19 mag 2019 – Era tutto perfetto. Lo scatto di Bilbao, nella tappa con arrivo a L’Aquila, è stato un capolavoro tattico a cogliere l’attimo giusto. E infatti ha vinto.
Bravo, applausi e il bacio delle miss. Un corridore che dopo aver preso la fuga giusta, in una tappa corsa a 48 di media nella prima ora e finita a più di 45 – pazzesco – riesce ad avere la lucidità per controllare, aspettare, cogliere l’attimo e partire lasciando tutti secchi, è fortissimo. Applausi.
Poi all’intervista, ancora frastornato per l’impresa, risponde di getto alle domande.
Sì, non me l’aspettavo, ci ho creduto, pensavo di dover partire, me l’ha detto il direttore sportivo alla radio quando scattare.
Stop fine, riavvolgiamo.
Niente poesia del campione che resta lucido all’arrivo. È arrivato il comando giusto, lui ci ha messo “solo” le gambe che pure sono tantissimo e certamente è bravo lo stesso, pure tanto. Ma dopo questa dichiarazione ci resta in testa l’immagine di un fuoco d’artificio esploso per metà, bellissimo ma comunque incompleto.
Non so come si possa risolvere questa cosa. Invocare l’annullamento delle radio non è fattibile, forse ne andrebbe rivisto l’uso. Sulla sicurezza non si può sorvolare e nemmeno chiudere un occhio. Se le radio hanno una funzione che può essere vitale devono rimanere lì dove sono: nelle orecchie dei corridori, almeno finché non ci siano alternative altrettanto valide.
Forse si potrebbe “ordinare” un canale unico per tutti, ma quando se ne parla l’idea scivola via, buttata lì come non fattibile, complicata e aggiungete voi una scusa.
Certo che per squadre che investono milioni di euro, la possibilità di muoversi al meglio tatticamente è da non mollare assolutamente. Poi, si dice, i corridori spesso fanno di testa loro, non ascoltano e vanno. Sì, forse. Forse no e comunque, sempre forse, nemmeno si azzardano. All’occasione buona la radio può rompersi, ma è una scusa che può reggere una volta, come la morte del nonno a scuola per non fare i compiti. Poi si torna nei ranghi.
L’immagine del suggerimento di dove scattare, all’arrivo, ci resta quella del direttore sportivo (o del papà entusiasta) che si mette nel punto giusto e urla al suo corridore. Come nelle corse di più bassa categoria. Immagine bellissima che non vorremo mai sostituita da una radio.
No, nessuna soluzione per ora. Bilbabo è stato bellissimo fino a un attimo prima di quell’intervista. Poi va be’, è stato un corridore forte lo stesso, ma un po’ meno. Oppure, cari corridori, non ditelo più se ve l’hanno suggerito via radio. Altrimenti continuerete ad alimentarci il dubbio se un comportamento sia stato da campione o solo telecomandato.
Peccato
Guido P. Rubino