10 ott 2018 – Se avete nel mirino la Granfondo Campagnolo Roma ecco una guida veloce su come affrontarla. Per divertirsi, godere del paesaggio, dei ristori e arrivare stanchi ma non sfiniti. Il resto, ovviamente, lo diranno le vostre gambe.
La partenza è da via dei Fori imperiali alle sette in punto. I primissimi chilometri si percorrono a velocità controllata tra le strade del centro di Roma. Si passa per piazza Venezia, il Lungotevere, via del Corso, piazza di Spagna. Un lungo giro nel cuore della città insolitamente vuota e calma. Potrebbe esserci qualche rallentamento, qualche collo di bottiglia, potrà capitare di dover mettere il piede a terra; ma niente drammi, non c’è bisogno di sgomitare, tagliare le curve, rischiare di spaccare le ruote salendo sui marciapiedi: il km 0, la vera partenza, è al Colosseo, alla fine del giro del centro storico. I tempi della vostra corsa verranno presi solo a partire da lì. Perciò godetevi il giro nel centro di Roma con la luce dell’alba e senza traffico: difficilmente vi ricapiterà.
Pronti, via. Subito dopo il Colosseo la strada scende leggermente, 600 metri in leggera discesa coi sampietrini. Anche qui, non vi buttate giù a capofitto: la strada è un po’ sconnessa e di borracce che volano per i sussulti se ne vedono sempre parecchie. Soprattutto, poco dopo si svolta a sinistra e da qui, prima delle salite, avrete quasi 25 km per recuperare posizioni, ricongiungervi con i vostri amici che sono partiti dalla prima griglia, sciogliere le gambe.
La prima parte del percorso si snoda ancora dentro alla città, finché non si arriva sulla via Appia, un lungo falsopiano di una decina di chilometri al 2%. Se avete ambizioni sportive è qui che comincerete a sudare.
Si arriva ai Castelli Romani, svolta a sinistra e inizia il primo assaggio di salita, la Papalina: 3 km al 5%. La salita è facile, il primo km è il più duro (6-7%), poi spiana al 3-4% per tutto il tratto centrale, infine gli ultimi 500 metri torna al 6%. Si scollina a Castel Gandolfo, e ci si butta giù verso il lago di Albano. La discesa è breve ma tecnica con un paio di tornanti insidiosi e i binari della ferrovia da attraversare, quindi occhio. Piuttosto, se potete fermatevi qualche istante ad ammirare il panorama sul lago di Albano che da qui è davvero bellissimo.
Alla fine della discesa si atterra sulla lungolago di Albano, dove ci sono un paio di chilometri in pianura, per molti è il momento giusto per mangiare qualcosa o prepararsi mentalmente per il tratto cronometrato.
Inizia la Panoramica, la prima salita cronometrata della Granfondo. I primi due chilometri sono molto regolari, tutti al 6-6,5% fisso, seguiti da un tratto molto più facile di 500 metri intorno al 3-4%. Si arriva all’imbocco della via dei Laghi, dove c’è il tappetino che segna la fine del tratto cronometrato e la separazione tra i due percorsi medio e lungo. Attenzione però, per chi fa il lungo la salita vera e propria non è ancora finita: da qui fino allo scollinamento ci sono ancora un chilometro e mezzo al 6% e un altro chilometro più facile al 3-4%.
La discesa è brevissima, giusto un chilometro, e d’improvviso inizia il Murus, un dente di appena 1,1 km ma con una pendenza media del 10% e una punta del 16%. La salita parte subito violenta al 10% (occhio a mettere il rapporto giusto in tempo), per addolcirsi appena appena nel tratto centrale; l’ultima rampa è quella davvero dura, poche centinaia di metri con pendenze fino al 16% (una dritta: qui di solito si apposta uno dei fotografi ufficiali, quindi, se siete di quelli che tengono a queste cose, cercate di tenervi un briciolo di energia per assumere una posa dignitosa).
Dopo un paio di chilometri arriva il primo ristoro. E’ l’occasione per mangiare qualcosa, riempire la borraccia, aspettare l’amico rimasto indietro. Due minuti e via, si scende verso la pianura, svolta a sinistra e si imboccano i Pratoni del Vivaro, un lungo rettilineo in falsopiano in leggerissima in discesa. Qui ci si diverte. Se trovate le ruote giuste, il gruppetto che va all’andatura adatta a voi, c’è davvero da fare velocità e divertirsi da matti a spingere il rapportone su questi 8 km dritti dritti che volano via in un amen.
L’euforia dura poco: svolta a sinistra e inizia la salita verso Rocca Priora. Il consiglio è di non aggredirla e di non farsi ingannare dall’altimetria complessiva che presenta 6 km al 6% di pendenza media, perché le pendenze diventano più impegnative man mano che si sale. In effetti la prima metà è anche facile, dall’inizio del tratto cronometrato i primi 2 chilometri e mezzo salgono facili al 4%; la seconda parte invece diventa via via più impegnativa: 3,5 km costantemente sopra l’8% con frequenti punte oltre il 12%. È relativamente facile aprire il gas nei primi chilometri per poi ritrovarsi senza benzina sulle rampe finali che sono le più dure.
Si scende subito verso Monte Compatri. La discesa non è particolarmente tecnica anche se, essendo per lunghi tratti in ombra, il fondo potrebbe essere bagnato, quindi attenzione.
Dopo 4 km si arriva al Rostrum, la salita di Monte Compatri, l’ultima di quelle cronometrate. E’ davvero un rostrum, un becco, una punta, piazzata lì, secca e cattiva. 700 metri con una pendenza media dei 12% e l’ultimo tratto, in pavè, al 18%. C’è poco da dire: bisogna spingere dall’inizio alla fine; per fortuna dura poco (quelli bravi ci mettono 4 minuti, quelli meno allenati anche 10 e passa). Qui sembra davvero il Giro delle Fiandre, col pubblico a incitarti, e con l’ultima rampa in pavé, molto spesso viscido per l’umidità che fa slittare la ruota posteriore a chi si alza sui pedali.
In cima, nella splendida piazza del paese, è provvidenzialmente posto l’ultimo dei ristori, si fa l’ultimo rifornimento in vista del rientro, e giù, via verso Tuscolo.
C’è tempo per un’altra salita, quella del Tuscolo. Non è troppo dura, e poi è l’ultima: sono appena 2,5 km al 5%. Solo l’ultimo tratto è un po’ più impegnativo.
Arrivati in cima alla salita mancheranno 35 km, e vi ritroverete a pensare che “il peggio è passato, da qui in poi è tutta discesa fino a Roma”. Sbagliato. Mai valutare un percorso dall’altimetria complessiva. C’è un po’ di discesa, sì, ma fino a Roma il terreno è tutto collinare e inizia una seria infinita di saliscendi con piccoli strappetti che ai ciclisti normali sembreranno passi alpini. Se vi è rimasta qualche energia la spenderete tutta qui, a rilanciare l’andatura sui saliscendi della campagna romana.
Quando avvisterete il cartello dei -10 chilometri, allora sì, sarà fatta. Da qui davvero è facile, tutta pianura con la passerella finale sull’Appia antica e l’arrivo a Porta san Sebastiano.
Buon divertimento!
Claudio Borgognoni