Al di là della prestazione straordinaria di Evenepoel, queste Olimpiadi hanno rappresentato uno spettacolo incompleto. La scelta discutibile di limitare il numero di partecipanti a 90, per eguagliare il numero delle donne, è priva di senso, considerando che il numero di tesserati nel mondo è molto diverso tra i due sessi. Questa decisione ha portato a un lato positivo e uno negativo.
Il lato positivo è stato l’assenza di un gruppo troppo numeroso. Un gruppo folto alle Olimpiadi può essere pericoloso, poiché vi partecipano atleti di nazioni che non hanno una tradizione ciclistica e un livello di competenza pari a quelli a cui siamo abituati. Questi atleti, che spesso sono dilettanti, si trovano in difficoltà con le distanze ridotte e la guida ravvicinata tipica dei gruppi di professionisti, dove i manubri si toccano frequentemente fra di loro a centro gruppo.
La presenza di atleti provenienti da nazioni meno sviluppate ciclisticamente è da sempre un tema delicato, poiché tendono a provocare cadute. Quest’anno, però, questo non è avvenuto, forse perché il gruppo era meno numeroso, o forse anche grazie a Internet, la globalizzazione riguarda anche la tecnica di guida. Sebbene molti atleti non avessero materiali adeguati – abbiamo visto alcuni con magliette non aderenti, come si usava da noi oltre 20 anni fa – la loro tecnica di guida è generalmente migliorata, e anche il loro livello di allenamento. Molte nazioni hanno ultimamente assunto tecnici stranieri per cercare di colmare il gap, e infatti molte si stanno avvicinando, nel limite delle possibilità dei loro budget.
Il lato negativo di avere un gruppo di soli 90 partecipanti è stato che molti contendenti per una medaglia sono rimasti a casa. Pensiamo, ad esempio, al Belgio, che ha dovuto scegliere solo quattro corridori, quando ne avrebbe avuti almeno 8 in grado di arrivare sul podio. La tattica di gara cambia completamente, poiché è difficile controllare il gruppo. È quindi necessario partire presto e rimanere sempre nelle prime posizioni, come ha fatto Healy, che ha condotto una gara fantastica.
Ha fatto piuttosto scalpore vedere Van Der Poel così indietro, uno che a inizio stagione dava minuti al secondo classificato come fossero noccioline. Tuttavia, già al Tour de France aveva dimostrato che qualcosa non andava e che era oggettivamente troppo lontano dall’essere vincente. Tra gli altri, secondo me, molti protagonisti sono mancati, e questo ha parzialmente rovinato lo spettacolo per noi spettatori. Forse ha influito anche sulla nostra nazionale, i cui corridori non hanno sicuramente avuto una buona giornata. Se avessimo avuto un paio di carte in più nel mazzo, avremmo potuto essere un po’ più protagonisti.
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