Il 14 luglio, in Francia, la nazione si inchina al Tour de France che si inchina alla Francia. È un Natale dove a distribuire i doni è una slitta a forma di carovana che precede di un’ora l’applauso ai corridori. La tappa, di conseguenza, deve essere un elogio alla bellezza del ciclismo. Scommettiamo, almeno, su di un francese in fuga?
I cugini d’Oltralpe sono pronti a spellarsi le mani per Vauquélin, giovane promessa che, fino a ieri, non ha sbagliato un colpo ed è terzo nella Generale, ma va bene chiunque lascino andare in fuga, magari meno controllato, purché francese.
Il 14 luglio tutto è in funzione del Tour de France, che ricambia spostando addirittura il giorno di riposo ventiquattr’ore più in là.
Potremmo pensarci anche noi, in fondo, che il Giro d’Italia arriva a lambire la nostra Festa della Repubblica, il 2 giugno, e la evita anche quando ci passa dentro, come quest’anno. Quelle tribune vuote, pronte per la celebrazione del giorno dopo hanno accolto in un chilometro di silenzio l’ultima tappa del Giro d’Italia applaudita con fragore nel resto della città. Vaticano compreso. Immagine non molto bella, anzi, proprio brutta.
Ve l’immaginate cosa potrebbe essere un Tour de France che finisse il giorno della festa nazionale francese? Se solo il calendario glielo permettesse…
Ecco, immaginiamolo noi allora. E copiamolo direttamente da lì, che a fantasia e creatività non siamo secondi a nessuno. Potremmo addirittura spostare la conclusione della corsa di un giorno.
Che meraviglia sarebbe, unica al mondo e irripetibile. Roba che neppure in Francia.


































