di Guido P. Rubino
Nel mondo dei riti del ciclismo, l’inizio dell’anno è il momento in cui corridori e squadre sfoggiano le proprie divise nuove. Nelle redazioni c’è un’invasione di comunicati stampa con tanto di foto in alta risoluzione dei corridori con la nuova maglia. Comode per l’archivio che prima o poi tornerà utile durante la stagione. Fotografie da ammirare ancora di più quando si vedono chiaramente realizzate in luoghi freddi con i corridori in divisa estiva. Onore alla loro tenacia.
Con la migrazione dei ritiri invernali in località al caldo le cose si facilitano (quante foto di ritiri invernali si vedono più con giubboni e calzamaglie? Sempre meno).
Curioso, invece, come in tutti questi comunicati non compaia mai nulla riguardante le biciclette. Al più, nominate al volo o presenti nelle foto dei corridori come dettagli.
Ecco, care aziende di biciclette, avete un problema e lo sapete.
Le squadre professionistiche sono naturalmente concentrate sul proprio capitale umano e la visibilità dei corridori. Importanza alle maglie, molta meno, o niente, alle biciclette. Tanto ci vogliono le gambe, no? Certo, ed è pure giusto così.
Quindi, per le squadre è inutile parlare di biciclette, una vale l’altra, sembrerebbe, con buona pace di chi sulla tecnologia ciclistica investe milioni e cerca di convincere il mercato a comprare e rinnovare anche per finanziare le sponsorizzazioni milionarie alle stesse squadre che poi della tecnologia che li supporta non parlano o quasi (e di cui utilizzatori e meccanici spesso, sanno troppo poco).
Poche eccezioni purtroppo sempre delle solite squadre che della comunicazione hanno capito qualcosa in più (e dove lo sponsor tecnico ha un peso diverso evidentemente). Oppure quando, a comando con un po’ di goffaggine, appaiono interviste a corridori che ripetono una lezione che il più delle volte non sembrano aver afferrato più di tanto. Per alcuni costruttori c’è persino la difficoltà a recuperare foto delle bicicletta dalle squadre visto che loro mandano i telai, spesso in tutta fretta, e poi le biciclette vengono assemblate dalle squadre.
Insomma, peccato, per un’occasione che si continua a perdere e che le squadre chiaramente non percepiscono o gli fa semplicemente comodo così. Capita, addirittura, che siano restie a dare informazioni sulle biciclette: i meccanici hanno paura di svelare modifiche non ammesse dallo sponsor, i canali ufficiali sono troppo spesso impreparati e si finisce con alimentare i dubbi del pubblico che quei 15 mila euro siano davvero un po’ troppi se non se ne sanno spiegare le tecnologie che invece sono state sviluppate proprio per i corridori professionisti in maniera quasi esclusiva.
2 gen 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside
Bravo, guido. Direi che il tuo ragionamento non fa una grinza…
Grazie Stefano,
– Guido