9 mag 2017 -È successa una cosa che abbiamo già visto, se andiamo a rileggere le cronache di anche solo un anno fa. La tappa con arrivo in salita del Giro, la prima di quattro arrivi in salita, finire con un nulla di fatto.
La prima frazione siciliana era attesa come la prima prova per i pretendenti alla Maglia Rosa o, per lo meno, far capire chi il Giro non potrebbe vincerlo. È così che si dice no? A inizio di una corsa a tappe lunga ci può essere il campione che sta entrando in forma. Lo sappiamo che Nibali all’inizio non è così forte e certo il suo scatto è sembrato vero per pochissimi secondi: da siciliano onorava solo la sua terra. Ma anche gli altri sono rimasti al palo ad aspettare o, più semplicemente, come ha detto Cassani nei commenti post corsa, hanno valutato che uno scatto avrebbe fatto perdere più energie rispetto agli eventuali secondi guadagnati. Certo che se lo scatto è agli ultimi tre chilometri non si possono immaginare distacchi importanti e alimentare speranze da campioni antichi.
Troppa prudenza?
La tattica. Alla fine si parla di tattica e quella vista oggi è vocata alla prudenza totale. È anche logico che nelle ammiraglie si ragioni pur con un “iniziamo a non perdere il Giro, poi vedremo come provare a vincerlo”. Nella prima settimana è un ragionamento anche logico. Solo che abbiamo, come uno spettro, il ricordo della corsa dello scorso anno, che se non era per il colpo di scena dell’attacco di Nibali, della caduta di Kruijswijk (che quest’anno, possiamo scommetterci, ricorderà di coprirsi in discesa per non finire gelato per terra) sarebbe stata abbastanza noiosa.
Vero pure che non possiamo pretendere un attacco alla grande e d’altri tempi ogni giorno. Vero che le corse a volte si risolvono anche con azioni in tappe in cui non ci si aspetterebbero sorprese. Vero tutto, ma la preoccupazione di vedere una gara di attesa degli ultimi chilometri per far qualcosa, con la classifica che si definisce sulle crisi invece che sugli attacchi c’è.
Lo chiamano ciclismo moderno…
Intanto godiamoci le foto di oggi (perché il Giro, anche se non entusiasmante per tattica, lo è sempre per la nostra meravigliosa Italia.
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Guido P. Rubino