Due ruote, una catena e un manubrio. La semplice essenzialità della bicicletta, con telaio, manubrio e sella è qualcosa che rimane nella caratteristica del mezzo che ci piace. La consideriamo semplice perché la bicicletta, vista così, è facile per definizione. Allora cos’è tutta questa tecnologia di cui ci siamo riempiti di parole nell’anno appena finito?
In questo articolo riprendiamo alcune delle tecnologie più interessanti che abbiamo visto nel 2022. Non si tratta, sia chiaro, di tecnologie sempre rivoluzionarie e che avranno necessariamente impatti importanti sul mercato. Alcune sicuramente, altre meno perché molto specifiche. Parliamo anche di tendenze intercettate nel nostro continuo interloquire con le aziende.
Un mondo variegato che non piace a tutti ma in cui tutti possono trovare piacere
Di biciclette e tecnologie, anche senza scendere nello specifico, ce ne sono davvero di tutti i tipi. Lo notiamo da anni, lo sottolineiamo, ancora di più, oggi. La bicicletta si è differenziata così tanto da rendersi sempre più ideale per la specifica interpretazione di ognuno di noi.
In quest’anno abbiamo anche notato tantissime critiche alle proposte che via via uscivano dalle aziende. Ne prendiamo atto, ovviamente, ma spesso ci rendiamo conto di come, chi critica, sia semplicemente un utente non pensato per quella soluzione. Per lui ce ne sono altre, efficienti e puntualmente criticate da chi invece apprezza l’altra novità.
Il bello della bicicletta che arriva al 2023 è proprio in queste differenze enormi tra modelli, livelli di prodotto e sfumature sempre più particolareggiate in grado di fare contenti praticamente tutti.
Ecco, quindi alcuni appunti che ci portiamo dal 2022.
Evoluzione bicicletta nel 2023
Fenomeno Gravel
La bicicletta gravel, letteralmente: per la ghiaia, è argomento di discussione e di produzione per le aziende forse più della bicicletta da corsa. Di fatto, è diventato il nuovo standard di riferimento che ha relegato – lo diciamo senza troppe cautele – la bicicletta da corsa così come l’abbiamo sempre intesa, alla categoria di mezzo specialistico, adatto alle competizioni e quindi destinatario di una tecnologia piuttosto specifica.
Per tutto il resto (stradale) c’è la bicicletta gravel che permette di superare i confini dell’asfalto, portarci via definitivamente dal traffico automobilistico e dai suoi tristi pericoli e di godere in pace della natura. Della gravel è apprezzata la versatilità e la geometria comoda che la possono trasformare da bicicletta da corsa a modello da trekking-turismo anche con un solo cambio di ruote. Potenzialmente, proprio perché l’uso non è mediamente estremo, anche i costi sono più contenuti rispetto alle biciclette da corsa specifiche per le competizioni.
Reggisella telescopico
L’argomento clou della Milano Sanremo 2022 si è perso nel suo uso chiaramente specifico di una corsa unica. Dove altro una discesa è così determinante in gara da giustificare un componente talmente specifico e ovviamente più pesante? La risposta l’abbiamo avuta nel corso della stagione: nessuno lo ha più usato. Santenza chiara anche a chi parlava di operazione commerciale. Attenzione, però, a bollarlo definitivamente come insuccesso. Abbassare la sella per padroneggiare meglio il mezzo in discesa è pratica comune nella mountain bike, così potrebbe esserlo su strada quando, ad esempio, si affrontano dei passi alpini che, dopo tanta salita, hanno pure tanta discesa spesso con tracciati tecnici. Perché non concedersi un po’ di padronanza in più per il proprio mezzo? Se non si cerca leggerezza assoluta la soluzione è da considerare. Ma, come sempre, nessuno ci obbliga.
La discesa folle di Mohoric col reggisella telescopico da mtb
Tornano i metalli e le bici custom
In realtà le biciclette personalizzate non hanno mai smesso di essere. Pensate, anche partendo da un telaio di misura standard come uno realizzato in monoscocca, a quante personalizzazioni si possano fare nella scelta di manubrio, sella e accessori. Una scelta che, a conti fatti, non si aveva nemmeno quando i telai erano solo d’acciaio e realizzabili potenzialmente tutti su misura.
