5 lug 2020 – Chissà quanto ancora dovremo aspettare prima di rivedere le granfondo come le abbiamo sempre conosciute; chissà se mai le rivedremo, chissà mai se torneremo a un formato che, a prescindere dal Covid-19, oggettivamente ha stancato tanti.
Certo è che ai tempi della pandemia, c’è già chi sta provando a riorganizzarsi, con delle formule che, chissà, potrebbero diventare il formato cicloamatoriale del futuro. Queste belle foto sono ad esempio del “Giro della Granfondo nel Parco Sarto”, che lo scorso 28 giugno ha visto sulle strade d’Abbruzzo quasi quattrocento ciclisti pedalare per più di cento chilometri in uno scenario mozzafiato, con un anello d’asfalto che ha toccato i posti più suggestivi del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Fino a due mesi fa questo percorso doveva essere quello della omonima Granfondo nel Parco Sarto, che ovviamente è stata annullata. Mascherina prima del via, al posto del chip un classico road book di carta sul quale farsi mettere i timbri e partenza “alla francese”, rigorosamente scaglionati e distanziati l’un l’altro. Classifica? Neanche l’ombra, così come nessun ristoro era previsto e tra l’altro non c’era alcuna tassa d’iscrizione, ma solo un’autodichiarazione da sottoscrivere prima del via. Sarà questa la nuova faccia delle granfondo? Questo il futuro delle manifestazioni cicloamatoriali? Chissà, certo è che più che sparare sulle granfondo classiche, è meglio sperare che quella vista in Abruzzo possa essere semplicemente una soluzione in più, o ancora meglio un formato che possa integrarsi o convivere con le granfondo nella loro connotazione tradizionale.
Augurandoci ovviamente che, al più presto si possa tornare a partire tutti assieme; che poi sia con o senza il chip questo in fondo conta poco.
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Maurizio Coccia