Le dimissioni di Norma Gimondi dalla vicepresidenza della Federazione Ciclistica Italiana sono una pallina di neve che rotola giù dalla montagna fino a diventare una valanga che travolge tutto quel che trova sulla sua traiettoria. Guai a sottovalutarle.
A ben vedere non è nemmeno una piccola pallina di neve quella che è scivolata giù domenica sera, quando l’avvocato bergamasco, figlia di Felice Gimondi, ha deciso che la misura era colma e basta così.
La vicenda parte dal 18 giugno, quando nelle acque chete di una riunione federale si è discusso di un ordine del giorno che, in sede di consuntivo, il 4 agosto, Norma Gimondi ha scoperto essere stato modificato. Da chi? Come?
L’inserimento di un punto mai discusso, la cessione di danaro della Federazione a una società irlandese (Reiwa) per la liquidazione di provvigioni (106 mila euro) per aver procacciato sponsorizzazioni, ha fatto scattare un campanello di allarme.
Le risposte chieste agli organi federali, in primis il presidente, Cordiano Dagnoni, sono state insufficienti. Tanto da accendere sempre di più gli animi fino ad arrivare a parole grosse, profferite all’indirizzo proprio della Gimondi (non da Dagnoni) che ha deciso di lasciare tutto nonostante lo stesso presidente federale cercasse di gettare acqua sul fuoco.
Le parti in questione, opportunamente contattate, hanno negato alcun coinvolgimento nella faccenda: Reiwa ha negato i rapporti con la Federazione, gli sponsor che risulterebbero oggetto delle provvigioni maturate hanno dichiarato di aver trattato direttamente con la FCI, senza intermediari. Chi ha quindi da pretendere questi soldi?
Fino a questo momento, nessuno ha alzato la mano per dire “ehi, quei soldi sono miei, quando me li date?”.
La palla di neve, diventata una valanga da cartone animato, ha richiamato l’attenzione della magistratura. Ci sarà un capro espiatorio?
Le risposte attese dal Dagnoni, a questo punto, diventano urgenti, ci aspetteremmo anche un paio di parole da parte del Coni. Ma le nuvole autunnali sono decisamente cupe per una Federciclismo che ormai sembra più una bomba a orologeria.
30 ago 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside
Che dire ? Così, a prima vista, sembrerebbe che la Gimondi (buon sangue non mente) non sia disposta a scendere a compromessi, e abbia deciso di “scoperchiare” una situazione poco chiara. Sicuramente, la FCI dovrà quanto meno chiarire (possibilmente al più presto) a chi dovrebbe (o avrebbe dovuto) andare il pagamento deliberato di 106 mila euro. Staremo a vedere.