a qualche corridore.
Che si fa allora? I rapporti dell’UCI parlano di decine di migliaia di controlli effettuati alle gare (nelle grandi corse a tappe vengono analizzate di continuo le biciclette dei corridori e anche quelle di scorta) e tutti con esito negativo, ma il seme del sospetto germoglia facilmente se si lascia intendere che l’efficacia dei controlli è in discussione.
Per chi volesse approfondire ecco l’articolo del Corriere.
(nell’immagina di apertura, un giudice UCI analizza una ruota prima di una gara utilizzando uno dei tablet modificati forniti dall’UCI).
GR