La cosa più importante in bicicletta è… potersi fermare. La sicurezza prima di tutto, e non è solo uno slogan.
Per imprimere alla bici una accelerazione negativa serve il lavoro di una coppia frenante. Nella bicicletta questa è rappresentata dal cerchio e dai pattini freno. Perché il freno possa essere considerato sufficiente alla bicicletta deve essere abbastanza potente da poter provocare il bloccaggio della ruota. Il limite della frenata, a quel punto, va a spostarsi sull’attrito tra battistrada e suolo. Le cose però non sono così semplici. Non è sufficiente che un freno sia in grado di bloccare la ruota per dire che sia efficace. Il ciclista non dovrebbe mai arrivare al bloccaggio poiché questo rappresenta una situazione di potenziale pericolo. Ci deve essere la possibilità di modulare la frenata e soprattutto è importante che ci sia costanza di rendimento anche durante la stessa frenata.
È attorno a queste esigenze che si spendono gli sforzi dei progettisti dei freni per bicicletta. I risultati, in termini di tipologie dei freni, sono diversi.
Freni ad archetto
Sulle bici da corsa sono senza dubbio i più diffusi. Il sistema è costituito da due archetti in lega che si vanno a sovrapporre parzialmente. Sono uniti da un perno e vengono azionati dal cavetto di comando che provoca la chiusura della pinza contenente i pattini sulla pista frenante del cerchio. Si tratta di un sistema di leva semplice che garantisce una buona modulabilità della frenata.
Archetto a doppio infulcro
È una tipologia relativamente recente. L’estetica del freno non cambia molto ma i due archetti vengono sostituiti da un sistema complesso di leve. questo, in pratica, serve a demoltiplicare la forza impressa dal cavetto dando al ciclista un migliore controllo della potenza. Poi si è andati anche in direzione opposta, con una soluzione mista: doppio fulcro sull’anteriore (dove è importante dosare la frenata) e fulcro unico dietro. Qui, in effetti, la potenza del freno non serve eccessivamente e si dà più spazio al risparmio del peso che la geometria più semplice comporta.
Cantilever
Sono i freni utilizzati sulla bici da ciclocross o sulle mountain bike della prima generazione. Il freno è composto da due parti che vengono tirate mediante un cavo posto perpendicolarmente alla bici. Il vantaggio è una potenza di frenata maggiore ma, soprattutto, un sistema così aperto evita l’accumulo di sporcizia e di fango tra freno e ruota.
V-Brake
Tipici delle mountain bike e di alcune city bike più evolute devono il loro nome alla forma a V data dai due corpi del freno. Il cavo esercita la sua trazione orizzontalmente tirando i due freni sul cerchio come se fossero una pinza. La potenza esercitata è notevole e riesce a supplire anche la scarsa aderenza tra cerchio e pattino freno per la presenza di umidità o sporcizia. Non a caso i pattini di questo tipo di freni sono di dimensione abbondante.
Il rilancio del V-Brake
In realtà non li chiamano V-Brake, non propriamente almeno, ma la geometria è esattamente quella. Sono i freni speciali utilizzati sulle biciclette da corsa in posizioni diverse da quelle tradizionali dove siamo abituati a vederle. Freni di questo tipo sono collocati sotto alla scatola del movimento centrale, per lasciare liberi dallo sforzo i pendenti posteriori, oppure nella parte anteriore, sulla forcella, magari inseriti nella linea aerodinamica. Per dimensioni, e quindi leve, sono più piccoli rispetto ai modelli da mountain bike, ma in grado di fare il loro lavoro visto anche che la forza richiesta è minore.
Freni a disco
I freni a disco vengono considerati da molti come i freni del futuro e, in effetti, la direzione è quella. Si sono iniziati a vedere nella mountain bike (in realtà qualche esempio c’era pure stato, ma si trattava di cose isolate e piuttosto pesanti) dove in pochi anni si sono affermati completamente lasciando le altre tipologie di freno a biciclette di gamma medio-bassa. L’arrivo nella bicicletta da corsa è stato visto con molto scetticismo dagli appassionati e anche dagli addetti ai lavori.
A mettere in discussione questa tipologia di freno, su strada, sono problemi di carattere pratico: per i corridori si è parlato di difficolta maggiore (quindi perdita di tempo) nel cambio ruote per foratura, tanto che è stato deciso di adottare ammiraglie neutre con più biciclette a disposizione, così che, in caso di foratura, il corridore possa essere messo subito in condizioni di pedalare. Poi si è parlato anche di pericoli per via della possibilità di tagliarsi su un freno a disco o entrare in contatto con un disco rovente in caso di cadute di gruppo.
Il tema è piuttosto caldo e oggetto anche di prese di posizione piuttosto dure da parte di aziende e corridori. Gli incidenti imputati ai freni a disco sono stati via via smantellati da parte delle aziende con perizie specifiche. Resta la differente tipologia di frenata che può creare situazioni di difficoltà in gruppo. In ogni caso vale la pena approfondire il discorso nel nostro dossier:
Per gli amatori il problema è che l’adozione del freno a disco significa la sostituzione del telaio perché, al di là della necessità del supporto per fissarlo, occorre che la parte in cui il disco fa forza debba essere opportunamente rinforzata.
E i vantaggi?
Ovviamente ci sono, altrimenti sarebbe folle proseguire in questa strada. Prima di tutto col freno a disco se ne guadagna in potenza di frenata e, soprattutto, nella costanza della frenata. Con i freni a pattino se non si procede per colpetti bruschi e distanziati, come sono soliti fare i corridori, si porta ben presto al surriscaldamento del sistema con conseguente perdita di efficacia. I freni a disco si dimostrano molto più efficaci in tutte le tipologia di frenate e anche nella modulabilità non hanno niente da invidiare ai freni tradizionali. L’esperienza della mountain bike, in questo senso, ha insegnato tanto.
La frenata con i freni a disco, inoltre, non risente di pioggia o altri fattori esterni, garantendo sempre un rallentamento efficace. Agendo direttamente sul disco e non sul cerchio quest’ultimo può essere ottimizzato e alleggerito perché non si deve tenere conto della pista frenante. Il freno a disco, infine, è la soluzione perfetta per le ruote con cerchio in fibra di carbonio visto che non ci sono problemi di attriti con un materiale comunque difficile da gestire.
Anche a livello di manutenzione un freno di questa tipologia promette minore necessità di intervento perché il circuito idraulico è più stabile del sistema meccanico. Occorre solo tenere d’occhio le pastiglie dei freni e sostituirle quando necessario.