di Guido P. Rubino
28 mag 2021 – È un po’ come l’offerta che trovi al supermercato e che non avevi chiesto: cerchi un prodotto e ne trovi due allo stesso prezzo. Che detta così, non scherziamo, è pure allettante. Com’era quella pubblicità?
Il Giro d’Italia ci ha abituati così. Questo del 2021 più che mai: si osserva una corsa, se ne vedono due al prezzo di una. A dire il vero non sempre A dire il vero, a volte, la corsa dietro non è niente di che, è solo un pascolare all’arrivo.
Però se una annoia ci si concentra sull’altra. Che è un po’ come cambiare canale ma senza telecomando. Anche perché provate un attimo a guardarvi indietro, ai Giri d’Italia passati (ma mettiamoci anche i Tour de France tanto per fermare subito il paragone): quanti episodi memorabili ricordate? A volte più, a volte meno, ma certamente pochi, ristretti a qualche tappa e non certo a tutte. Due o tre episodi al massimo che poi hanno determinato la Classifica Finale.
Che poi sono anche due corse diverse tra loro.
Due corse nello stesso giorno, come se fossero su piani temporali diversi e un po’ surreali, ma che funzionano abbondantemente.
Piani paralleli, come se fossero in un altro spazio-tempo. Contemporanee e sullo stesso percorso, solo un po’ più in là. La dimensione della corsa a tappe e quella della gara in linea, tattiche diverse ma anche apprezzabili. Soprattutto quando davanti hai il Giro delle Fiandre di Alberto Bettiol. E allora fa anche pesare meno al pubblico l’attesa dei protagonisti della Classifica Generale. Basta timbrare il biglietto per la fuga, la moneta è la fatica e le riserve limitate.
E lo spettacolo raddoppia? A volte sì, altre no, sopratutto quando il gruppo pascola tranquillo. Meglio non esagerare però, altrimenti si rischia di diluire l’interesse sulla strada.