3 set 2017 – In fiera, a Eurobike, si era sparsa la voce rapidamente: hai visto la bicicletta che costa 75.000 euro?
Settantacinquemila, avete letto bene. Non un euro di più e nemmeno uno di meno come si fa per invogliare l’acquirente togliendo quel centesimo psicologico. Chi dovesse ragionare su cifre del genere, evidentemente, non è da prendere in giro con questi giochini.
La bici clamorosa
La #bicidastettantacinquemilaeuro esiste davvero, l’ha disegnata Bugatti ed è realizzata per il 95 per cento in fibra di carbonio. Un disegno particolare c’è da dire: con una sorta di monobraccio posteriore a sostituire pendenti e foderi bassi del carro, trasmissione silenziosa a cinghia, telaio tutto su misura e un peso, totale, inferiore ai 5 chilogrammi. Insomma, una curiosità di stile e ricerca per una bicicletta che viene presentata con aspetto urban ed è, chiaramente, un esercizio costruttivo volto più che altro ad attirare l’attenzione.
I modelli “normali”
Al di là di questo esempio, però, è una percezione comune che i prezzi delle bicicletta siano saliti negli ultimi anni. In fiera è stata presentata la bicicletta celebrativa che Bianchi ha iniziato a effettuare con Ferrari, anche se non confermato, si parla di modelli da 15.000 euro. Quindicimila.
Sembrano tantissimi, sono tantissimi sopratutto se si considera l’incremento dei prezzi negli anni. Trent’anni fa una top di gamma costava sui due milioni di lire (parliamo di un modello di vertice, in acciaio, montato con un gruppo top di gamma sul mercato). Il titanio era materiale pregiato e già costava di più, ma non si arrivava neanche ai cinque milioni di lire (se c’erano erano ben poche le eccezioni).
Altri tempi oggi, altra moneta pure, ma l’impennata dei prezzi è evidente e quello di Bianchi non è un caso isolato (dove certamente ha influito anche la presenza del cavallino rampante).
In passato su Cyclinside abbiamo parlato di materiali e spesso i commenti dei lettori hanno messo in evidenza come ci sia una bassa percezione tecnologica della bicicletta rispetto ai prezzi in aumento considerati non giustificati. Troppo spesso si tende a sminuire la tecnologia delle biciclette moderne. Dai materiali sofisticati (la fibra di carbonio lo è e non è tutta uguale) alla tecnologia delle trasmissioni elettroniche, la complessità maggiore dei freni a disco, i misuratori di potenza e così via sono caratteristiche che portano ad alzare il prezzo.
Troppo? Forse.
È un dato di fatto che una top di gamma (intesa come massimo di tecnologia e qualità per telaio e componentistica) si stia spostando sempre più verso i diecimila euro e spesso arrivi a superarli facilmente. Frutto anche di una spinta verso l’alto che non bada a spese. Fino a qualche anno fa se una tecnologia era costosa, semplicemente, non veniva utilizzata per costruire biciclette, perché avrebbe spinto il prezzo troppo in su. Oggi evidentemente non è più tanto così.
E parliamo di biciclette che vengono proposte come top di gamma (pure se assoluta), non di esercizi di stile come quella Bugatti destinata forse, paradossalmente, a qualche ricco petroliere.
GR