9 nov 2017 – Pedalare gravel in Toscana è quasi una cosa naturale. Pedalare gravel è pedalare come una volta ma… con molta più tecnologia. Le biciclette gravel, per noi italiani, sono una riscoperta di qualcosa che conoscevamo già e che apprezzavamo pure. Ora sono diventate più tecnologiche e completamente nuove. Poi basta salirci su e ti ricordi. E inizia una nuova storia.
Facciamo un passo indietro che vi raccontiamo tutto.
L’occasione è stata l’ultima tappa della Gravel Road Series, circuito di manifestazioni gravel voluto fortemente da Franco Monchiero e Race Events con il supporto di Specialized.
È stato proprio il partner tecnico del circuito che ci ha dato l’occasione per una prova approfondita di una bicicletta gravel speciale: la nuova Diverge con cui il marchio americano sta ottenendo un bel successo nel mondo e che già uno di noi aveva avuto modo di provare negli Stati Uniti in occasione della primissima presentazione alla stampa internazionale.
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Curiosità e confindenza, potremmo raccontarlo così l’approccio con una bicicletta che è il top di gamma della sua linea: la Diverge S-Works, quella che ci ha messo a disposizione Specialized per partecipare all’ultima prova del circuito gravel italiano.
Diciamo subito: chi ha fatto la prova è un ciclista di lungo corso, con un passato da corridore di bici d’acciaio e poi con tutti gli altri materiali ed è proprio l’impostazione della Diverge, ancora prima della dotazione tecnica, a dare un’impressione importante.
Una geometria ben impostata come i telai degli anni 70, prima che arrivasse la moda degli angoli “tutti in piedi” per quell’idea di dare alle biciclette più prontezza, come se si dovessero correre solo circuiti brevi. Poi fu la volta del carro più corto e infine… eccoci tornare su una bicicletta comoda. Caratteristica che dipende dalla geometria ma anche dai materiali. E quello della Diverge è una fibra di carbonio pensata proprio per l’uso che se ne deve fare.
Una guida… facile
La Diverge S-Works si è rivelata una bicicletta facile da guidare. Facile nel senso reale del termine: i telai moderni, proprio per le loro caratteristiche, richiedono dimestichezza e attenzione, con questa le cose appaiono molto più naturali ed è logico, poi, muoversi bene anche negli sterrati, perché ovviamente è questo il terreno d’elezione di questa bicicletta che può essere perfetta su asfalto e si esalta nelle strade bianche.
La prova sul percorso che ha visto l’Eroica (eravamo in Val d’Orcia, a Bagno Vignoni) è una prova del nove e il piacere di guida diventa naturalezza nel portare una bicicletta dotata pure di un provvidenziale ammortizzatore anteriore.
Ecco, il “Future Shock” di Specialized si esalta sulle strade bianche permettendo di arrivare al termine di tratti veloci e un po’ accidentati senza alcun formicolio alle mani. Il manubrio resta fermo – o, per lo meno, assorbe le vibrazioni più importanti – mentre si fila via veloci. Questa caratteristica, oltre alla comodità, porta anche ad un controllo migliore del mezzo.
Al tempo stesso non disturba in piedi sui pedali. Non “pompa” come capita con alcune forcelle di mountain bike e, soprattutto, non modifica l’assetto della bicicletta in curva come avviene con una sospensione anteriore di tipo tradizionale. Chi è abituato alla guida stradale avrà modo di apprezzare molto questa caratteristica.
In definitiva, la Diverge si è rivelata una bicicletta molto versatile, come ce la saremmo aspettata e anche di più.
Sulle strade di Toscana, ci è sembrata davvero perfetta.
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Redazione Cyclinside