È stata la vittoria di Roglič, ma in fondo quella al Giro d’Italia #106 è stata anche la vittoria di soluzioni tecniche particolari, se preferite esclusive.
Lo sloveno ha fatta sua la “corsa rosa” con una bicicletta che interpreta in modo decisamente innovativo l’aerodinamica, ovvero quell’aspetto tecnico prioritario nel ciclismo sempre più veloce del ciclismo dei nostri tempi.
La S5 è uno dei top di gamma di Cervélo, un marchio di matrice canadese; è una bici aero, che la riduzione dell’aria la interpreta con un design e forme che riescono a rendere il telaio compatto, penetrante rispetto all’aria, ma al tempo stesso assicurano al rider una posizione di guida biomeccanicamente non estrema e una buona adattabilità antropometrica sulla zona di guida e su quella di sella.
La trasmissione 1X
Ma ciò che tecnicamente ha fatto più notizia è stato l’approccio dello sloveno rispetto ai componenti di trasmissione: lui che da quest’anno è equipaggiato con componenti Sram, ha creduto e sfruttato in pieno tutti i vantaggi di quella soluzione che agli occhi del mondo “road” è sempre apparsa come non convenzionale, atipica e quasi “bizzarra” del sistema “1X”, ovvero del monocorona. Il monocorona nel mondo road è sempre stata un’idea di Sram, che questa soluzione la spingeva sin da quando le velocità alla ruota erano 11.
C’è chi dice che con il monocorona Roglič abbia vinto la cronometro di Monte Lussari o gli abbia consentito di reagire bene alle micidiali progressioni di Geraint Thomas: quel che è certo – a parte le implicazioni atletiche connesse all’impiego di questa soluzione – è che il Giro #106 ha dimostrato che monocorona può essere un alleato per vincere ad altissimo livello.
E questo anche se in questo Giro l’impiego dell’1X è stato occasionale, studiato a tavolino e abbinato all’utilizzo (più estensivo) della classica doppia. Il ciclismo dei nostri giorni è sempre più veloce ed avvincente anche per questo, è così anche per cambi tecnici in corsa e per soluzioni meccaniche che variano da giorno in giorno. Non trovate?
Se poi i sistemi 1X derivati dalla mtb e dal gravel si imporranno in parte o in tutto sui più classici “2X” questo ce lo dirà il tempo – e probabilmente l’estensione del numero delle velocità sulla ruota posteriore. Intanto, godiamoci questa vittoria e questo momento che oltre all’impresa atletica dello sloveno aggiunge anche un pizzico di sale in più alla sperimentazione tecnica applicata alla nostra cara bicicletta da corsa.
A mio avviso, il problema con la catena che è avvenuto durante la cronoscalata è riconducibile all’uso del monocorona.
Del resto, il team Aqua Blue ha utilizzato per un anno delle biciclette con il monocrona ed ha avuto frequenti inconvenienti dovuti proprio a catene che cadevano.