Studiare la pressione con cura? Ora – in realtà già da un po’ – si può regolare direttamente in corsa. E in una gara particolare come la Parigi Roubaix dove il fondo stradale cambia tantissimo tra asfalto e pavé è difficile trovare una quadra.
Per quello il sistema sperimentato e ora in uso ufficiale dalla Visma Lease a Bike di Wout van Aert si propone come qualcosa di tecnicamente molto interessante. Potremmo assimilarlo al reggisella telescopico che valse (non solo lui) una Sanremo a Mohoric, alla bicicletta da crono (non solo lei) di Moser del Giro d’Italia del 1984, o al manubrio da triathlon (non solo lui) di Lemond al Tour de France del 1989.
Non sappiamo se avrà la stessa valenza di quelle altre soluzioni tecniche nelle vittorie dei rispettivi campioni, certo è che il regolatore di pressione della Visma ieri è stato utilizzato da Pauline Ferrand Prevot nella Parigi Roubaix femminile conclusa, prima di tutte le avversarie, nel velodromo più famoso e anacronistico del mondo. Avrebbe vinto lo stesso la francese senza quell’aiuto? Pensiamo di sì, perché la bicicletta ci piace pensare che rimanga sempre secondaria all’atleta. Se così non fosse l’UCI, per storico livellamento, si darebbe da fare per valutarne un divieto. Chissà.
Intanto alcuni corridori della Roubaix sono partiti con quel sistema sulle loro biciclette.
Di cosa si tratta?

Il sistema Gravaaa
La soluzione di Gravaa si basa su mini pompa del mozzo, la miniaturizzazione non è un problema ed è pure efficace. Gli stessi meccanici utilizzano oggetti molto piccoli per verificare le pressioni di gonfiaggio prima del via delle gare. L’alimentazione è data direttamente dal movimento del mozzo, la perdita di potenza è trascurabile e solo quando serve. Dal mozzo un raccordo di collegamento arriva direttamente alla valvola di gonfiaggio, fissato lungo un raggio e il gioco è fatto. Un collegamento senza fili permette di agire sulla pressione, aumentandola o diminuendola, direttamente da un comando sul manubrio. In alternativa, ma non è il caso dei corridori ovviamente, si può agire da un’app sullo smartphone.
Ecco com’è fatto il sistema:
- Mini pompa: una piccola pompa ad alta efficienza energetica alimentata dal movimento delle ruote.
- Frizione intelligente: la pressione degli pneumatici è determinata dal ciclista. Una volta regolata, la pompa si spegne per risparmiare energia.
- Alimentazione rapida dell’aria: grazie a speciali valvole, l’aria scorre rapidamente attraverso le parti miniaturizzate.
- Elettronica ad alta efficienza energetica: la pompa è azionata dalla forza umana. L’elettronica garantisce la comunicazione e il controllo.
- Connessione wireless: il sistema utilizza Bluetooth e ANT+ per comunicare con lo smartphone o il ciclocomputer (Garmin e Wahoo).
- Comandi pratici: una coppia di pulsanti appositamente progettati sul manubrio per controllare il flusso d’aria.
- Freno a disco leggero: per risparmiare peso rispetto ai dischi standard e per fare spazio alla pompa.

Utilità
C’è, eccome, tanto più in una gara con il fondo che cambia sostanzialmente. Poco più di 55 chilometri di pavé rispetto agli oltre 200 di asfalto liscio, almeno in teoria. Ma quei chilometri di pavé, proprio per le caratteristiche che hanno, possono essere decisivi, suddivisi in 30 settori di diversa difficoltà, quel che si perde o si guadagna sarà determinante. Avere delle gomme un po’ più morbide sul pavé e più gonfie e scorrevoli sull’asfalto può fare differenza importante senza dover sintetizzare una pressione intermedia non ottimale per nessun tratto di gara.
Oltre a questo, il sistema è in grado di rilevare un calo di pressione rapido, dovuto, ad esempio, a una foratura, e si attiva in automatico per ripristinare la pressione iniziale. Utile insieme al liquido antiforatura che sigilla in automatico il tubeless.
Ideale per le ruote moderne
Una volta c’era il dubbio sulla tipologia di ruote da utilizzare. Se n’è parlato ancora nel nostro articolo pubblicato sulle tecnologia di appena un paio di lustri fa, ere geologiche dal punto di vista tecnologico. Oggi i corridori, pur avendo a disposizione altro, preferiscono il più possibile utilizzare ruote ad alto profilo, sempre. Non fosse altro, appunto, perché i tratti di asfalto sono quattro volte tanti rispetto a quelli di pavé dove la maggior rigidità viene gestita dall’abilità degli atleti e il comfort demandato gomme sempre di maggiore sezione. Poter regolare la pressione, a questo punto, diventa una soluzione ideale.

































