Aumentano le proposte per rendere “smart” le case. Non è una questione di fare chissà che investimenti, qualche luce wi-fi, le app che collegano tutto (Google sarà pure monopolista, ma è di una semplicità a prova di inesperto tecnologico: che è la dimostrazione della vera tecnologia di alto livello: arrivare a portata dei non esperti). Per le abitazioni – basta che guardiate la “connettività” disponibile per il famoso IOT (Internet delle cose) per capire quante possibilità ci siano per fare davvero di tutto e senza neanche spendere cifre folli. E la bicicletta?
Stesso ragionamento per la bicicletta?
Tranquilli, niente cambio a comando vocale come nei film di fantascienza spesso fanno i protagonisti a contatto con vari dispositivi. Nella realtà non pare così immediato. Figuratevi se potrà mai venire in mente a qualcuno di dare dei comandi vocali alla propria bicicletta. Parlarci, magari sì, ma quella è un’altra cosa che con la tecnologia non c’entra niente.
Però la tecnologia c’è e si può sfruttare eccome. In che modo?
Anche incrociando i dati di vari dispositivi.
Ad esempio c’è già il sensore di pressione delle gomme. Come esistono, meno diffusi, sensori di frenata che possono essere sfruttati in vario modo (per i sistemi abs), inclinometri e così via.
Ecco, mettendo insieme tutte queste possibilità, e senza inventare niente ma semplicemente incrociando le informazioni le possibilità diventano mostruose.
Le biciclette del futuro
Lo scrivo subito a scanso di equivoci: ci vogliono le gambe, così non ci perdiamo a ribadirlo dopo. Per pedalare servono i muscoli, pure se aiutati da eventuali pedalate assistite.
Detto questo, con la tecnologia si può pedalare meglio. Dove con meglio si intende anche l’andare più forti, ma anche più sicuri. E qui abbiamo toccato due argomenti che coinvolgono gli agonisti e i ciclisti di tutti i giorni, compresi quelli che pedalano per spostarsi in città e andare al lavoro.
La sicurezza è un tema attuale più che mai. Tecnologia ed elettronica hanno reso le biciclette più sicure e possono farlo ancora di più. I sistemi ABS sono una realtà poco percorsa ma esistono e funzionano. Possono essere utilissimi per chi ha poca dimestichezza e tende a “pinzare” eccessivamente in caso di pericolo ma possono salvare da una scivolata anche i più esperti. Ovviamente hanno un peso in più e questo relega questi sistemi al di sotto delle bici superleggere ricercate da chi ha velleità agonistiche o anche solo per il piacere di avere il massimo possibile.
Controllo totale
Però pensate quanto si potrà andare lontano con la tecnologia che già abbiamo. Abbiamo sperimentato (leggete qui) un sistema di controllo della frenata tramite sensori. Abbiamo anche ragionato sulle possibilità di evoluzione. Una sistema in grado di sentire la perdita di attrito della bicicletta, unitamente ai sensori di pressione delle gomme, potrebbe essere una rivoluzione pazzesca anche solo nello stabilire la scelta migliore di copertura e pressione in base al peso del ciclista. Ricordate quando Peter Sagan vinse il Mondiale a Richmond? Fece la differenza con le gambe nell’allungo finale, ma guadagnò anche tantissimo in una delle curve finali dove distanziò definitivamente gli avversari. Ecco: pensate a un tipo di gomma e pressione studiate per ogni singolo ciclista al di là delle sensazioni pur valide e più o meno precise dei corridori. Ci potrebbe essere la stessa differenza che c’era tra i telaisti che stabilivano le misure dei telai in base alla loro esperienza o a chi lavora in maniera scientifica. Non si scandalizzino i romantici (lo siamo anche noi) ma senza trascurare l’importanza del ciclista, per forza e capacità di guida, l’ottimizzazione tecnologica può aiutare non proprio poco. E questo è solo un esempio. Diversi studi di controllo elettronico si stanno portando avanti per le biciclette (anche per i modelli da corsa).
