21 mag 2017 – La vittoria di Dumoulin ad Oropa sembra, a questo punto, una pietra importante nella storia dell’edizione numero 100 della Corsa Rosa. L’Olandese va forte a cronometro da dominare le prove contro il tempo (tanto più promette bene per l’ultima tappa). Ha vinto pure in salita e allora che altro aspettarsi da un Giro che ha preso un carattere così forte?
Deve ancora cominciare invece. Se guardiamo le prossime tappe c’è da rendersi conto che può davvero accadere di tutto. Se non siete convinti, date un’occhiata al Garibaldi. Nella terza settimana c’è davvero di tutto.
>>> Il Garibaldi del Giro d’Italia 2017
Attacchi da lontano?
Di spazio ce n’è. Tantissimi punti adatti ad agguati se si volesse concertare qualcosa tra pretendenti alla maglia rosa. Ormai, c’è da dirlo, non speriamo più troppo in un’azione d’altri tempi. Semplicemente non c’è molto spazio per cose del genere in questo ciclismo. Pensiamo ad azioni alla Lemond, quando tolse la maglia gialla a Chiappucci mandando all’attacco il suo gregario, col rischio pure di fargli vincere il Tour, per intenderci che non serve pescare nel ciclismo eroico.
Si chiamerebbe tattica, quella che ai direttori sportivi conviene sempre meno visto quel che valgono comunque i piazzamenti.
Selezione da dietro
In questo ciclismo calcolatore e che non ama rischiare la cosa più semplice che possa capitare (e per qualcuno sarà inevitabilmente così) sarà la crisi che lo toglierà di classifica. Già la tappa di oggi si presta ad attacchi, ma visti gli impegni dei prossimi giorni sarà anche da aspettarsi prudenza da parte dei pretendenti al trono finale. Meglio risparmiare le energie e limitare i danni che di salita davanti ce n’è ancora tanta.
Però c’è la fatica che si sta accumulando nelle gambe. Quella che rivoluziona anche i valori in campo. Allora non è detto che lo scalatore sarà il più forte in salita. Una giornata storta può capitare. Soprattutto dalla tappa di Bormio, dopo il giorno di riposo.
Il giorno di riposo
Sicuri che sia un Giro comodo quello con tre giorni di riposo. Il primo riposo era per necessità logistiche: c’era da spostare la carovana dalla Sardegna alla Sicilia, gli altri giorni di riposo si potevano evitare? Anche no, pure pensando di “comprimere” un po’ la corsa. Alla fine i giorni di riposo sono una difficoltà in più. Perché si chiamano “riposi”, ma spezzano il ritmo. Come una salita che spiana, sembra farti respirare, ma poi ti attacca più dura e intanto hai perso la regolarità dei chilometri precedenti. Il giorno di riposo, si sa, a qualcuno resta indigesto, e allora va gestito pedalando poco oppure tanto, a seconda di necessità e caratteristiche. E martedì potrebbe essere una sorpresa in più.
Recupero
Nell’ultima settimana si vedono i corridori arrivare al traguardo sempre più diversi tra loro. I primi, i combattenti, ormai in palla e lì a giocarsi tutto. Gli altri che si difendono, e poi quelli “bolliti” che arrivano trascinati dalla corrente e arrampicandosi sul tempo massimo per non scivolarne irrimediabilmente giù.
Perché il Giro, alla terza settimana, dà spettacolo tra i primi, ma è anche racconto dietro. Mille fatiche che si sovrappongono, dolori che non si recuperano, le gambe che fanno male già dalla mattina, nonostante i massaggi, e la testa che vorrebbe fuggire via.
Ma c’è un Giro d’Italia da terminare. E alla fine di questa settimana, gli ultimi saranno sempre un po’ primi. Non dimenticatevi di aspettarli e applauditeli più forte.
Guido P. Rubino