L’argomento “caldo” dei freni a disco ha coinvolto l’inventiva di diversi costruttori e anche di alcuni inventori che hanno proposto idee davvero interessanti per ovviare ai problemi che, fino ad ora, ne hanno limitato l’uso e l’apprezzamento da parte dei corridori. Ecco i problemi principali
- La sicurezza
- La praticità
- Il peso
L’ordine in cui li abbiamo messi è quello dei piani alti dell’Unione Ciclistica Internazionale. In realtà, a seconda dei punti di vista, si potrebbe rimescolare un po’ la situazione.
Per i corridori la noia maggiore riguarda la praticità. Il cambio ruote, con i freni a disco, può portare via fino a quaranta secondi in più, qualcuno dice anche un minuto nel caso si utilizzi una bicicletta con mozzo a perno passante. Un’infinità in una gara, dove ogni secondo perso è fatica in più per rientrare. Nelle fasi calde di corsa potrebbe essere decisivo e richiederebbe, per far prima, un cambio bici che non è detto possa essere sempre a disposizione.
Per gli amatori, che non è detto che debbano dotarsi sempre del massimo possibile in termini di livello di componentistica, il tempo perso nello smontare la ruota in caso di foratura può essere meno importante. Però, certamente, i freni a disco (soprattutto se si scende di gamma) possono portare del peso in più alla bicicletta. Anche nell’alta gamma pesano mediamente di più, ma qui si va sempre nel limite imposto dal regolamento internazionale che vuole le biciclette a non meno di 6,8 chilogrammi. C’è margine, quindi, anche per freni più pesanti, visto che spesso i meccanici devono zavorrare le biciclette per farle rientrare nel regolamento (sì, suona sempre più come un’assurdità e prima o poi anche l’UCI dovrà affrontare la questione).
Soluzioni
Della sicurezza si è già parlato e le soluzioni di sono. L’UCI ha detto che dal 2017 si potranno utilizzare i freni a disco senza problemi a patto che i bordi dei dischi siano arrotondati. In realtà l’impressione è che il rischio effettivo sia relativo (si sono sollevati dubbi pure sull’incidente di Fran Ventoso alla Parigi Roubaix) e comunque sono state proposte soluzioni di carter a coprire completamente i dischi. Esteticamente possono non essere il massimo ma la soluzione sarebbe definitiva.
E se invece si cambiasse tutto?
Questo lo ha pensato chi ha proposto di modificare sostanzialmente il mozzo delle ruote rendendolo smontabile: la parte col disco (e già che ci siamo, anche con la ruota libera) rimane fissata al telaio, mentre la ruota vera e propria, con la parte centrale del mozzo, viene sfilata via per la sostituzione o la riparazione.
Sarebbe la soluzione definitiva e, già che ci siamo, neanche inedita, visto che di brevetti registrati ce ne sono più di uno. Noi avevamo segnalato questo qui, l’ultimo arrivato in ordine cronologico.
Vale la pena però ricordare anche gli altri che abbiamo trovato (grazie anche al suggerimento di qualche lettore).
I brevetti
Il primo, probabilmente, è quello di Cinelli. (Grazie, Massimo Bacilieri, per la segnalazione) che aveva immaginato un mozzo dove rimanesse attaccata la ruota libera al telaio e che permettesse anche l’interscambiabilità tra ruota anteriore e posteriore (questa può essere davvero una bella idea). Il fine, in questo caso – non essendoci ancora l’idea dei freni a disco – era proprio facilitare il cambio ruota posteriore. Le immagini che seguono sono state tratta da un manuale della Federazione Ciclistica Italiana di fine anni ’60.
Un altro brevetto è quello depositato più di recente (2014) da Angelo Morelli. Qui si parla chiaramente di freni a disco e l’idea del mozzo smontabile è proprio nella praticità di questo sistema frenante e nella volontà di liberarlo dai limiti attuali. Ecco le immagini:
Angelo Morelli è anche il titolare del brevetto di cui abbiamo parlato a fine Giro d’Italia quando Nibali, nella tappa conclusiva, utilizzò la bicicletta rosa a specchio con un reggisella regolabile. La sua vicinanza al marchio FSA ci fa immaginare qualche possibile novità in un futuro non lontano con un’azienda importante alle spalle, che è quello che manca ora a molte idee purtroppo.
Cosa serve ancora alla soluzione finale?
Che qualcuno di questi brevetti venga adottato su larga scala e proposto come soluzione definitiva. Un po’ come avvenne, a suo tempo, con i pedali a sgancio rapido per i quali – per chi si ricorda – i dubbi erano gli stessi dell’utilità dei freni a disco. Ma qualche spiraglio c’è (di sicuro sappiamo di marchi noti, e importanti, che ci stanno lavorando).
Resta ancora un dubbio, ancora da chiarire e su cui, anche a commento di questo articolo ci aspettiamo qualche appunto: servono i freni a disco? Non si frena anche con i “vecchi” caliper?
Vero, c’è anche questo. Ma chi ha avuto modo di provarli non ha dubbi, se poi la prova è avvenuta anche in condizioni difficili, ancora di più.
Però non disperate: i caliper, almeno per un bel po’, non verranno certo abbandonati. C’è ancora tanta strada da fare prima di avere uno standard accettato da tutti…
7 dic 2016 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside