Si perde il conto dei libri scritti su Fausto Coppi ma questo “Fausto, il mio Coppi” (Lab DFG, 2025) di Luciana Rota ha il pregio di una prospettiva diversa, quella di Bruna Ciampolini, la (unica) moglie del Campionissimo.
L’autrice è figlia di Franco Rota, portavoce di Coppi e amico personale della moglie di cui ha raccolto tutta la tristezza di una storia diventata più grande di lei e sfuggitale di mano.
Un confronto tra il campione, cercato dal mondo e l’intimità familiare di una donna semplice ma non banale, che di Coppi cercava l’uomo all’interno del campione e si era illusa di poter, tramite l’uomo, battere il campione.
Le pagine del libro descrivono Fausto Coppi nell’intimità familiare, con la moglie e poi con la figlia Marina.
C’è l’entusiasmo per le vittorie (per Bruna una prova superata che il matrimonio non aveva danneggiato il corridore) e uno sfondo di malinconia per un uomo sempre lontano da casa e per cui avrebbe desiderato un lavoro “normale”.
La signora Ciampolini ne esce sconfitta e travolta dal suo peccato originale: immaginare il suo uomo ideale lontano dalle luci della ribalta, dalle corse. E questo prima ancora che dalle vicissitudini umane che la investirono.
Il resto è conseguenza, anche il pensiero di immaginare lui, in fondo, accondiscendente a questa idea, attraverso cui finisce col filtrare tutta la sua realtà.
“Ero l’anima di una donna morta chiusa nel corpo di una donna viva” dice la signora Bruna per descrivere il suo dolore. Non ci sono giudizi nelle pagine del libro, ma quella sensazione che tutto sarebbe dovuto andare diversamente. Bruna si racconta con dignità senza il desiderio di essere personaggio, mai appartenuto alla sua natura e senza paura di vedersi sconfitta.
In mezzo c’è anche un po’ di racconto delle corse a contestualizzare nella storia del ciclismo agonistico non facile da una parte ed entusiasmante dall’altra.
Ma c’è anche il Coppi innovatore, non solo nel costume (l’idea di perdersi per un’amante oggi non stupirebbe più di tanto, allora era scandalo e pure reato), ma anche nella tecnologia. Qui, perdonate, c’è un po’ l’indole di chi scrive questa recensione, ma la frase che la signora Bruna riporta del marito: “Se inventano un cambio nuovo e io lo applico prima degli altri può essere che quel cambio mi faccia vincere una corsa” è più attuale che mai. Potrebbe dirla un qualsiasi corridore tra i professionisti più in voga di oggi.
Intanto il libro, senza che il lettore quasi se ne accorga, avvolge e trascina in quel ciclismo che fu, meno sofisticato ma certo non più semplice.
Luciana Rota è stata brava a raccogliere il lavoro del padre e riportarlo ai giorni nostri. Se pensate di sfogliare un libro di ciclismo antico vi troverete, a un certo punto, a pensare che fosse più moderno che mai.
Tra le frasi dei tanti campioni e personaggi che l’autrice ha voluto incastonare tra le pagine risalta quella di Francesco Moser: “Coppi è il mito, non solo del ciclismo, ma della storia del nostro Paese. Ispirazione. Anche se, forse, oggi i bambini non lo sanno più. È forse è bene ricordarglielo.” Ecco, questo libro va proprio in questa direzione.
Scheda libro
- Editore: Lab DFG
- Data di pubblicazione: 4 luglio 2025
- Lingua: Italiano
- Lunghezza stampa: 304 pagine
- ISBN-13: 979-1280642806
- Peso articolo: 370 g
- Dimensioni: 14.8 x 2.2 x 20.9 cm

