A parte questo, e forse proprio grazie al fenomeno gravel, col peso che passa in secondo piano si stanno riaffacciano in maniera importante sul mercato i telai metallici: acciaio, alluminio e anche titanio, che permettono non solo di personalizzare la misura, ma anche di adottare soluzioni valide per il singolo utente: un telaio su misura comprende anche una scelta di tubi personalizzata e ottimizzata per ciascuno, eventuali predisposizioni per borse o altri accessori. Si tratta di un mondo che stimola molto la fantasia di telaisti e utenti.
E il composito? Al di là delle costruzioni monoscocca anche con il composito di possono fare molte personalizzazioni di questo tipo. E la crescita, infatti, riguarda anche questo settore.
Telai in metallo, Dedacciai rilancia su una richiesta in grande crescita. Novità in arrivo
Stampa 3D
La conoscevamo già, negli anni passati, come soluzione tecnologica per realizzare alcuni accessori dedicati a specialisti (i manubri in polvere di titanio per Filippo Ganna, ad esempio), ora la tecnologia di stampa 3D si fa sempre più complessa, coinvolge i metalli e, potenzialmente potrebbe realizzare strutture complesse non più pesanti di altre in composito. Una tecnologia che ha margini formidabili di crescita. L’esempio più clamoroso lo abbiamo avuto con la bicicletta del Record dell’Ora di Filippo Ganna, ma ne avevamo indagato le potenzialità già con chi ci ha creduto da moltissimo tempo e che abbiamo raccontato qui e qui.
Aerodinamica
Come distinguere una bicicletta da corsa da una gravel? Potrebbe bastare l’osservazione dei profili del telaio: la bicicletta da corsa ha, sempre più, profili aerodinamici. Vero che questa caratteristica va a interessare anche alcune gravel, ma la logica del guadagno marginale è territorio d’elezione per le biciclette da corsa.
Ma serve davvero tanta aerodinamicità sulle biciclette? Da un punto di vista funzionale potremmo rispondere: nì: cosa ci importa se nel nostro giro domenicale torniamo a casa un minuto prima (nella migliore delle ipotesi)? La bicicletta aerodinamica è pensiero ovvio per chi fa agonismo di altissimo livello per cui differenze minime possono significare piazzamenti e vittorie.
Però la bicicletta aerodinamica è bella, aggressiva e si fa notare. Tanto basta per convincere anche chi va più piano a desiderarne una. Così come i componenti, a partire dalle ruote. E allora, perché no?
Nuovo regolamento UCI
L’Unione Ciclistica internazionale, non è una novità, sta rivedendo il regolamento tecnico. Tra gli aggiornamenti 2023 c’è anche un ripensamento della regola del 3:1, ossia del rapporto tra le superfici che, fino a oggi, ha limitato le esagerazioni aerodinamiche nelle gare ufficiali e quindi nell’industria (il triathlon, fa storia a sé). Rivedendo questa norma (e altre) potrebbe cambiare un po’ tutto.
E-bike sempre più…
E no, se pensate che non siano biciclette siete sulla cattiva strada. Se pensate che servano a ingannare sé stessi e gli altri, pure. Le e-bike, è vero, sono altro, ma fanno pedalare e faticare allo stesso modo pur allargano il raggio d’azione. E se non ne siete convinti è perché non le avete mai provate sul serio.
Il fenomeno e-bike ha il pregio incontestabile di mettere in bicicletta tante persone che prima avrebbero considerato soli pedali dei ciclomotori e fargli scoprire come pedalare sia bello e divertente (al punto che molti, dopo l’e-bike, hanno acquistato una bicicletta tradizionale). Le e-bike, poi, stanno creando anche un modo “altro” per pedalare (comunque) e divertirsi. Ad accettarle di più sono stati per primi i biker, visto che nel fuoristrada trovarsi con un impianto di risalita (divertente) nella bicicletta permette di risparmiare in impianti e allargare le possibilità di impiego, ma anche gli stradisti più tradizionalisti.
I giudizi etici, come detto, riguardano le intenzioni individuali, ma le e-bike, intanto, si continuano ad evolvere. La bicicletta a pedalata assistita ha vinto dove anche le quattro ruote elettriche fanno fatica: nell’autonomia e nella versatilità.
