12 giu 2016 – È una tegola pesante quella che si sta abbattendo sull’UCI in queste ore. Secondo la trasmissione televisiva francese Stade 2, che ha mandato in onda la seconda puntata dell’inchiesta relativa all’eventuale utilizzo di biciclette truccate (dotate di motore) durante le gare professionistiche, un funzionario dell’UCI avrebbe avuto un giro di email inopportuno sulla vicenda.
Secondo quanto si legge nell’articolo di Marco Bonarrigo, sul sito del giornale per cui lavora, corriere.it, durante il Tour de France 2015 la polizia francese si sarebbe rivolta a Mark Barfield, uno dei responsabili degli equipaggiamenti tecnici dell’Unione Ciclistica Internazionale, mentre era sulle tracce dell’ingegnere ungherese Istvan Varjas, l’inventore dei motorini che si possono “nascondere” nel tubo sella. Avendo saputo che la polizia era alla ricerca di Varjas, Barfield avrebbe inviato un’email a Harry Gibbins, un produttore di biciclette a pedalata assistita che, a sua volta, avrebbe avvisato lo stesso Varjas che lavorava per Gibbins come consulente tecnico. Varjas, secondo l’inchiesta, a questo punto avrebbe lasciato il Tour e la polizia francese non avrebbe potuto bloccare il traffico di motorini.
Il giro di mail è cosa di poche ore. Stade 2 ha contattato sia Barfield che Varjas che, di fatto non danno grandi spiegazioni della vicenda. Soprattutto non si chiarisce perché un personaggio dell’UCI abbia avvisato dell’inchiesta di polizia un produttore di ebike. Dello scambio di email è testimone anche Katy Lemond, la moglie di Greg, ex campione americano. Nel filmato spiega proprio di aver visto il giro di email.
I dubbi sollevati da Bonarrigo, a questo punto, rimettono in discussione il sistema dei controlli adottati dall’UCI sul doping tecnologico. A questo punto si attendono sviluppi esaurienti (sollecitati anche dalla direzione del Tour de France).
Ecco il video della trasmissione:
GR