Ciao Ragazzi, vi ringrazio per gli articoli di tecnica e non che pubblicate quotidianamente, posso chiedervi una cosa? Da quando nel 2013 sono caduto ad alta velocità in discesa durante una gara di triathlon ho abbastanza paura ad andare giù forte e la mia capacità di guida è notevolmente calata. Mi sento parecchio insicuro in bici. Voi cosa consigliereste? Una geometria stabile tipo endurance, magari con copertoncini da 28mm di sezione?
Certamente la geometria della bicicletta aiuta. Con alcune biciclette ci si sente quasi “naturalmente” discesisti rispetto ad altre con angoli più impegnativi (a proposito, avete letto la sezione del sito che parla degli angoli?) e non è tanto questione di larghezza delle gomme. Conta di più un gonfiaggio corretto piuttosto, se si esagera si rischia di avere gomme troppo dure che “copiano” poco il terreno e oltre a essere poco scorrevoli (quindi fanno faticare di più, sappiatelo), hanno anche una tenuta meno efficace in curva, quindi farà scivolare la ruota dando insicurezza al ciclista. Tanto più in caso di bagnato è utile avere un po’ di pressione in meno.
Geometria del telaio ma anche abitudine e scioltezza nella guida. Quando si dice di non irrigidirsi è proprio un consiglio letterale. Il ciclista che sa assorbire la strada riuscirà ad andare in discesa meglio di chi la strada la subisce. E rischiando anche meno!
Per essere “morbidi” e “sciolti”, però, occorre non avere paura. Che non vuol dire essere incoscienti, ma conoscere le proprie capacità, i limiti della bicicletta e saper sfruttare il tutto mantenendo un margine di sicurezza. Occorre allenarsi, naturalmente, per abituare le capacità e le sensazioni e imparare a capire il comportamento della bici (e sapere quando ci si avvicina al limite), la sensazione di insicurezza che si prova quando si piega in curva è assolutamente normale. Salvo abituarsi, pian piano, a capire la tenuta della bicicletta.
Un “trucco”, per chi ha paura, può essere farsi portare in moto da un guidatore esperto e abituarsi a sentire le curve e la “piega”. Anche se parliamo di una tenuta e di un mezzo completamente diversi, questo esercizio aiuterà a prendere confidenza con la sensazione della bicicletta piegata verso l’interno della curva facendola sentire come una cosa più normale.
Pian piano, poi, si può seguire un compagno di ruota più esperto facendosi guidare dalle sue sensazioni iniziando ad imitarlo.
Oltre alle sensazioni c’è anche la tecnica naturalmente. Allargare il ginoccchio interno verso la direzione della curva aiuta a controbilanciare la forza centrifuga. Allo stesso modo aiuta spostare il busto verso l’interno della curva anche muovendo il bacino (pensate a quel che fanno, in maniera più esasperata, i motociclisti) e facendo forza sul pedale esterno.
In generale, poi, in discesa, si tende a spostare il bacino all’indietro distendendo le braccia (meglio non prendere esempio da certe posizioni sicuramente aerodinamiche ma decisamente pericolose di alcuni corridori). Questo torna utile in caso sia necessario frenare con decisione (prima di una curva, ad esempio) evitando che in frenata il baricentro superi il mozzo anteriore provocando il cappottamento.
Redazione Cyclinside