Sensori
Chi progetta telai e ruote è già in grado di applicare sensori alla bicicletta per valutarne il comportamento dinamico e intervenire opportunamente. Immaginate questa possibilità applicata alla personalizzazione dei componenti per una gara.
Sì, stiamo andando un po’ “oltre” e si tratta di idee che trovano ben poca applicazione nel mondo normale. Ma cambiano ovviamente le cose quando si pensa a una gara in cui sono in ballo parecchi interessi. Ogni secondo può valere, letteralmente, oro (qualcosa si fa già, ma non regolarmente e non così approfonditamente).
Geometrie
Biciclette moderne troppo uguali tra loro? Qui l’elettronica c’entra poco, se non indirettamente (la definizione geometrica è più che mai elaborazione computerizzata e simulazione virtuale, prima di diventare prova – importantissima – su strada). L’appunto è molto sentito però e merita una riflessione. Le differenze tra telai, per fortuna, restano. Vero è che nel settore ciclistico (ma questo avviene anche altrove) spesso si raggiungono insieme soluzioni tecnologiche simili.
È anche una questione di materiali e mercato: è il risultato della condivisione immediata delle conoscenze tecnologiche. Quando una tecnologia diventa abbordabile economicamente, viene sfruttata e immessa sul mercato anche se esisteva in precedenza (ma magari non aveva le condizioni economiche per essere immessa sul mercato).
Il mercato della bicicletta da corsa è piuttosto statico dal punto di vista geometrico per via delle imposizione dei regolamenti. Prima del 2000 si poteva sperimentare e osare di più. Ora si finisce col giocare solo con le quote geometriche ma non è poco comunque visto che possono cambiare di parecchio il carattere della bicicletta. Ma dopo la scorpacciata di geometrie “corte” si cerca un po’ di più soluzioni comode e meno estreme. Rigidità e prontezza vengono restituite attraverso altre soluzioni: i materiali sempre più ottimizzati sul progetto. Altissima tecnologia, appunto.
Componentistica elettronica
Se l’elettronica può dare tanto nella determinazione di soluzioni ideali e personalizzate, tanto ha già fatto e può fare al livello della trasmissione. Già osservando i corridori professionisti si può capire dove si stia andando: verso soluzioni unicamente gestite con l’elettronica (e più o meno wireless – non trascuriamo i brevetti visti ultimamente) che permettono – e qui non solo ai pro’ – di personalizzare la cambiata e rendere l’operazione, anzi, facile pure per i meno esperti. Avevamo visto cosa offrono, in questo senso, sia Campagnolo che Shimano con i software che permettono di gestire l’elettronica della trasmissione.
Addio quindi alle biciclette solo meccaniche? È un’ipotesi che non vediamo immediata, ma probabilmente inesorabile come l’abbandono dei ciclocomputer collegati a una rotellina sul mozzo a favore di quelli elettronici e alle stesse dinamo inserite nel mozzo al posto della rotellina da appoggiare sul fianco dello pneumatico.
Se ci pensate in questi termini la cosa è certamente meno traumatica. Lo dico per i tradizionalisti che, lo so, storceranno la bocca.
Centro di comando
Avremo una bicicletta con un “cockpit” automobilistico? In parte c’è già. Guardate cosa fanno i ciclocomputer moderni. Termine riduttivo. Sono in grado anche di avvisare il sopraggiungere di veicoli alle nostre spalle, leggono i sensori di potenza e cardiaci, gestiscono il cellulare collegato, senza fili, ma nella tasca del ciclista ed elaborano informazioni utili per la preparazione o anche solo per conoscersi meglio.
Ma i ciclocomputer ora conoscono il percorso e non è utopia immaginare che possano anche gestire l’elettronica della bicicletta di conseguenza? Fantascienza? Come detto: è tecnologia di cui disponiamo già. Si tratta solo di decidere come utilizzarla. E alla fine, il vantaggio non sarà solo questione di prestazioni, ma anche di sicurezza.
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