7 set 2018 – Stiamo andando verso un autunno senza fiere? Più o meno. In Italia è così.
Un po’ di rivoluzioni nei calendari fieristici, quest’anno, hanno riportato, a cascata, molti eventi a rivedere il proprio programma. Di Eurobike ne abbiamo parlato: è stata a luglio e poi per il prossimo anno, ripensamento più, ripensamento meno, si è spostata prima a fine luglio e poi è tornata nel calendario classico dei primi di settembre.
La “nostra” CosmoBike Show ha osservato la situazione e dal confronto, abbastanza impietoso, con le aziende, ha deciso anche lei di spostare la data. Il tradizionale appuntamento di settembre slitta a febbraio. Sulla scelta ha pesato la defezione di alcuni grandi marchi ma CosmoBike Show ha già dimostrato negli anni precedenti di non temere il confronto in termini di pubblico. Se andiamo a vedere l’andamento dei visitatori, anzi, notiamo come i numeri dello scorso anno siano stati in aumento anche importante proprio a dispetto dell’assenza di alcuni nomi importanti del mondo della bicicletta.
Cosa è successo allora? Ne abbiamo parlato con Paolo Coin, project manager di CosmoBike Show.
«È vero – esordisce subito Coin – le fiere oggi sono cambiate profondamente rispetto a una volta. Purtroppo nel concetto di fiera tradizionale non sono cambiati i costi di gestione, ma è cambiato il valore che viene percepito per chi espone. Perché in fiera non si fanno più i contratti come una volta.
La questione è qui. Eppure le fiere – i numeri, come detto, lo dimostrano – sono apprezzate dal pubblico. Coin conferma:
«La fiera a Verona ha funzionato in quanto tale, penso che il problema di certe situazioni non sia stato nemmeno una questione di costi, quanto di una “guerriglia” sistematica che ha fatto diventare CosmoBike Show una fiera col freno a mano tirato in quel periodo. Ma chi ha partecipato, alla fine, si è detto sempre soddisfatto.
«È un dato di fatto, però, che il b2b (business-to-business) non attira i grandi marchi che lavorano su altro e su eventi personalizzati. Funziona invece per le aziende più piccole e gli emergenti che hanno modo così di porsi all’attenzione del settore. Ma si finisce comunque per non andare dietro a un prodotto b2b per non voler favorire i concorrenti.
«Rimane il fatto, però, che l’obiettivo di tutti è sempre quello di vendere biciclette. E allora se si vuole fare qualcosa occorre creare un evento diverso, questo sì. Ed è su questo che stiamo lavorando.
Ecco la nuova idea e un progetto che si propone differentemente sul mercato:
«Occorre fare un evento che possa attirare il pubblico e nel periodo giusto: quello in cui si vendono le biciclette. Per quello abbiamo pensato a spostare la data di CosmoBike Show a febbraio. Abbiamo ovviamente ragionato anche in un’ottica di razionalizzazione dei costi. Febbraio diventa il momento di sintesi di quel che sarà la stagione che sta iniziando.
«Si tratta di un evento focalizzato sul pubblico e sul prodotto che si può toccare con mano nelle aree test, più altre cose su cui stiamo lavorando e che ancora non voglio dire, ma che sono studiate proprio per il pubblico».
Oltre al già visto, insomma, nella manovra di CosmoBike Show, ci sarà anche di più:
«Una fiera, un evento di questo tipo, non può essere solo pensato al prodotto. La bicicletta oggi diventa cultura e vivere quotidiano, sia per chi ci pedala in senso sportivo che per chi la usa per andarci a passeggio. Per questo abbiamo pensato di andare oltre». Conclude Coin.
Intanto a Rimini c’è stato un nuovo evento a cavallo tra agosto e settembre. Il Bike Festival è andato oltre le stesse aspettative di partecipazione, per quanto riguarda i marchi, e ha dato pure bei risultati per quanto riguarda il pubblico (25mila visitatori dichiarati). Visitatori piuttosto locali, oppure che avevano programmato in precedenza una vacanza in zona: come tutti gli eventi di questo tipo, ci si va quando sono non troppo lontani. Ed è alta la percentuale di pubblico di curiosi (che va benissimo, perché alla lunga contribuisce ad allargare il numero degli utenti), ma si perde molto in fatto di utenza tecnica.
Addio fiere?
Lo spostamento di CosmoBike Show porta l’Italia, all’improvviso, senza una fiera vera e propria. Una fiera è un termometro di saluta di un mercato. Lasciare campo libero a Eurobike è un peccato, soprattutto quest’anno che c’era l’occasione per affondare il colpo quando la fiera tedesca ha mostrato il fianco per una data che molti non hanno gradito (i ripensamenti che ci sono stati ne sono la conferma).
La fiera è anche la forza delle aziende di una nazione e il mercato internazionale parla chiaro. Tutti apprezzano gli italiani, ma i grandi numeri finiscono col farli altri. Una fiera italiana, degna di questo nome, aiuterebbe a migliorare la situazione e pensare di andare avanti ognuno per conto suo porta a una dispersione di interessi. Ma per le aziende italiane fare gruppo è sempre stata una cosa difficile. Non ci sono i grandi marchi stranieri? Facciamo una fiera tutta italiana, pensate che bella cosa potrebbe essere.
Alternative?
Ai primi di novembre si svolgerà l’Eicma. L’evento milanese torna pian piano a puntare alle biciclette, ma alle ebike soprattutto. Il salone è sempre centrato sulle motociclette e il mercato dell’ebike si rivolge molto ai motociclisti di città e promette un aumento di presenze rispetto allo scorso anno. Di fatto, però, non è un’alternativa percorribile almeno stando così le cose. La fiera di Milano si è fatta sfuggire il Salone del Ciclo quando ne aveva ben salde le redini. Altri, il gruppo di Paolo Coin, prima a Padova e poi a Verona, in particolare, hanno saputo dimostrare che si può fare una fiera più snella rispetto al colosso milanese che, al momento, non sembra voler rilanciare in maniera adeguata. E in una struttura così importante è difficile facilitare le cose.
Ultima chiamata
L’Italia segna il passo, c’è poco da dire e in effetti, tranne poche eccezioni, basta vedere la presenza nel professionismo dei nostri marchi. Chi rinuncia alle fiere internazionali ha la vetrina del World Tour, andare dietro a questa tendenza, senza la vetrin delle corse che contano a bilanciare, diventa pericoloso. Per questo l’evento pensato da Paolo Coin e dalla sua squadra, si propone per puntare direttamente al pubblico e non solo con l’esposizione delle biciclette: sanno bene che per attirare il pubblico ora ci vuole anche altro e si sta lavorando verso un coinvolgimento diretto anche di alcuni eventi amatoriali.
Passare per la fiera, a febbraio, potrebbe valerne davvero la pena. Non parteciparvi, a questo punto, rischia di essere una resa del mercato italiano. E andare dietro a eventi estemporanei, sfruttando l’impulso di lancio per spendere meno, porta alla dispersine di cui siamo testimoni.
Guido P. Rubino