Una e-bike ha autonomia più che sufficiente per qualsiasi giro, ormai. Proprio perché si pedala e il mezzo è leggero, la batteria non ha bisogno di troppi aggiornamenti già allo stato delle cose attuale. Tant’è che si stanno diffondendo sempre di più soluzioni di e-bike leggere, dove l’assistenza è limitata, ma la bicicletta ha la versatilità di un modello senza motore.
Le e-bike light, o “energy bike” come le ha definite Fazua, uno dei primi marchi a seguire questo segmento, permettono di programmare il supporto al ciclista in maniera particolareggiata ma possono essere pedalate senza difficoltà anche a motore spento vista la leggerezza.
Cosa c’è all’orizzonte?
Che succederà ancora alle biciclette? Digeriti più o meno bene, freni a disco e coperture tubeless (con tanti vantaggi e sempre meno critiche) l’elettronica si fa strada sempre di più nel ciclismo. Dalle luci intelligenti che aiutano nella sicurezza ai vari dispositivi “smart” che si possono applicare alla bicicletta, il nostro mezzo diventa sempre più intelligente.
I componenti elettronici sono ormai uno standard per il top di gamma dei componenti (e anche i professionisti rimasti ai gruppi meccanici sono sempre più rari, come quelli che usavano i pedali a gabbietta negli anni Novanta) ma l’elettronica ci aiuta a pedalare meglio, a condividere e a ottimizzare preparazione e semplici uscite.
L’elettronica ciclistica, poi, diventa sempre più accessibile visto che la diffusione si allarga anche a fasce di prezzo non di vertice.
Poi ci sono le idee, che continuano sempre. Mesi fa avevamo osservato con curiosità lo stabilizzatore di sterzo di Canyon. Soluzione che permetterebbe anche applicazioni stradistiche in determinate situazioni. Ma abbiamo anche fatto considerazioni su dove potrà portare tutta l’elettronica a disposizione (leggete questo articolo).
Alcune idee ci sono già giunte all’orecchio. Prossimamente inizieremo a parlarvene.
I prezzi
Già, la nota dolente di tutto quanto detto fino a ora riguarda proprio il prezzo di mercato delle biciclette. L’argomento, ovviamente, è molto sentito, le reazioni ai nostri articoli sul tema sono sempre tante, forti e in una direzione di cui il mercato deve tenere conto: le biciclette costano troppo e anche tirare in ballo i costi di ricerca (che possono essere altissimi) e l’economia di scala non è completamente sufficiente.
Però dobbiamo fare anche uno sforzo – poco italiano – di pensare a tutto il mercato, non solo ai vertici della gamma. In questo senso la bicicletta vive dinamiche uniche nel suo genere: si guarda, e si mira, sempre al massimo possibile della gamma. Come se per comprare un’automobile si considerassero solo Ferrari, Lamborghini e Porsche. O se per comprare una macchina fotografica si puntasse solo al top della gamma di reflex e mirrorless. E potremmo continuare in tutti i settori.
Invece di biciclette belle e funzionanti e soddisfacenti nell’uso come nella prestazione, ce n’è davvero di tutti i prezzi.
Storicamente nel ciclismo sono sempre stati mediamente abbordabili i mezzi utilizzati dai corridori. Oggi non è più così: il cambiamento, che ci piaccia o no, è proprio qui. Da una parte delude, dall’altra ci dice di tecnologie che non sempre servono tutte e tutte insieme a noi comuni mortali. E la svalutazione che spesso si fa sulle novità appena introdotte ne è la conferma.
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“Storicamente nel ciclismo sono sempre stati mediamente abbordabili i mezzi utilizzati dai corridori. Oggi non è più così”: parole sacrosante, e non posso che complimentarmi con l’autore dell’articolo per averlo chiarito una volta per tutte. Un po’ di anni fa, la maggior parte degli appassionati poteva permettersi la bici utilizzata da Gimondi al Tour, o qualche anno dopo da Saronni al Giro. Oggi, un appassionato qualunque, con un reddito “normale” e magari una famiglia, non può pensare di acquistare la bici utilizzata da Vingegaard al Tour, perché magari gli stessi soldi servono per comprare e mantenere un’utilitaria, visto che non si può portare a spasso la famiglia sulla bici da corsa …