9 set 2017 – C’è un problema furti di biciclette che in Italia diventa sempre più importante. Furti a diversi livelli: contro i privati, contro i negozi e contro le aziende. Ormai non è più un fenomeno localizzato, né classificabile come episodico, ma piuttosto diffuso tanto da diventare una vera e propria piaga. Se n’è parlato in un incontro organizzato in occasione di Bike Experience, l’evento test di Galzignano Terme, in provincia di Padova, di questi giorni.
«Ogni anno avvengono circa 320.000 furti di biciclette – ha spiegato Piero Nigrelli, responsabile del settore Ciclo di Ancma – quantificati in un danno diretto di circa 100 milioni di euro che diventano anche di più se si pensa che chi ha subito un furto tende a comprare una bicicletta più economica dopo e non punta più al top di gamma».
I furti, avvengono in vari modi, dal cercare nei garage direttamente di chi si sa che pedala su in gioiello a seguire direttamente le potenziali vittime tramite i social. Chi condivide i propri percorsi di fatto segnala dove si trova regolarmente in determinati giorni, da solo, con la propria bicicletta e diventa un bersaglio facile. Poi ci sono i furti organizzati nei negozi.
«In Carrera-Podium abbiamo subito 17 furti – ha raccontato l’amministratore delegato Davide Boifava che partecipava al convegno – La nostra azienda ha anche il negozio davanti e abbiamo via via potenziato le difese facendo diventare la nostra sede una piccola fortificazione. I ladri si sono introdotti addirittura dalle finestre sul tetto, facendo uscire dall’alto le biciclette più pregiate. Ora abbiamo rinforzato anche lì, ci sono pure i fumogeni, contratti più stringenti con le ditte di sorveglianza e l’assicurazione che vuole scappar via o fa contratti sempre più gravosi perché ci considera a rischio».
«Il danno è a diversi livelli – fa eco Isaia Spinelli, direttore commerciale di Bianchi – perché noi cerchiamo anche di venire incontro al negoziante che subisce il furto allungando i pagamenti e facendogli sconti in più, ma poi le bici rubate tornano sul mercato sporcandolo, oppure vengono smontate per rivenderne i pezzi o per montarli su telai falsi, altro problema del settore».
Che fare allora? La buona fede del cliente finale viene riconosciuta se non poteva sapere la provenienza di una bicicletta, ma è bene fare sempre attenzione su offerte troppo convenienti che possano far pensare male. I siti di vendita spesso hanno base in Ucraina o in Paesi difficilmente raggiungibili dalla nostra giustizia «Ma non è detto che le biciclette rubate raggiungano davvero quei posti – continua Spinelli – nel nostro lavoro assieme alle Forze dell’Ordine ci è stato riferito che a volte le spedizioni di acquisti fatti su quei siti partono direttamente dall’Italia, quindi il materiale rubato rimane nel nostro Paese».
E le Forze dell’Ordine che fanno?
«Occorre denunciare sempre i furti di biciclette – esorta Vincenzo Zonno (Commissario Capo della Squadra Mobile di Padova) – Perché è proprio la denuncia il primo strumento che possiamo utilizzare contro i criminali di vario tipo. E se abbiamo più denunce, quando prendiamo un sospetto, abbiamo più possibilità di verifiche e di accusarlo dei reati che ha commesso. Se questi non sono mai stati denunciati abbiamo meno capacità di attacco, col rischio che se li arrestiamo poi non abbiamo prove sufficienti per trattenerli e condannarli come meriterebbero».
Per questo motivo dal convegno parte la sollecitazione a conservare sempre la prova di acquisto della propria bicicletta dove sia indicato il numero di telaio, magari anche delle fotografie che possano aiutare a riconoscere la bicicletta. Ovviamente ci sono anche sistemi antifurto, ora anche con gps, per poter individuare rapidamente la bicicletta rubata.
«Ma è bene sempre denunciare – sottolinea ancora Zonno – e se capita di individuare il proprio mezzo su un annuncio di vendita è bene avvisarci subito, non quando si è già andati a recuperare la bicicletta. A volte ci può capitare di fermare un sospetto con una bicicletta di cui non sa giustificare il possesso e certamente non alla sua portata, ma se non abbiamo una denuncia agire diventa difficile e certamente impossibile trovare il legittimo proprietario».
La sollecitazione è anche a fare denunce fatte bene pretendendo la giusta attenzione e inserendo quante più informazioni possibili del proprio mezzo.
Poi bisogna anche non arrendersi e non rassegnarsi. È verso che i numeri dei recuperi sono piccoli, ma le Forze dell’Ordine lavorano anche su questo e il fenomeno non è preso sotto gamba. Con le denunce dei privati, poi, si riesce anche a costruire una mappa delle zone più a rischio.
Guido P. Rubino