di Guido P. Rubino
Quando Soren Kragh Andersen si è presentato sul rettilineo finale della tappa si è lanciato in una volata infinita col pubblico che lo incitava urlando. Nella tappa del doppio Mont Ventoux l’urlo della folla era tutto per lui. Erano rimasti ad attenderlo per quel finale di una strana cronometro, una corsa contro il tempo alla rovescia per il capitombolo di classifica a 47 minuti da Wout van Aert. Stesse urla, stesse lacrime, emozioni diverse.
A tre quarti d’ora dal belga fasciato della bandiera di campione nazionale, i corridori sul traguardo erano una litania, un rosario di grani che santificano e allo scoccare dell’ora sono diventati bestemmie e blasfemie ciclistiche.
A 47 minuti da Van Aert il boia ha sciolto la corda e la ghigliottina del tempo massimo è caduta sul traguardo del Tour de France. Kragh Andersen è rimasto dentro per un pelo. Anzi, forse una ciocca di capelli biondi l’ha lasciata sul traguardo assieme al sudore e al sospiro di sollievo, tornato a riempire i polmoni senz’aria, sfiancati da una sgroppata al limite delle possibilità, sull’orlo dell’espulsione dalla corsa.
Prima di lui sono passati in tanti, in solitaria.
Bohuanni, qualche minuto di vantaggio, si è salvato barando un po’ secondo la giuria: 40 secondi di punizione per una scia di troppo. Briciole di beffa per un Tour ancora in corsa.
A dieci minuti dalla ghigliottina del tempo è passato Mark Cavendish. L’inglese ha voluto ringraziare uno per uno i suoi angeli custodi sulla linea d’arrivo una stretta di mano, un pugno contro pugno. Il giorno prima lo avevano catapultato sulla linea d’arrivo a braccia alzate, vestendolo sempre più della maglia verde della classifica a punti, il giorno dopo gli hanno tenuto ben salda quella maglia sulle spalle accompagnandolo in una cronosquadre fortunata. Poco prima, in cima al Ventoux, aveva reso omaggio, togliendosi il casco per qualche metro, a Tom Simpson, altro inglese ma senza fortuna. Nel 1967 in quel punto si accasciò definitivamente vinto da fatica, calore e farmaci proibiti.
Per un Cavendish in corsa altri corridori hanno dovuto abbandonare. Niente gruppetto dei velocisti, saltato tutto nella tappa della fatica. Ognun per sé, si salvi chi può. Il Tour seleziona i campioni e spedisce a casa gli altri.
8 lug 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside