di Guido P. Rubino
Eroica Montalcino ribadisce, conferma, ritorna, riecheggia. Se ne parla perché va a mille, anzi a duemila, che è il numero dei partecipanti più qualche gruppetto di ciclisti. L’appuntamento per la libertà era fissato al 29 maggio, un caldo bestiale mitigato dagli acquazzoni che hanno compattato la strada proprio per la domenica di sole.
Si è tornati agli abbracci, quelli che si sognavano nei mesi bui. Promessa mantenuta e un salto di qualità a parlare e fare ciclismo. Eroica qui, a Montalcino, il Giro d’Italia più su a vivere i giorni finali che, come per un collegamento quantistico, si è regalato le tappe più belle con sfida e avventura.
Nell’accoppiata insolita si ritrovano imprese all’antica che fanno venire più voglia di pedalare. Peccato solo per una sovrapposizione che inevitabilmente distrae un po’ e diluisce di qua e di là.
C’è voglia di pedalare semplice, senza fronzoli ed esagerazioni. Soprattutto di divertirsi. All’Eroica incontri persone come Paolo Rinaldi, che con la bicicletta anni 20 ci tira avanti tutto l’anno e va anche a farci le granfondo (lasciando spesso indietro gli esasperati del carbonio). Trovi maglie di lana con occhi furbi, ma l’unica imboscata, qui, è al ristoro. Trovi occhi splendidi e preoccupati: all’Eroica ci sono sempre tante prime volte un po’ perplesse. Quelle che seguono finalmente il fidanzato ma non si fidano troppo, e poi lo sterrato è scivoloso, sei proprio sicuro che si possa fare?
Chi fa il giro dei telefoni per essere sicuro che qualcuno, alle brutte, lo venga a recuperare.
Eroica Montalcino è diluita in cinque percorsi pensati per ogni gamba e non c’è da preoccuparsi: le strade bianche sono belle da queste parti, poche le discese che fanno paura ma le salite sono da gran gamba. Le curve verso Montalcino chiedono concentrazione e peso in avanti per non ribaltarsi. Il segreto, per molti, è avere scarpe da ciclista ma con suola rivestita in gomma perché qui non è poco dignitoso passeggiare per qualche tratto. Anzi, così dura di più, ché a metterci troppa fretta, poi, finisce tutto presto. Tanto i ristori aspettano e non si esauriscono. Catena che sbatte sul forcellino facendo cantare l’acciaio di bici mai vecchie, fili cui aggrapparsi come redini di un cavallo d’acciaio per giocare e inseguirsi, una discesa da pregare e una salita da bestemmiare, ma in silenzio. Perché è così che è la bicicletta e all’Eroica se ne rivivono i contrasti che si sciolgono in un sorriso che è già ricordo al momento della medaglia al collo in Piazza del Popolo, a Montalcino.
Sorride Giancarlo Brocci e non brontola più, dice che fa così perché è vecchio, ma si sente più ragazzino che mai, e va in giro in calzoncini corti, vestito da ciclista. Franco Rossi, che qui è il gran capo, ha sincronizzato tutto e ha pure il tempo per fermarsi a chiacchierare e brindare.
Bentornata Eroica Montalcino, come si deve, come è giusto che sia.
Il popolo ringrazia.
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2 giu 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside