Le salite del Tour de France hanno stimolato da sempre la fantasia ma anche la tecnologia. Henri Desgrange, ideatore della corsa francese, aveva le idee chiare: nessuna possibilità di cambiare rapporti, il ciclismo è roba da uomini veri e tutto ciò che avesse contribuito a ridurre la fatica dei corridori era da considerarsi illecito.
Per fortuna le cose sono andate diversamente e, pur rimanendo sempre centrale la figura del ciclista rispetto alla tecnologia, a livello di rapporti con cui affrontare le salite le cose sono cambiate parecchio, si sono evolute e, con loro, anche il modo di pedalare e quindi di affrontare le salite.
L’aumento delle possibilità di scelta nel pacco pignoni posteriore ha portato ad assortimenti sempre più ampi, ma la vera rivoluzione si ebbe quando si andò a toccare in maniera importante, l’assortimento anteriore. No, niente tripla moltiplica come pure si era sperimentato in altri periodi: troppo pesante e, in definitiva inutile: ai corridori non servivano così tanti rapporti, ma occorrevano quelli giusti.
L’arrivo della compact
Ecco perché l’arrivo di una guarnitura compact si rivelò rivoluzionario. Fino ai primi anni 2000 i corridori erano abituati a pedalare su moltipliche molto grandi. Tanto più che non c’erano ancora i pacchi pignoni attuali che superano facilmente i 28 denti senza perdere in assortimento grazie all’aumentata quantità di ingranaggi presenti.
Il 53-39 sembrava già una moltiplica buona per la salita, ma in certe tappe era comunque troppo, la pedalata era troppo dura.
A iniziare a ragionare su una produzione di guarniture diverse dagli standard cui si era abituati fu FSA che ci racconta:«In quell’anno eravamo partner tecnici del Team CSC e Claudio Marra, vicepresidente e global marketing manager di FSA, mostrò all’allora team manager Bjarne Riis una speciale guarnitura in carbonio con un innovativo rapporto di trasmissione 52×36 prodotto da FSA: la guarnitura “compact”.
«L’idea di una guarnitura con un rapporto di trasmissione più basso era stata di Fausto Pinarello, che in quella maniera pensava di consentire ai corridori e affrontare le salite più dure con un minore sforzo».
Hamilton salvò il suo Tour con la compact
Il leader del Team CSC era Tyler Hamilton (foto d’apertura) che, durante la prima tappa era caduto e si era fratturato la clavicola nell’ultimo chilometro. Sembrava impossibile continuare, tuttavia si trattava di due microfratture, tecnicamente non impedivano di pedalare, seppur dolorose e lui decise di proseguire e iniziò a sentirsi meglio col passare delle tappe.
Proprio l’utilizzo di rapporti più corti, grazie alla compact, permise a Hamilton di affrontare da seduto le salite più importanti. Pare che lo stesso Marra, guidò tutta la notte per portare al corridore americano la prima guarnitura compact mai prodotta che i meccanici installarono rapidamente poco prima del via della prima tappa di salita. Era una guarnitura Carbon Pro Elite da 515 grammi con moltipliche da 52 e 36 denti. Le cose andarono così bene per Hamilton che il corridore della CSC vinse anche una tappa in quel Tour de France.
Per il concetto “compact” fu un battesimo ottimamente riuscito e, da quel momento in poi, sempre più corridori decisero di adottare la nuova tipologia di guarniture in corsa.
Soprattutto si deve a FSA il superamento di uno standard che sembrava inamovibile. La storia successiva e anche quella dei giorni nostri ci dice che la rielaborazione delle moltipliche anteriori ha portato a concetti molto diversi anche nello stile di pedalata rispetto a un tempo.
15 lug 2021 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside