4 ott 2017 – Ce ne vuole di coraggio per misurare il giorno a pedali, dalla notte alla notte, con il dì nel mezzo. Bisogna partire alle cinque di mattina o poco più in là e seguire la via, quella indicata dal percorso dell’Eroica.
Oltre settemila storie da raccontare nell’edizione numero 21, quelle dei partecipanti che sono passati per i cancelli di Gaiole in Chianti. Erano 7.190, per essere esatti, mai così tanti ma gestiti nel modo migliore dagli organizzatori. Al via anche il sindaco di Gaiole in Chianti, Michele Pescini e poi personaggi più o meno famosi da tutto il mondo e non solo nell’ambito del ciclismo, da Gilberto Simoni a Louis Enrique, fino a Piero Pelù, poi tanti altri più o meno nascosti, compreso Paolo Mottura, disegnatore Disney, gli ormai “soliti” attori Poggio e Burzi, Erik Zabel e pure Gimondi, partito dall’ammiraglia storica e fermato da una caduta che era meglio non avere da raccontare.
Abbigliamento e storie di ricerche accurate per maglie e biciclette, ognuno la sua, qualcuno improvvisato anche troppo, altri smaliziati ed esperti. Settemila eroiche che si inseguono sulle strade bianche, prima scivolose perché secche e sabbiose, poi che facevano slittare le ruote di fango e pioggia. Un libro in due capitoli, della notte e del giorno, con l’appendice che parla ancora di buio.
Il primo capitolo è di notte, in quel silenzio laborioso di mille operazioni per il via ma con ancora poca voglia di parlare. L’altro è di giorno ed è quello di chi parte sui percorsi più corti. Si lascia raccontare alle biciclette. I ciclisti sulla salita di Brolio salgono in gruppo tra i lumini a olio che delimitano quel tratto che è stato intitolato a Luciano Berruti, che stavolta ha guardato tutti dal piano di sopra.
Visti così, un po’ da lontano sembrano le figurine di un gioco, colorati e in posa, concentrati sulla via. Qualcuno fa già il primo stop all’Eroica caffè di Brolio, magari a rimpinguare la colazione veloce fatta prima della partenza, poi si prosegue, sempre lenti, pure chiacchierando.
Qualcuno spinge in salita, qualcuno va a piedi che proprio non ce n’è e a certe biciclette i rapporti finiscono lì. Non è nemmeno questione di gambe. Qualcuno non si ferma più e prosegue sul percorso dei 209 chilometri. Sono gli Eroici con la lettera maiuscola, quelli che fanno il percorso ufficiale dell’Eroica, che scende giù da Gaiole in Chianti fino a Buonconvento e poi a Montalcino.
Sulla loro strada ci sono polvere e asfalto, ristori, timbri e tifosi occasionali. Anche ristori “abusivi” che nascono spontanei, magari per assistere un gruppo di amici e poi si offre a tutti e si finisce con l’organizzarsi nel microcosmo dell’Eroica. Il ristoro abusivo c’è ed è sempre un piacere. Nessun timbro e niente a che fare con gli organizzatori, ma voglia di festeggiare con un sorriso in più.
Quando tornano indietro “quelli del lungo” si fa notte e ad andarli a cercare si va a trovare la fatica infinita. “Gente finita” urla qualcuno mentre li fotografi, ma hanno un sorriso che sa della loro impresa personale. Come quella di Silvia, pedalatrice poco allenata (lei dice che è solo questione di testa) e sfinita che va in coppia col marito, poco più avanti e non molla mai e all’arrivo si scioglie in un abbraccio col papà, lì ad aspettarla fino alle otto di sera passate. E troppi ne devono arrivare ancora.
Interpretazioni eroiche della fatica che fu e ora si vuole ripercorrerla nei particolari. Come insegnamento, come prova. Quella di Cristian, ad esempio, eroico e organizzatore della Milano Sanremo in bici vintage ancora di più: solo con modelli dei primi del ‘900, ed è con una di queste che si è pedalato anche questa Eroica, al suo ritmo e girando la ruota per cambiare rapporto. E poi a piedi dove non si poteva ma con l’eleganza dei ciclisti di un tempo in cui erano idoli di sport e di vita. Altro che immagini sfortunate in bianco e nero.
Gambe scariche e batterie al lumicino mentre si fanno gli ultimi chilometri verso Gaiole. Qualcuno resta letteralmente al buio e deve aspettare gli altri o sperare in un aiuto estemporaneo. Nel tratto finale è tutta discesa e c’è già da godersi l’impresa. L’applauso è per tutti, il palco speciale è solo per i 209 (ma c’è chi giura siano di più). Una bicicletta tirata su a mo’ di trofeo e una lacrima che scende. È una giornata folle quella alle spalle e qualcuno giura che “mai più”, ma il giorno dopo è già a programmare la prossima. È l’Eroica che va.
Galleria immagini
Guido P. Rubino
Ciao Guido ho partecipato anch’io a questa edizione dell’EROICA con il percorso lungo. Partenza 5.25 fine 20.05.
E’ un emozione che non si può descrivere. Ho riscoperto sensazioni profumi e sapori che la frenesia del vivere quotidiano mi aveva fatto dimenticare, mentre il movimento lento della mia vecchia bici che io chiamo affettuosamente “EMMA”, di semplice aspetto mi ha riportato a presente ricordo.
Mi sono sentito parte di una “comunità”. Veri appassionati del ciclismo che non rincorrono vittorie ed onori, ma solo la bellezza dell’anima.
Fatica, sudore, crampi e freddo non possono nulla quando c’è la passione che ti spinge ad arrivare al traguardo ad ogni costo, NON per vincere ma per essere!
Spero di aver la fortuna nel 2018 di poter prendere parte alla nuova edizione che come quest’anno sarà ricca di emozioni.
ciao anche io ho partecipato a questa Eroica, la quarta per me, sul percorso dei 135km (comunque sono qualcosa di più, confermo). La stanchezza, l’arsura della povere in gola, il freddo con la pioggia sulle discese, lo sterro che fa affondare le ruote quando asciutto, i problemi con i rapporti, una caduta.. quest’anno è stato davvero faticoso; eppure sto già penso al 2018, vorrei provare i 209km.
A presto Valeria